Homo naledi è una nuova specie appartenente al genere Homo, ritrovata in Sud Africa.
Il ritrovamento della nuova specie di ominini è stato annunciato da un team internazionale, composto da oltre 60 scienziati guidati da Lee R. Berger, un paleoantropologo americano, professore di studi sull'evoluzione umana presso l'Università di Witwatersrand a Johannesburg.
Il nome della specie, H. naledi, si riferisce alla grotta dove le ossa hanno riposato indisturbate per tanto tempo; "naledi" significa "stella", nella lingua Sotho locale e si riferisce alla posizione della Dinaledi Chamber all'interno del sistema di grotte Rising Star, in Sud Africa.
In due paper, pubblicati durante la settimana appena trascorsa nella rivista open access eLife, i ricercatori hanno dichiarato che oltre 1550 elementi fossili, attestanti la scoperta, costituiscono il più vasto campione per qualsiasi specie di ominini in un unico sito africano, e uno dei più grandi in tutto il mondo. Inoltre, gli scienziati hanno detto che il campione è probabilmente una piccola frazione dei fossili ancora da recuperare dal sito. Finora il team ha recuperato i resti di almeno 15 persone.
In una conferenza stampa risalente a mercoledì scorso, John Hawks dell'Università del Wisconsin, Madison, autore senior del documento tecnico, che descrive la nuova specie, ha detto di aver notato, "a differenza di qualsiasi altra specie vista prima", che un piccolo cranio, con un cervello pari alla terza parte delle dimensioni delle moderne scatole craniche umane, è posto alla sommità di un corpo molto snello.
Un H. naledi medio era alto più o meno cinque piedi (circa 1,50 m) e pesava quasi 100 libbre (45 kg), secondo le dichiarazioni di Hawks.
Riporto l'abstract del primo paper, pubblicato nella rivista eLife, dal titolo Homo naledi, a new species of the genus Homo from the Dinaledi Chamber, South Africa:
"Homo naledi is a previously-unknown species of extinct hominin discovered within the Dinaledi Chamber of the Rising Star cave system, Cradle of Humankind, South Africa. This species is characterized by body mass and stature similar to small-bodied human populations but a small endocranial volume similar to australopiths. Cranial morphology of H. naledi is unique, but most similar to early Homo species including Homo erectus, Homo habilis or Homo rudolfensis. While primitive, the dentition is generally small and simple in occlusal morphology. H. naledi has humanlike manipulatory adaptations of the hand and wrist. It also exhibits a humanlike foot and lower limb. These humanlike aspects are contrasted in the postcrania with a more primitive or australopith-like trunk, shoulder, pelvis and proximal femur. Representing at least 15 individuals with most skeletal elements repeated multiple times, this is the largest assemblage of a single species of hominins yet discovered in Africa."Tradotto in italiano, il contenuto è il seguente:
"Homo naledi è una specie, prima d'ora sconosciuta, di ominini estinti, scoperta all'interno della Dinaledi Chamber del sistema di grotte Rising Star, Cradle of Humankind, Sud Africa. Questa specie è caratterizzata da massa corporea e statura simili a quelle delle popolazioni umane di piccola corporatura, ma con un piccolo volume endocranico simile a quello degli australopitechi. La morfologia cranica di H. naledi è unica, ma più simile alla specie Homo primitiva, tra cui l'Homo erectus, l'Homo habilis o l'Homo rudolfensis. Mentre nella specie primitiva, la dentatura è generalmente piccola e semplice nella morfologia occlusale, H. naledi presenta adattamenti manipolatori della mano e del polso simili a quelli umani. Esibisce anche piedi e arti inferiori simili a quelli umani. Questi aspetti simil-umani sono contrapposti nella zona postcraniale a tronco, spalle, bacino e femore prossimale più primitivi o simili a quelli degli australopitechi. Rappresentando almeno 15 individui con la maggior parte degli elementi scheletrici ripetuti più volte, questo è il più grande ritrovamento di una singola specie di ominini mai scoperto in Africa."Passiamo all'abstract del secondo paper, dal titolo Geological and taphonomic context for the new hominin species Homo naledi from the Dinaledi Chamber, South Africa:
We describe the physical context of the Dinaledi Chamber within the Rising Star cave, South Africa, which contains the fossils of Homo naledi. Approximately 1550 specimens of hominin remains have been recovered from at least 15 individuals, representing a small portion of the total fossil content. Macro-vertebrate fossils are exclusively H. naledi, and occur within clay-rich sediments derived from in situ weathering, and exogenous clay and silt, which entered the chamber through fractures that prevented passage of coarser-grained material. The chamber was always in the dark zone, and not accessible to non-hominins. Bone taphonomy indicates that hominin individuals reached the chamber complete, with disarticulation occurring during/after deposition. Hominins accumulated over time as older laminated mudstone units and sediment along the cave floor were eroded. Preliminary evidence is consistent with deliberate body disposal in a single location, by a hominin species other than Homo sapiens, at an as-yet unknown date.E la relativa traduzione in italiano:
Descriviamo il contesto fisico della Dinaledi Chamber all'interno della grotta Rising Star, Sud Africa, che contiene i fossili di Homo naledi.Come si deduce dal secondo paper, la datazione della specie non è stata ancora portata a termine. È, infatti, risaputo che non è facile datare i reperti rinvenuti in Sud Africa e per la sua geologia e per la mancanza, nel caso di H. naledi, di altri resti organici. I sedimenti ricchi di argilla, presenti nella camera, non sono databili.
Sono stati recuperati circa 1.550 esemplari di resti di ominini appartenenti ad almeno 15 individui, che costituiscono una piccola parte del contenuto totale dei fossili. I fossili di macro-vertebrati sono esclusivamente di H. naledi, e si presentano all'interno di sedimenti ricchi di argilla derivati dalla degradazione meteorica in situ, e da argilla e limo esogeni, che sono penetrati nella chamber (tomba?) attraverso le fratture che hanno impedito il passaggio di materiale a grana più grossolana. La chamber era sempre ubicata in una zona buia, e non accessibile ai non ominini. La tafonomia delle ossa indica che gli individui di ominini arrivarono integri alla tomba, con la disarticolazione che si verificò durante/dopo la deposizione. Gli ominini ammassati nel tempo come monoblocchi stratificati di fango indurito e i sedimenti lungo il pavimento della grotta furono erosi. L'evidenza preliminare è coerente con una deliberata disposizione dei corpi in un unico luogo, da parte di una specie di ominidi diversi da Homo sapiens, in una data ancora sconosciuta.
Lo scenario evolutivo deve essere, quindi, ulteriormente precisato prima di fare ipotesi filogenetiche più precise su H. naledi.
In base all'analisi preliminare degli scheletri ritrovati, sembrerebbe che questi appartengano ad una specie di transizione, che si può collocare tra gli Australopitechi e le prime forme del genere Homo (Homo erectus, H. habilis, H. rudolfensis), con una maggiore vicinanza alle seconde.
Un altro elemento che complica il citato scenario è l'ipotesi, secondo Berger, che i resti fossili non siano arrivati lì per caso, ma che siano stati deposti intenzionalmente nel tempo, ad attestare una probabile primitiva forma di sepoltura. È tutto ancora da vedere, però. La cautela è d'obbligo mentre sono in corso analisi ulteriori, che ci auguriamo possano fornire elementi chiarificatori.
Una cosa è certa: l'origine della nostra specie è un intricato coacervo, difficile da esplorare.
E, con un cervello delle dimensioni di un'arancia, un corpo snello, spalle scimmiesche e piedi quasi identici a quelli degli esseri umani, la scoperta di Homo naledi ha aggiunto elementi di ulteriore complessità all'esistente.
Di seguito il video riguardante la scoperta.
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