domenica 27 gennaio 2013

Da "Il Tempo Delle Svastiche", Una Frase Di Primo Levi

Auschwitz-Birkenau State Museum
 - Family portraits- Immagine presa dal sito
UNESCO
Il 27 Gennaio di ogni anno si celebra "Il Giorno della Memoria" per commemorare le vittime del nazismo, dell'Olocausto e per onorare coloro che, mettendo a rischio la propria vita, hanno protetto i perseguitati.

La Scuola, Agenzia educativa per eccellenza, dedica grande spazio a questa ricorrenza, nel periodo che precede il 27 Gennaio.

L'UNESCO ha pubblicato per l'evento del 2013 una brochure dal titolo "Why Teach About The Olocaust?" ovvero "Perché insegnare l'Olocausto?". Una iniziativa sicuramente degnissima, però non dimentichiamo di porre una particolare attenzione nell'affrontare questo argomento con i ragazzi, in special modo se sono molto giovani.

Il sito UCEI (Unione Comunità Ebraiche Italiane) offre alcune indicazioni per tutti coloro che si occupano di Educazione. Le riporto di seguito:

Alcuni appunti per la didattica della Shoah

1 - Evitare la rappresentazione realistica dell’orrore.
Utilizzare invece le rappresentazioni mediate, offerte da monumenti, musei, testi letterari, opere d’arte.

2 - Evitare resoconti troppo analitici e raccapriccianti.

3 - Evitare quindi anche il racconto di eventi, che possano essere troppo persecutori.

4 - Adeguare le proposte alle possibilità di comprensione e di empatia degli allievi, che sono variabili in funzione dell’età e della maturità psicologica.

5 - Favorire lo sviluppo di somiglianze e differenze con i perseguitati di allora: in questo ambito possono darsi dei processi di identificazione e a questo scopo si possono usare le storie delle vicende di bambini (quali quelle raccontate da Lia Levi) o di ragazzi, per quegli aspetti meno angosciosi e più comprensibili: ad esempio, il dover celare la propria identità, il dover trovare un rifugio per nascondersi, l’essere costretti a lasciare la propria casa e affrontare delle fughe un po’ avventurose.

6 - Far vivere in modo reale qualche aspetto della discriminazione: quella che è sempre in agguato in qualsiasi gruppo nei confronti dei diversi o in generale del gruppo estraneo, ed ha luogo facilmente anche nei gruppi di bambini piccoli, oltreché di ragazzi.
Va anche ricordato che c’è stato qualcuno che si può avvantaggiare (economicamente o socialmente: v.esclusione dalle scuole, dalle università, dagli uffici pubblici) della discriminazione contro gli ebrei o altri diversi.

7 - Collegare questa esperienza alle discriminazioni di allora e di adesso, nei confronti degli ebrei, ma anche degli altri, attuali "diversi".

8 - Ricordarsi che tutti i cattolici nel nostro paese, bambini e adulti, ricevono una prima informazione (già molto distorta) sugli ebrei come popolo antico, attraverso le vicende della vita e soprattutto della morte di Gesù: questa è stata (per secoli) la base di quell’antigiudaismo cristiano bimillenario, magistralmente ricostruito e condannato da Jules Isaac e da noi narrato assai bene da Cesare Mannucci (libro molto utile per qualsiasi insegnante italiano).

9 - Consentire ai bambini e ai ragazzi (di qualsiasi età) di esprimere tutti i loro dubbi e interrogativi sulle cose (per molti versi incredibili) che sono loro raccontate. A partire dalle loro domande farli discutere tra loro quanto più liberamente possibile.
Va ricordato che su questa tematica, possono entrare in gioco pregiudizi, a volte trasmessi direttamente o inconsapevolmente dal linguaggio (si pensi alla connotazione negativa del termine ‘ebreo’ o ‘giudeo’, erratamente associato a Giuda Iscariota o "rabbino", così come è usato negli stadi italiani).

10 - Far riflettere i bambini e in modo particolare i ragazzi più grandi sulla funzione della memoria, che è in parte individuale (basta fare una piccola esercitazione su un ricordo personale, magari dell’estate precedente), in parte famigliare o del gruppo –classe, ma in parte anche collettiva e pubblica: questo del resto è uno dei significati di questa giornata che non a caso si chiama "della memoria": come ricordo collettivo del fattore unificante della Repubblica Italiana e della più vasta Europa libera, che sono nate dalla lotta contro il fascismo e il nazismo, e quindi dal rifiuto di ogni discriminazione, di tipo razziale o etnico. Alla memoria collettiva servono i luoghi (i ghetti, i campi di sterminio, ad esempio), i monumenti, le opere d’arte, i musei.

11 - Collegare l’antisemitismo al razzismo, che allora venne alimentato (in Italia) dalle vicende della guerra d’Etiopia: si veda la mostra e il volume su "La menzogna della razza". Può essere efficace citare la frase di Einstein, che a chi gli chiedeva qual era la sua razza, rispondeva : "razza umana".

Ai ragazzi più grandi può essere offerta anche una storia culturale essenziale del razzismo e dell’antisemitismo, nei loro sviluppi più recenti in Francia, in Germania, e in Europa in genere.

12 - E’ essenziale che gli insegnanti - qualunque sia l’età dei bambini - dedichino a questa tematica (quando l’hanno già definita tra loro) un incontro con i genitori dei loro allievi, per informarli del loro programma e per coinvolgerli, laddove sia possibile: possono esserci ancora dei nonni che sono in grado di portare delle testimonianze significative, attraverso i loro ricordi. Ma possono esserci anche posizioni contrarie e presenza di pregiudizi: è bene essere preparati, facendo riferimento alla legge dello Stato, che ha istituito la giornata dalla memoria, approvata dal Parlamento italiano nel 1999 all’unanimità.

Ai ragazzi più grandi può essere offerta anche una storia culturale essenziale del razzismo e dell’antisemitismo, nei loro sviluppi più recenti in Francia, in Germania, e in Europa in genere.

Professoressa Clotilde Pontecorvo
Università "La Sapienza"
Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione

Suggerisco, dallo stesso sito UCEI, la lettura della sezione "Fare scuola dopo Auschwitz", dove troverete "Una lezione di Andrea Canevaro e Clotilde Pontecorvo".

Su Scientificando, consiglio la lettura dei seguenti articoli:




Concludo con una  frase di Primo Levi, scritta nel 1960, ma che reputo di grandissima attualità:
"In questa nostra epoca fragorosa e cartacea, piena di propaganda aperta e di suggestioni occulte, di retorica macchinale, di compromessi, di scandali e di stanchezza, la voce della verità, anziché perdersi, acquista un timbro nuovo, un risalto più nitido."
Primo Levi in Il tempo delle svastiche, Il giornale dei genitori, anno II (15 gennaio 1960)

4 commenti:

  1. Grazie Annarita, sia per il post che per la segnalazione del link. Per non dimenticare dobbiamo trasmettere documenti e testimonianze alle nuove generazioni perchè riflettano su ciò che è stato e prendano le distanze dal subdolo negazionismo.

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  2. non è bello pensare che queste persone siano morte senza dignità; ma purtroppo c'è voluto questo per far capire all'uomo che ciò è sbagliato. l'unica cosa positiva, penso sia che ora si ricordino ancora le loro sofferenze per non dimenticare.

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    1. Auguriamocelo, Camilla. Se gli uomini sono in possesso di un barlume di sensatezza, dovrebbero evitare l'accadere di tragedie così efferate.

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