“CHIMICApisce…” può suonare un po’ strano su un blog che si occupa prevalentemente di Scienze.
Ma c’è una sua ragione da ricercarsi nel tema del Carnevale della Chimica n. 9, che vuole sollecitare un amarcord collettivo della Chimica vissuta sui banchi di scuola.
E allora, se amarcord deve essere, amarcord sia e non solo.
Prima di arrivare al nocciolo dei ricordi chimici, devo fare una necessaria premessa. Quando frequentavo la scuola elementare, oggigiorno nomata scuola primaria, ero una bimbetta molto peperina e curiosa, immensamente curiosa.
Per me non c’era differenza alcuna tra matematica, italiano, storia, geografia ecc. Mi piaceva tutto e me la cavavo piuttosto bene in quel “tutto”!
Che disgrazia! O che fortuna? Dipende dai punti di vista perché come risaputo “tutto è relativo” e pure panta rei!
Le cose filavano lisce come in quelle favole zucchero e cannella a lieto fine. Fino ad un certo punto però, perché si sa la realtà quotidiana non è affatto una favola.
In terza elementare, la favola si squagliò di colpo sotto le grinfie di una maestra arcigna e dura (aveva pure i baffi ed era zitella!).
In estrema sintesi, da piccola e spensierata curiosa divenni una matofoba irriducibile!
Ma come? Ma ma matofoba? Sissignori, matofoba! Non ti sei forse laureata in fisica, che sicuramente non può prescindere dalla matematica? Sì, e brillantemente.
Non insegni forse matematica e scienze? Sicuro, e con convinzione…la forte convinzione di una ex-matofoba, ovviamente! Non ci credete? Andate ad approfondire qui.
Facciamo un salto di sette anni (quarta e quinta elementare, tre anni di scuola media e due di ginnasio) per giungere al primo liceo, anno in cui avviene il mio incontro-scontro con “caron dimonio, con occhi di bragia”: la chimica o meglio il professore di chimica.
Occhi di carbone accesso, narici dilatate da toro infuriato (quando la risposta alla sua domanda risultava im-pertinente). Terrore puro delle mie compagne nell’ora di chimica…c’era qualcuna che ricorreva pure alle pratiche yoga per sopravvivere!
Stranamente non fui colpita dalla comune malattia: sette interrogazione di fila per sondare il mio impegno e il mio comprendonio, subito all’inizio dell’anno scolastico, sortirono un effetto-vaccino insperato.
La situazione era però paradossale! Compagne tremebonde che ovviamente non potevano avere la necessaria concentrazione per seguire le lezioni di Chimica. Di esperimenti e laboratorio nemmeno l’ombra, nonostante l’esistenza fisica del secondo. Ma personalmente compensavo a casa, organizzando esperimenti con materiale improvvisato. Sono stata fortunata nel senso che la Chimica mi è piaciuta nonostante la situazione invivibile.
Ma quanti possono affermare la stessa cosa?
Oggi, a distanza di anni, mi ritrovo ad insegnare matematica e scienze per scelta. Nel curricolo triennale di scuola media, con cui mi confronto nel mio insegnamento, la chimica occupa un posto di riguardo.
Nel corso del primo anno l’approccio è prevalentemente di tipo “spettacolare” per suscitare e/o risvegliare la naturale curiosità dei primini, il loro senso di meraviglia verso il nuovo che si aspettano, accedendo al ciclo di studi successivo alla scuola primaria.
Non me ne importa un fico secco di rispettare programmi et similia perché l’apprendimento non avviene per travaso di scienza infusa (si fa per dire) da contenitore a contenitore. Essì, miei cari! La mente dei ragazzi non è un contenitore vuoto da riempire con montagne di informazioni che, al contrario, sortiscono l’effetto di soffocare come macigni, e di sopprimere sul nascere, i loro perché.
Aiutiamoli ad osservare il mondo, osserviamolo noi adulti con i loro occhi, trasmettiamo passione per la disciplina che insegniamo per poterli “contagiare” della stessa passione. Non così all’improvviso, ma passo dopo passo e giorno dopo giorno, suscitando le loro domande e nutrendole perché si alimentino e siano di sprone a cercare da sé le risposte, sotto la nostra vigile regia.
E allora…,forse, H2O e C6H12O6 potranno non essere più formule prive di senso.
Si può. Anche nella situazione complessa, propria della Scuola italiana, si può costruire. Con fatica, ma si può costruire.
Ho qui parlato, a ruota libera, degli imprescindibili aspetti emotivi ed emozionali sottesi all'azione didattica. Non si può infatti emozionare se non si prova per primi quella ineffabile emozione che fluisce nel cercare di far comprendere a delle giovani menti la bellezza insita in discipline straordinarie come la chimica, la fisica, la matematica...
Se volete conoscere gli aspetti più squisitamente tecnici, coinvolti nella didattica della chimica a livello di scuola media, vi invito a leggere l'introduzione alla seconda edizione del Carnevale della Chimica, da me ospitata nel febbraio scorso.
Davvero un bel post. Mi ritrovo in tante delle cose che hai scritto riguardo all'entusiasmare i ragazzi e allo stimolare la loro curiosità! Mai come in questi giorni, che una classe mia non ce l'ho, li ho sentiti vicini. Mi hanno dimostrato stima e affetto come non mi sarei mai immaginata... In questi due anni ho cercato di incoraggiarli ad osservare, di appassionarli e ho sempre evitato di travasare nozioni nelle loro menti... Si può fare nella scuola di ieri come in quella di oggi, nonostante tutto!
RispondiEliminaTania
Cara Tania, penso che i bravi insegnanti come te non possano non ritrovarsi in queste mie parole sgorgate dall'esperienza didattica vissuta in trincea e dall'amore per l'insegnamento e i suoi soggetti, i ragazzi.
RispondiEliminaMi dispiace molto che tu non abbia attualmente una classe. Uno stato veramente democratico e che ha cura dei suoi figli non dovrebbe permetterlo.
Grazie della tua testimonianza.
Annarita
Che bello!!! Scritto di pancia.
RispondiEliminaCome si fa a non lasciarsi trascinare da tanta passione ed entusiasmo?
Sono convinto che il primo libro di testo, il più importante, sia il docente e, nel tuo caso... un signor libro.
Se dovessi seguire la mia di pancia le dita sulla tastiera non riuscirei più a fermarle: Sul rapporto docente/studenti se ne parla e scrive a uffa, quello che spesso invece si dimentica e la forza esplosiva dell'ESEMPIO.
Sono con te al 100%.
E tu prof, ce l'hai the passion per quello che insegni? Allora vai tranquo, prima o poi ce l'avrà anche lo studente.
Un salutone
Marco
Grazie, Marco. Il tuo feed-back di studente è per me particolarmente importante. Sapere che condividi quanto ho esternato mi convince ancora di più che sto percorrendo una strada a misura di alunni.
RispondiEliminaUn salutone.
Complimenti per il post!!!Molto interessante!E complimenti anche per questo sito molto interessante che spesso consulto anche per svolgere ricerche scolastiche!
RispondiEliminaIlaria
Benvenuta, Ilaria, e grazie dell'apprezzamento. Mi fa piacere che una studentessa, quale penso tu sia, trovi utile questo blog.
RispondiEliminaA presto!
Le tue considerazioni sono sagge e azzeccate, cara Rosaria. Quanto ho scritto è scaturito dritto dal cuore. L'ho scritto "di pancia", come dice Marco.
RispondiEliminaSe non così non fosse, il discorso risulterebbe puramente retorico.
Un abbraccione
Annarita