L'Universo In Una Ciambella | La Scienza Dei Simpson è la tesi di dottorato del giornalista scientifico Marco Malaspina, autore di La scienza dei Simpson | Guida non autorizzata all’Universo in una ciambella, Sironi Editore.
La prima risorsa è scaricabile gratuitamente, mentre la seconda è acquistabile al link indicato.
Adesso vi spiego come sono arrivata alla tesi di dottorato di Mala, come viene chiamato l'autore.
Che io sia impallinata per I Simpson, non è un mistero! Un paio di anni fa, dedicai un post su Matem@ticaMente alla celebre famiglia giallo colorata. Post che ha partecipato al recente 38esimo Carnevale della Matematica, ospitato dai Maddmaths!
E non è finita! L'ammirazione per la gialla famiglia mi ha portata a pubblicare poche ore fa, questa volta su Scientificando, Science on the Simpsons, delle divertenti video clip da impiegare nell'insegnamento delle scienze.--br--
Appena pubblicato il post su I Simpson, mi arrivano in contemporanea, la prima di Marco per email e la seconda di Jolek su Twitter, due segnalazioni per il libro edito da Sironi!
Un momento, ragazzi! Conosco il libro di Malaspina,...ma è a pagamento mentre Science on the Simpsons offre delle risorse gratuite! Il libro, però, merita di essere acquistato, sia chiaro, eh!
A questa mia considerazione, Jolek, che ringrazio, mi propone gentilmente, sempre via Twitter, il link alla tesi di dottorato succitata.
Ora, una domanda anzi due penso vi sorgano spontanee: "Perché una tesi sulla scienza nei Simpson? E com’è fatta?"
Ve lo spiega lo stesso autore attraverso il seguente contenuto che ho estratto dalla sua tesi:
"Quando si intraprende un’attività di ricerca che prevede un’operazione tematica
su un corpus (cose tipo «l’epilessia in Dostoevskij», «la chimica organica a Lascia
o raddoppia», e così via), buona parte del lavoro consiste nel giustificare la
propria scelta: perché mettere in relazione quel tema con quel gruppo di opere?
La risposta ideale, la più convincente, sarebbe qualcosa come «perché non potrebbero esistere l’uno senza l’altra», ma sarebbe anche la spia di un accostamento probabilmente poco originale, come potrebbero esserlo studi su «la religiosità nelle Sacre scritture», magari, o «la scienza in Galileo». Più comunemente, si tende a dare una risposta qualitativa («Dostoevskij rappresenta l’epilessia con una tale empatia da ridefinirne per sempre il significato sociale») o quantitativa («nelle 191 puntate di Lascia o raddoppia sono state poste 13 domande di chimica organica»).
È quel che farò anch’io: un breve resoconto quantitativo nel secondo capitolo (quanta scienza c’è nei Simpson), seguito da letture e analisi qualitative nei capitoli successivi. In particolare, essendo questa una tesi orientata allo studio della comunicazione della scienza, analizzerò le modalità e i luoghi in cui scienza e pubblico si incontrano: attraverso i media (terzo capitolo), a scuola e nei documentari (quarto capitolo), nel
faccia a faccia fra scienziati e cittadini (quinto capitolo), e infine in modo diretto, non mediato, ovvero la scienza e la medicina vissute sulla propria pelle (sesto capitolo).
Al tempo stesso, però, sono convinto che i Simpson presentino un’unicità, rispetto agli altri corpus, che rendono la prospettiva ora illustrata quantomeno riduttiva, se non proprio fuorviante. Qual è questa singolarità de I Simpson? Semplicemente, che
questo show è l’icona nostra epoca.
Qualche dato: il Guinness dei Primati lo indica come la serie televisiva animata più longeva di tutti i tempi (nel settembre del 2005, negli Usa, è iniziata la diciassettesima stagione); ha in media 60 milioni di spettatori a settimana, sparsi in oltre 70 paesi (ne esiste ora anche una versione in arabo, «Al Shamshoon», opportunamente censurata, dove Homer si chiama “Omar”; mentre è bandito, per ragioni politiche, in Costarica e nella Repubblica Dominicana); i sondaggi Nielsen lo piazzano regolarmente ai primi
posti, per share, nella fascia di pubblico tra i 18 e i 49 anni; Time lo ha definito il
miglior show televisivo degli anni ‘90; e i premi che ha vinto non si contano, fra i
quali persino—mi piace ricordarlo qui—un Peabody Award (nel 1997), il prestigioso riconoscimento assegnato di solito al giornalismo d’inchiesta.
Nel 2003, la Bbc propose un sondaggio on-line per decidere chi fosse «il più grande americano di tutti i tempi». Hanno riposto oltre 37.000 persone. Il risultato, stupefacente se si pensa al profilo medio degli utenti della Bbc, è riportato nella pagina precedente. Ma ancor più delle nude cifre, è la varietà del pubblico affezionato allo show che colpisce.
Un breve, arbitrario, parzialissimo elenco di singoli individui, più o meno noti, che so per certo essere spettatori fedeli dei Simpson comprende, oltre naturalmente a me stesso: Massimo D’Alema (e consorte: lo hanno dichiarato al Venerdì di Repubblica), Stephen Hawking (lo vedremo nel quinto capitolo), mio figlio Francesco e parecchi suoi compagni di liceo, l’ex-presidente Usa Bush Senior e la moglie Barbara (incorsi in una clamorosa gaffe proprio a causa del programma, nonché protagonisti di un episodio), il premier inglese Tony Blair, il marito di Mila (segretaria del Master in comunicazione della scienza della Sissa) e l’onorevole di An Ignazio La Russa (ha anche doppiato un personaggio nella versione italiana di un episodio).
D’altronde, se si varca la soglia di quel tempio della conoscenza che è la Sissa, o meglio il suo bar, non ci si imbatte nell’Ultima cena o nella tavola periodica: alla parete di fondo, è appesa la riproduzione del fotogramma di un episodio dei Simpson. E io tendo a diffidare delle coincidenze.
Detto altrimenti, e senza esagerare troppo: analizzare come è rappresentata la scienza nei Simpson significa analizzare com’è rappresentata la scienza tout court. Un’occasione unica per cercare di comprendere il ruolo occupato dalla scienza nell’immaginario globale in questo scorcio d’inizio millennio".
La risposta è chiarissima. Se volete saperne, di più avete a disposizione il documento pdf da scaricare o il libro da comprare, se vi piace annusare e toccare la carta.
Non sapevo che tu amassi i Simpson.
RispondiEliminaMi confesso...li ho visti poco.
Ma solo ora scopro cose interessanti sulla famiglia gialla.
Grazie!
Son certa che adesso guarderò
con occhi diversi questa simpatica famigliola.
Un bacione e buona domenica.
Rosaria, pensa che ho iniziato a guardarli con i miei figli! E non ho smesso. Ne vale la pena...
RispondiEliminaUn abbraccione.
"Impallinata" è il termine più aderente, Marco, per descrivere il mio "trasporto" nei confronti della gialla famiglia.
RispondiEliminaCondivido il contenuto della frase che hai riportato dalla recensione libro di Malaspina. L'assunzione sistematica de I Simpson ha degli effetti collaterali molto benefici. In primis non annoiano mai.
Un salutone.
Annarita