Fattore Internet, ovvero l'impatto del web sull'economia italiana, è lo Studio commissionato da Google Italia al Boston Consulting Group (BCG) che ha elaborato un'analisi indipendente volta a individuare l'attuale impatto di Internet sull'economia italiana e le prospettive di crescita dell'Internet economy.
Boston Consulting Group (BCG) è la società leader mondiale nella consulenza strategica; supporta clienti provenienti da tutti i settori e regioni per identificare opportunità ad alto valore aggiunto, evidenziare le sfide più critiche e trasformare il loro business.
Lo Studio Fattore Internet fornisce dei risultati interessanti che potrebbero rappresentare una base di discussione e riflessione, mettendo in luce gli elementi sui quali sarebbe opportuno scommettere per rendere tale impatto ancora più pervasivo.
Scaricate il report Fattore Internet dal sito www.fattoreinternet.it
Nel sito, troverete tutto ciò che è necessario sapere sull'economia di Internet in Italia e, grazie ai sondaggi, avete la possibilità di dire la vostra circa le priorità per far crescere il web in Italia.
Il Report svolge un ruolo di riferimentoe dato che non ci sono molti dati disponibili sull'economia Internet italiana. Considerato che l'Italia, come molti altri paesi, sta affrontando una congiuntura economica incerta, risulta di grande utilità comprendere meglio cosa sia l'Internet economy e quale ruolo potrebbe giocare nel prossimo futuro come importante motore di crescita per il Paese.
Scrive su Google Italia Blog:
"Con una crescita del 10% rispetto al 2009, l’Internet economy ha raggiunto nel 2010 un valore di 31,6 miliardi di euro, pari al 2% del PIL italiano.
Per avere un termine di paragone, agricoltura ed utilities nello stesso periodo hanno raggiunto il 2,3% del PIL, mentre la ristorazione non ha superato il 2%.
Considerando anche gli effetti indiretti del Web sulla nostra economia e valutando pertanto anche il valore del ROPO – vale a dire il valore delle merci ricercate online e acquistate offline – e dell’eProcurement della Pubblica amministrazione, l’impatto totale è di circa 56 miliardi di euro nel 2010.
Questo lo scenario attuale. Ma l’aspetto probabilmente più interessante è quello relativo al potenziale di crescita dell’Internet economy.
Con una crescita annua attesa compresa tra 13% e 18% tra il 2009 ed il 2015, l’Internet economy italiana rappresenterà nel 2015 tra il 3,3% e il 4,3% del PIL.
Secondo uno scenario conservativo che considera una crescita della penetrazione di Internet e della propensione all’e-commerce in linea con il passato, l’Internet economy varrà 59 miliardi di euro nel 2015, dato più che raddoppiato rispetto al 2009.
Tenendo invece conto delle peculiarità del nostro paese, che conta 15 milioni di smartphone e una propensione all’acquisto attraverso mobile commerce superiore a quella dei paesi europei più avanzati, l’Internet economy potrà raggiungere i 77 miliardi di euro nel 2015.
Per ogni euro di crescita del PIL italiano da qui al 2015, in media 15 centesimi potranno essere riconducibili all’espansione del fattore internet (12% o 18% a seconda dello scenario).
L’Internet economy italiana si trova oggi ad un punto di svolta; può rappresentare uno dei principali driver di crescita per il nostro paese (come è avvenuto, ad esempio, per Inghilterra e Francia negli anni passati), ma è necessario identificare le leve su cui far pressione per catturarne al meglio il potenziale.
Lo Studio Fattore Internet dedica poi un capitolo particolarmente significativo alla piccola media impresa, dimostrando che le piccole imprese che hanno un a presenza attiva su Internet fatturano di più, esportano di più, assumono di più e sono più produttive. Un tema, questo, su cui torneremo presto, perché riveste un’importanza determinante per il nostro paese.
Tutto questo e molto altro ancora è il Fattore Internet."
C'è pure un bel video in cui viene spiegato tutto con chiarezza.
La questione è sicuramente affascinante. La internet economy oltre ad avere, come dicono, margini di crescita ben superiori a quelli dell'economia classica offre anche possibilità ulteriori di sviluppo dei propri interessi, di adesione alla propria creatività, insomma dà maggiori possibilità di esprimersi, affinchè il lavoro non sia semplicemente un obbligo ma anche una cosa fatta con passione.
RispondiEliminaInsieme a questo però vorrei osservare quanto lo spostamento dall'economia classica primaria a quella del terziario, cioè dei servizi, (sempre che tutta la internet economy sia del settore terziario) influisca sulla stabilità del paese, quanto cioè renda una nazione in grado di sopportare variabilità delle economie internazionali, bolle e via dicendo.
In pratica, mi piacerebbe sapere se uno ripartizione geografica così spinta delle attività economiche di settore (primario, secondario e terziario) possa rendere alcune economie più fragili.
Ottima segnalazione Anna. (E ben ritornata)
Paopasc
(sempre che tutta la internet economy sia del settore terziario)
RispondiEliminaIl settore terziario, tipico delle economie avanzate, si è notevolmente ampliato, soprattutto negli ultimi decenni, al punto che per molti studiosi ha generato un quarto settore, considerato come “appendice” del terziario.
Tale settore, definito “terziario avanzato”, è costituito da tutte le imprese che fanno ampio uso delle più moderne tecnologie informatiche e telematiche (ITC).
Rientrano in questo “quarto settore” tutte le imprese che si occupano della realizzazione di software, della progettazione informatica, dell’elaborazione di progetti di automazione, ma anche chi opera nell’e-commerce.
Rientrano, quindi, in questo settore le imprese della cosiddetta “new economy“.
Grazie del bentornato, Pa.