venerdì 7 gennaio 2011

Eredità Socioeconomica Della Globalizzazione E Debito Di Invasione



Status of invasive alien species data for countries reporting to the Convention on Biological Diversity




ResearchBlogging.orgChi segue Scientificando ha constatato che sovente tratto argomenti di biologia, il tag relativo infatti spicca in sidebar. Ma come non è laureata in fisica costei?
E allora?...Sicuro che lo sono!...Ma dopo aver conseguito la laurea in Fisica, mi sono iscritta al corso di laurea in Scienze Biologiche, che ho frequentato per tre anni…e abbandonato per sopraggiunti motivi di matrimonio e figliolanza!

Risulta ovvio, pertanto, perché le ricerche nazionali e internazionali nell’ambito della biologia, della genetica e delle neuroscienze mi attraggono così tanto.

Il mio interesse per la biologia mi ha portata ad approfondire il tema della biodiversità soprattutto sotto il profilo didattico. Il che mi ha coinvolta, insieme ad altri, nella stesura del Dossier sulla Biodiversità, redatto per incarico  della rivista Scuola e Didattica e a partecipare il 25 novembre scorso con i miei lavori ai "BioD-days 2010", indetti dalla facoltà di Agraria dell’Università Cattolica, sede di Piacenza.

E la biodiversità è sicuramente coinvolta in uno studio sulle invasioni biologiche che ha suscitato il mio interesse.

Parliamo, quindi,  di invasioni biologiche di specie aliene! Le specie aliene invasive sono quelle specie introdotte fortuitamente o deliberatamente in un'area di cui non sono native.
Esse rappresentano, per piante e animali autoctoni in Europa, una grave minaccia che deve essere affrontata  in modo serio e mirato se l'UE intende raggiungere l'obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2020.

E’ risaputo da tempo, sulla base degli studi condotti, che la crescita socioeconomica e la globalizzazione del commercio rappresentano  degli importanti  “drivers”  di invasioni biologiche da parte di specie alloctone (animali, vegetali, funghi), con conseguenze  negative importanti  sull’equilibrio ecologico, sull'economia e non per ultimo sulla salute delle persone. Le specie alloctone (o aliene, esotiche, non native) entrano, infatti,  in competizione con le specie autoctone (native)  anche se solo a volte riescono a prendere il sopravvento, causando l’estinzione delle seconde.

In genere, una  nuova specie introdotta deve sopravvivere a bassa densità di popolazione prima di diventare invasiva in un nuovo habitat. In tale situazione,  può essere difficile la riproduzione e la sopravvivenza  in un nuovo ambiente. Pertanto,  affinché una specie alloctona si stabilizzi in un luogo, può rendersi necessario che essa debba essere introdotta più volte.

Le ripetute modalità di spostamento umano da un luogo all'altro, per mezzo di navi, auto, treni ecc.  consentono alle  specie di avere molteplici opportunità di insediamento, circostanza  nota  come  “high propagule pressure” (alta pressione del  propagulo).

Le specie alloctone dispongono di molti vettori,  tra cui numerosi  sono quelli biogeni,  ma la maggior parte delle specie considerate "invasive" sono associate all'attività umana.

Il  20 dicembre 2010 è stato pubblicato su PNAS un nuovo studio sulle invasioni biologiche dal titolo “Socioeconomic legacy yields an invasion debt”, condotto da un gruppo internazionale di 16 ricercatori, fra cui  Stefan Dullinger (Università di Vienna) e  Franz Essl (Environment Agency Austria) con la collaborazione di Fridolin Krausmann (Alpen-Adria-Universität Klagenfurt). Alla ricerca hanno partecipato anche due ricercatori italiani: Piero Genovesi dell’ISPRA e Francesca Gherardi (Dipartimento di Biologia evoluzionistca "Leo Pardi", Università di Firenze).

In estrema sintesi, lo studio, basato su dati dettagliati riguardanti specie esotiche appartenenti a dieci gruppi tassonomici (piante vascolari, briofite, funghi, uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, pesci, insetti terrestri e invertebrati acquatici) di 28 paesi europei, ha messo in luce che le caratteristiche di ricchezza di specie esotiche introdotte da tempo sono connesse ai livelli storici di “drivers” socioeconomici più che a quelli contemporanei.

Come dire che  sono le specie alloctone di vecchia data a procurare maggiori danni e non quelle recenti e questo è avvenuto perchè in passato non è stata dedicata la dovuta attenzione al modo in cui sarebbe evoluta l'introduzione di specie provenienti da altri habitat.
 
Il fenomeno è stato denominato dai ricercatori “debito di invasione”.

Gli scienziati pensano, inoltre, che la ricaduta dell’elevato sviluppo socioeconomico  dei nostri tempi sulla portata delle invasioni biologiche non potrà essere compresa, nella sua complessità, prima di diversi decenni a venire.

Stantibus rebus, si rende necessario che i governi adottino delle strategie, nell’ambito del commercio internazionale, atte a limitare, se non a impedire, l'introduzione di nuove specie alloctone proprio per contenere i possibili danni.

Riporto dal pdf dello studio l’immagine riguardante il  trend  delle specie aliene introdotte e gli indicatori socioeconomici relativi al 20° secolo.


Come potete osservare nel grafico, a sinistra sono indicati, in percentuale, i dati relativi all’introduzione di specie aliene per i diversi taxa, rilevati nei paesi europei, e oggetto del progetto DAISIE, in tre diversi periodi:  prima del 1900, tra il 1900 e il 1950, e dopo il 1950. I valori numerici in parentesi rappresentano il numero totale di specie per ogni taxon di cui sono note le date di introduzione. Non sono state prese, invece, in considerazione le specie le cui date di registrazione  risultano assenti.

A destra del grafico, è indicato il trend medio per  i tre indicatori socio-economici, che sono stati analizzati dai ricercatori: il PIL pro capite (in standardized 1990 International Geary-Khamis Dollars), la densità di popolazione, e la quota delle esportazioni sul PIL, in tre tempi diversi (1900, 1950, 2000) per i 28 paesi  considerati in questo studio.

In tutti i 10 gruppi tassonomici, i modelli  con indicatori socio-economici, analizzati  a partire dal 1900, hanno fornito una spiegazione, delle caratteristiche  di  ricchezza delle attuali specie aliene presenti in Europa, nettamente migliore rispetto agli indicatori analizzati a partire dal 2000.

La tabella seguente, che indica la ricchezza di specie aliene nei 10 taxa dei 28 Paesi europei,  come  spiegato dagli indicatori socioeconomici storici e da quelli attuali, conferma con chiarezza il trend rilevato.



Come avevamo anticipato sopra, queste  sono le conclusioni dei ricercatori:

 "In conclusion, our data demonstrate that socioeconomic legacies  on alien-species richness are important across a broad array of taxonomic groups and might extend back at least one century.
This inertia implies that the consequences of the current socioeconomic activity on the extent of biological invasions will not be completely realized until several decades into the future.
"

Ciò significa che il retaggio socioeconomico sulla ricchezza di specie aliene influisce significativamente  in una vasta  gamma  di  gruppi tassonomici e potrebbe risalire indietro addirittura di almeno un secolo.

Un fattore di  inerzia per cui le ricadute, delle attività socioeconomiche in corso, sul comportamento delle invasioni biologiche di specie alloctone non si manifesteranno, e , di conseguenza, non potranno  essere comprese prima di parecchi decenni.

Alla luce di tali fatti,  risulta chiaro che le strategie, poste già in essere sia a livello europeo che a livello mondiale per far fronte e limitare le invasioni biologiche, dovrebbero essere intensificate in modo mirato. Infatti, le iniziative attuali sono insufficienti e, se non si correrà presto ai ripari, i liberi scambi commerciali, non regolamentati  a sufficienza per quanto riguarda il pericolo di nuove introduzioni, causeranno un debito di invasione difficilmente colmabile.

Tale pericolo è sottolineato da Stefan Dullinger, secondo ricercatore nell’ambito dello studio che stiamo considerando, il quale afferma  drasticamente:

This inertia is worrying as it implies that current, increased levels of socio-economic activity will probably lead to continuously rising levels of invasion during the upcoming decades, even if new introductions could be successfully reduced.”

Insomma la situazione non è delle più incoraggianti, dato che, pur introducendo misure adeguate, i problemi derivanti dalle invasioni biologiche non saranno semplici da risolvere a medio termine perché, pur riuscendo a limitare nuove introduzioni indesiderate, l’impatto  delle specie aliene sulla biodiversità e sull’economia potrebbe essere più rilevante di quanto attualmente si preveda.

Non c’è proprio da stare allegri, mi sembra. E allora c’è una soluzione a tutto ciò? Difficile a dirsi. Sicuramente i governi europei non dovrebbero abbassare la guardia e, oltre a preoccuparsi di fronteggiare le inevitabili future introduzioni di specie aliene, dovrebbero escogitare misure adatte a controllare quelle già presenti in Europa e anche le specie non ancora  invasive nel vecchio continente, ma che si  sa per certo lo siano in altri Paesi.


Quello che abbiamo analizzato è uno studio indubbiamente interessante, il quale è pervenuto a importanti risultati e indica le direttrici lungo cui muoversi. Ma e c'è un ma, avranno i governi la volontà di agire nella maniera giusta?

Personalmente, lo confesso, non sono particolarmente fiduciosa che ciò possa avvenire, augurandomi fortemente di sbagliare.

Una cosa è certa le invasioni biologiche hanno già segnato un debito rilevante che rappresenta una minaccia molto grave per l'equilibrio della biodiversità, già emergenza globale, e sta procurando danni ingenti all'economia.


Vi siete soffermati sulla mappa, in apertura di post, che illustra visivamente i dati relativi alla distribuzione delle invasioni biologiche di specie aliene nel mondo? Poche sono le aree in cui la situazione non è ancora allarmante.

Si evince con chiarezza che in Europa c'è lo stato di allerta, per non parlare dell'Italia, che è finita sotto inchiesta da parte dell'Unione Europea per non avere preso le dovute misure atte a far fronte all'invasione dello scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis), che sta mettendo in serio pericolo di estinzione le specie autoctone.
Lo Sciurus carolinensis è stato incluso nelle 100 specie più dannose su scala mondiale.

Compreso da dove deriva il mio scetticismo
? Ciò nonostante, voglio sperare che si riescano ad operare delle assunzioni di responsabilità da parte di chi può e dovrebbe!

Per ulteriori approfondimenti, consultare i link:

EU biodiversity action plan


More on IAS at European Community Clearing House Mechanism



___________________________________________________


Essl, F., Dullinger, S., Rabitsch, W., Hulme, P., Hulber, K., Jarosik, V., Kleinbauer, I., Krausmann, F., Kuhn, I., Nentwig, W., Vila, M., Genovesi, P., Gherardi, F., Desprez-Loustau, M., Roques, A., & Pysek, P. (2010). Socioeconomic legacy yields an invasion debt Proceedings of the National Academy of Sciences, 108 (1), 203-207 DOI: 10.1073/pnas.1011728108




8 commenti:

  1. Ho letto tutto il tuo esaudiente articolo, anche se devo confessare di essermi trovato spesso in difficoltà, vista la complessità dell'argomento affrontato e vista la mia assoluta ignoranza. Ma il concetto complessivo e soprattutto le preoccupazioni di cui tu parli, credo di averle ben comprese.
    Allora mi viene un pensiero, un po' per sdrammatizzare, un po' scherzare (ma non troppo):
    perchè non ci preoccuciamo delle invasioni biologiche invece che di quelle presunte aliene?
    Sarà forse anche quella una di quelle tecniche (che tanto piacciono ad alcuni governi) che servono a sviare l'attenzione della gente dai problemi reali e concreti?
    Non hai un lavoro ed hai 3 figli da sfamare? o...
    Lo scoiattolo grigio americano sta mettendo in serio pericolo le specie autoctone?   Non ci pensare, sono problemi minori difronte ad una probabile invasione aliena o alla fine del mondo prevista nel 2012.
    Viviamo proprio in un mondo "bizzarro".

    Un salutone
    Marco

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  2. Aggiungo, a questo interessante articolo, che oltre i danni all'ecosistema esistono (ma ne facevi cenno) i danni provocati direttamente all'uomo, dall'importazione più o meno consapevole di specie alloctone, per esempio  le zanzare tigre. Non conosco i dati relativi all'aumento della popolazione di questo dittero in relazione all'andamento di malattie infettive o da raffreddamento, ma non sarei sorpreso di trovare una correlazione. E non sembra nemmeno facilmente risolvibile, il problema zanzare tigre. In più, come ricordavi giorni fa, altri fattori naturali si sommano a quelli derivanti da incuria umana, per esempio nella messa a rischio delle api.
    L'equilibrio tra i viventi è una cosa delicata, al quale occorrono ere per assestarsi e l'assestamento non è mai incruento. Le modifiche antropiche accelerano imperiosamente le trasformazioni che prima richiedevano tempi lunghissimi. Ivi incluso il clima.
    Noto che facilmente, quando si tratta della cosa pubblica, in ognuno di noi latita quel sano egoismo che è figlio della cura e dell'interesse. Non fanno eccezione i politici con argomenti come clima e biodiversità che, fortunatamente o sfortunatamente, non riuscendo a rimanere confinati all'interno di uno Stato, non raccolgono tutto l'interesse che meriterebbero.
    Paopasc

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  3. Rosariella, ti ringrazio di questa testimonianza  di cui ci hai fatti partecipi.
    Povero Johnny, costretto in gabbia!

    Purtroppo l'incuria umana e l'introduzione fortuita o voluta di specie alloctone invasive fa insorgere situazioni come quella che ci hai raccontato.

    Un bacione.

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  4. Caro Gaetano, ti ringrazio dell'articolo e il relativo commeto, che hai segnalato.

    In fondo l'uomo è il capostipite degli animali e ciò che accade a livello animale, come si evince dal tuo resoconto sulla biodiversità, potrebbe valere anche per l'uomo.

    Per quanto riguarda il passagio, che ho riportato sopra in corsivo, Direi che l'uomo, comparso per ultimo sullo scenario dell'evoluzione, non può essere una specie invasiva per l'altro uomo essendo una specie unica.

    Non saprei dirti però se ho ben compreso le tue affermazioni.

    Un salutone.

    annarita

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  5. Già Marco, viviamo in mondo proprio bizzarro.

    perchè non ci preoccupiamo delle invasioni biologiche invece che di quelle presunte aliene?
    Sarà forse anche quella una di quelle tecniche (che tanto piacciono ad alcuni governi) che servono a sviare l'attenzione della gente dai problemi reali e concreti?


    Potrebbe essere una tecnica per sviare. Tutto è possibile, purtroppo.

    Bacione.

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  6. Aldo, ho letto con molto interesse l'articolo sul punteruolo rosso. Purtroppo sembra un insetto difficile da combattere. Auguriamoci che le strategie messe in atto possano sortire qualche buon risultato.

    Grazie della segnalazione.

    Un salutone.

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  7. L'incontro di Bruxelles previsto per il prossimo febbraio è molto importante per  operare delle scelte. Auguriamoci che si possa fare qualcosa per migliorare la situazione.

    I miei dubbi purtroppo permangono.

    Biologa? No, Maria. Non lo sono, ovviamente.

    Un abbraccio

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  8. L'equilibrio tra i viventi è una cosa delicata, al quale occorrono ere per assestarsi e l'assestamento non è mai incruento. Le modifiche antropiche accelerano imperiosamente le trasformazioni che prima richiedevano tempi lunghissimi. Ivi incluso il clima.

    Considerazioni molto pertinenti, Paolo! Mi trovi d'accordo.

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