Ne abbiamo parlato in classe con i miei primini, vivacissimi e curiosi, e di lì è nata l’idea dell’intervista.
Ringrazio Giorgio per la grande disponibilità e per il tempo speso a rispondere alle domande dei ragazzi, che saranno felicissimi di ciò. Il racconto della sua esperienza di scienziato è molto importante perché fa comprendere ai ragazzi che per raggiungere dei risultati occorre passione, impegno e perseveranza.
Giorgio Chiarelli è un Fisico. La sua attività di ricerca si è svolta in gran parte presso il laboratorio Fermilab, nei pressi di Chicago nell'esperimento CDF ove ha, negli anni, ricoperto vari ruoli. Nel 1994-1996 ha attivamente partecipato alla scoperta del top quark ed alle prime misure delle sue proprietà. Negli anni seguenti, dopo aver diretto la costruzione di una parte del nuovo rivelatore di CDF, ha spostato i suoi interessi verso la ricerca del bosone di Higgs. Attualmente è dirigente di ricerca della Sezione di Pisa dell'INFN, e leader del gruppo di CDF-Pisa. Negli ultimi anni si è interessato a problemi correlati alla comunicazione della scienza.
L’intervista
1.Daniele, Gianmarco e Riccardo: “Com’è nata la sua passione per la Scienza? A quale età?”
G.C: Non ricordo esattamente. Di sicuro a 7 anni ero molto appassionato di insetti. Mi avevano regalato un libro sugli insetti e lo leggevo avidamente, cercando di collezionarli. Il primo ricordo di un esperimento di fisica (visto alla televisione) non lo so datare esattamente, ma dovevo avere meno di 10 anni. Ero a casa di mia nonna (alla mia scuola facevamo i doppi turni e quando andavo a scuola il pomeriggio la mattina ero da lei) ed ho visto una trasmissione dove mostravano l’esperimento di Rutherford. In generale, comunque, a quei tempi si parlava molto di tecnologia. Io sono nato nel 1960 e nel 1969 l’uomo è arrivato sulla Luna, quindi era un continuo mostrare i viaggi spaziali. Poi c’era la guerra fredda e si parlava anche molto di armi nucleari. Era una scienza ad un tempo remota e vicina anche per noi bambini.
2. Alessandro: “A quanti anni occorre iniziare a studiare per diventare uno scienziato?”
G.C: Io quando ho cominciato a studiare fisica, all’Università, ero ignorantissimo!!! Avevo fatto un Liceo Scientifico dove la materia più bistrattata era stata la fisica (seguita a ruota dalla matematica). Non avevamo un prof., ci mandavano supplenti che cambiavano continuamente. Il mio primo anno è stato difficile anche per questo (lacune enormi da sanare, con tante frustrazioni). Però ricordo quando mi sono convinto che faceva per me. Ero al II anno ed ho letto alcune pagine illuminanti di uno dei miei libri di testo. Ed ho capito che veramente volevo continuare con la fisica.
3. Riccardo: “Quale è stato il suo primo esperimento?”
G.C: Nel 1983, ero studente all’Università di Pisa, ho avuto l’opportunità di partecipare ad un programma per “Summer Student” a Fermilab. Passare tre mesi in un laboratorio di fisica, lavorando seguito da un collega più anziano. Anche se in quel caso non ho lavorato ad un esperimento completo, ho fatto delle misure piuttosto interessanti su alcuni rivelatori di particelle che questo scienziato stava sviluppando. Io l’ho aiutato a fare queste misure ed ad interpretarle. Abbiamo anche scritto una piccola nota interna. Nel seguito sono tornato a Fermilab a lavorare (per la mia tesi di laurea) all’esperimento che ancora oggi faccio.
4. Davide: “Com’è la vita di uno scienziato?
G.C: Non è troppo diversa da chiunque faccia ricerca. In genere ci sono dei problemi che stai affrontando, degli interrogativi, e finché non li risolvi te li porti dentro, con te. Ti assillano sia mentre sei magari davanti al terminale e li affronti concretamente sia mentre magari stai guidando o guardando la TV. È peggio quando ti tornano in mente quando sei con la tua famiglia. Io ho un figlio di 13 anni (fa la III media) e cerco di tenerli lontano quando sto con lui e con mia moglie. Però so che non sempre ci riesco!
Per quanto riguarda le ore di lavoro, finisce che se ne fanno davvero tante, almeno in certi momenti. Facilmente si arriva a lavorare 8 o 10 ore al giorno. Però quando risolvi un problema, o arrivi in fondo ad una ricerca, hai una grande soddisfazione. Io cerco di non lavorare il fine settimana, però ci sono delle volte in cui bisogna fare anche questo. Nel mio caso, poi, il mio esperimento si svolge a Fermilab, vicino Chicago, e quindi ogni tanto devo andare laggiù (in effetti vi scrivo sulla via del ritorno). In quei momenti finisce che lavoro anche di più. Ci sono sempre tante cose da fare e le giornate sembrano troppo corte!
5. Stefano: “Qual è la sua scoperta più importante?”
G.C: Ho partecipato alla scoperta del quark top, nel 1994-1995. Noi pensiamo che il mondo sia fatto da quark (6 in tutto). Fino al 1974 se ne conoscevano 3, altri due sono stati scoperti nel 1974 e nel 1976. L’ultimo l’ha scoperto il gruppo nel quale lavoro. E’ stata una bella impresa collettiva. Un gruppo è come una squadra, ciascuno fa una parte e tutti si va insieme verso la meta! E’ stata una scoperta abbastanza importante, la fine di una caccia durata 19 anni! Ora usiamo il top per farci “raccontare” qualcosa su processi che ancora non conosciamo.
6. Daniele e Adele: “Quali sensazioni ha provato in quella notte del 13 ottobre 1985?”
G.C: Contentezza. Allegria. Sentivo che avevamo fatto un primo passo. A differenza di molti colleghi più anziani che si crucciavano che avessimo dovuto interrompere subito, io non ero preoccupato. Ero giovane, avevo la vita davanti e un esperimento che avevo appena incominciato. Avevo ragione. Delle volte i giovani sono più saggi!
(La foto a lato risale al 1987. L'ho reperita in rete tra le foto dei partecipanti all'esperimento CDF)
7. Stefano: “Quanti insuccessi ci sono stati prima di arrivare ad una scoperta importante?”
G.C: Bella domanda. In realtà non c’è una vera risposta. La ricerca procede cercando nuove risposte a vecchie (qualche volta anche a nuove) domande. Se la risposta è giusta o sbagliata non lo sai a priori. Lo scopri per via. L’insuccesso di oggi può essere il successo di domani. Qualche volta puoi trovare subito la strada. Altre volte non ci riesci, ma magari arriva qualcuno che, partendo da quello che hai fatto, arriva più in la.
8. Simone: “Che cosa ha imparato, come scienziato? Di che cosa si occupa specificamente?”
G.C: La prima cosa che mi viene in mente è che, anche le cose più complicate, le hanno fatto donne ed uomini come me e come voi. Non sono stati i marziani, ma dei nostri simili. Quindi tutto è alla portata di tutti. Non bisogna mai guardare qualcosa come “impossibile”. Può essere difficile, e non é detto che uno ci riesca. Ma impossibile, no. E questo mi porta alla seconda considerazione. Ogni tanto capita che qualcuno mi dica “ma questo, se il tuo esperimento non l’ha fatto finora, nessuno potrà farlo”. La mia risposta, tutte le volte, é: “Io sono in grado (qualche volta) di dimostrare che una cosa può essere fatta, ma non me la sento di porre limiti all’ingegno umano e dire che una cosa non può essere fatta, solo perché noi non siamo stati in grado”.
L’umanità é sempre riuscita ad andare avanti, sin da quando é uscita dalle caverne. Noi non siamo mica tanto diversi, anche se viviamo in appartamenti e non in caverne!
9. Robert: “Quanto è importante nella sua vita la Scienza?
G.C: Tanto. Delle volte mi rendo conto che, come a venti anni mi calmava cercare di risolvere un problema, ora che ne ho cinquanta, mi da’ davvero pace concentrarmi su un risultato, su un numero e cercare di capire cosa vuol dire, cosa mi racconta (che fisica mi racconta). Mi piacciono i momenti in cui mi sfilo l’orologio dal polso e lo metto in un cassetto. Il tempo non é più il tempo delle lancette, ma è solo il tempo del mio pensiero, della mia riflessione, del mio lavoro.
10. Allegra: “Come ci si sente ad essere uno scienziato importante, che quindi può fare molto per migliorare la vita di tutti?”
G.C: Domanda insidiosa! Non mi definirei uno scienziato importante, non ho preso il Nobel e non lo prenderò! Non so bene come definire l’importanza! Però ti voglio dire alcune cose. Il mio lavoro si concentra sulla ricerca di base. Una ricerca che non ha immediate applicazioni pratiche. So che, per rispondere alle domande che ci poniamo, abbiamo bisogno di spingere la tecnologia oltre i suoi limiti. Praticamente nulla di quello che usiamo nei nostri esperimenti si può comprare direttamente da ditte. Quasi tutto ha bisogno di essere modificato e spinto “oltre”. Quindi so che per il mio lavoro sviluppo, direttamente od indirettamente, delle tecnologie che migliorano la vita di tutti. E questo mi fa piacere. Ad esempio, il bisogno di comunicare e di scambiare informazioni tra i fisici delle alte energie (gruppo di scienziati cui appartengo) ha spinto a sviluppare il World Wide Web. Quindi internet, così come la conoscete, è nata venti anni fa proprio in un laboratorio (il CERN) che è il gemello, europeo, di quello dove io lavoro.
Molte tecniche sviluppate nel mio settore sono utilizzate in ambito medico o per la conservazione dei beni culturali.
11. Andrea e Davide: “Qual è stata la sua esperienza più difficile?
G.C: Professionalmente parlando è stato durante la costruzione di un rivelatore. Ora devo diventare un po’ tecnico. Il mio esperimento è fatto da tanti rivelatori di particelle. Una decina di anni fa ne abbiamo dovuto rimpiazzare parecchi. Uno di questi lo abbiamo costruito per metà in Italia. Nessuno lo aveva fatto prima di allora, ed gruppetto di persone con cui lo facevo era veramente piccolo. Solo due di noi erano persone con una certa esperienza, gli altri (pochi) erano giovani colleghi che si erano appena laureati. Ciascuno di noi aveva un compito specifico ed alcune persone non erano rimpiazzabili. Una di queste, una mia collega –bravissima- era rimasta incinta (insieme a me l’unica con esperienza). Nessun problema finché, ad un controllo, a parecchi mesi dalla data presunta del parto, non le trovarono un problema che avrebbe potuto causare l’interruzione della gravidanza e quindi le ordinarono riposo assoluto. Dalla sera alla mattina avevo perso una colonna, e l’unica persona che potesse rimpiazzarmi all’occorrenza, nonché una colonna vera e propria del gruppo. Ecco quello è stato un momento difficile. Improvvisamente mi sono trovato solo (anche fisicamente: dividevamo l’ufficio in un periodo in cui ero al lavoro tutti i giorni dalle 8 della mattina alle 8 della sera), e mancavano ancora (stimate) 3 settimane alla fine della costruzione del nostro rivelatore. In pratica il 10% del rivelatore era ancora da costruire e non avevamo tempo! Devo dire che ce l’abbiamo fatta anche grazie agli sforzi di una giovanissima collega (allora appena laureata) che si è dimostrata non solo brava ma molto matura e pronta a prendersi delle responsabilità importanti. Infatti poi è diventata una bravissima fisica!
12. Daniele: “Che cosa avrebbe fatto se non fosse diventato uno scienziato?”
G.C: Mi piaceva molto la storia. Ho vissuto la mia adolescenza durante un grande periodo di impegno civile, ed anche da questo derivava la mia passione per la Storia. Però io ho un fratello maggiore, e già lui studiava Storia. Era impossibile per me praticare la stessa strada (chi ha fratelli maggiori forse capirà), dovevo cercare la mia strada. Per un po’ ho anche continuato a leggere di storia (mi piaceva tanto la storia moderna e quella medievale), ma poi ho dovuto smettere, non avevo abbastanza tempo...
Una domanda per voi: "Sapete fare i cappelletti?? Io si!! E mi piace farli, ho anche insegnato a mio figlio come farli. Mia mamma era romagnola come voi. Fare con le mani delle cose è molto simile (lo so che non ci crederete ma é così) al lavoro del fisico sperimentale".
Stupendo l'articolo.
RispondiEliminaStupenda l'idea dell'intervista.
Stupende le domande dei ragazzi.
E stupenda la disponibilità che questo importante scienziato ha dimostrato nel rispondere alle domande dei ragazzi.
Non succede tutti i giorni di poter intervistare personaggi così importanti.
I ragazzi sono stati bravissimi nel formulare le domande, alcune davvero intriganti ed impegnative.
Avevo già letto di G.C. nel tuo articolo di qualche tempo fa e già allora mi aveva molto colpito l'entusiamo con cui raccontava di quella notte eccezionale e soprattutto il fatto di condividere quelle sue sensazioni anche con chi quella notte non c'era; una forma di partecipazione collettiva regalata anche ai lettori.
Con questa intervista ha confermato, se ce ne fosse bisogno, la sua grandezza, prima di tutto come uomo e poi come scienziato che ben comprende l'importanza di avvicinare "giovani leve" al fantastico mondo della Fisica.
E come si fa ?
Con la disponibilità, la semplicità e la condivisione.
Un ringraziamento a te cara Annarita
per averci fatto conoscere un po' meglio e da un punto di vista più umano un "vero scienziato"
Un ringraziamento anche ai ragazzi,
senza i quali non avremmo potuto apprezzare le risposte dello scienziato.
Davvero tutto molto bello, interessante ed istruttivo
Un salutone
Marco
Grazie del commento, Marco. Come al solito, hai saputo toccare i nodi di ciò che conta.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Un' intervista piacevole che ho scorso con interesse e poi la chicca finale è...romagnolo.
RispondiEliminaBuona domenica Annarita.
Teoderica.
che belle risposte e anche che belle domande
RispondiEliminaGrazie, sconosciuto/sconosciuta...
RispondiEliminaCondivido tutti i commenti
RispondiEliminadi questa bellissima pagina
Bella da leggere
e da apprezzare.
Grazie a te Annarita
abbiamo conosciuto lo scienziato
Giorgio Chiarelli
è stato veramente emozionante
e immagino l'emozione dei ragazzi
e la tua e puoi immaginare la nostra.
Che possa questa intervista
dare i suoi frutti e fare breccia nei cuori
dei tuoi alunni, grazie a questa stupenda pagina.
Un grazie a Giorgio Chiarelli
e alla sua disponibilità.
Accettare questa intervista
è stato un gesto davvero bello
I ragazzi lo ricorderanno per sempre!
Un grazie a voi ragazzi e mettetevi sotto
che il mondo ha sempre più di bisogno di scienziati
Buona scuola ragazzi.
Un grazie alla vostra professoressa
che con questa pagina ha regalato a tutti
una grande emozione.
Hai dei ragazzi in gamba Annarita
ma anche loro hanno una professoressa in gamba.
Buona scuola
Bacione ciao.
anche io sono un appasionato di storia, e mi piacerebbe molto fare il liceo classico,pero' le scienze non fanno per me.grazie per avere risposto alle mie domande.daniele
RispondiEliminagrazie giorgio per aver risposto,i cappelletti si, diciamo che li so fare abbastanza bene.beatrice1b
RispondiEliminaBeh sono proprio bravi questi ragazzi. Devi esserne orgogliosa.
RispondiEliminaNoto, nella richiesta fatta alla prima domanda, quella sull'età nella quale nasce la passione scientifica, una certa qual indagine dai risvolti personali, quasi a voler verificare se si è ancora in tempo. In realtà si è sempre in tempo. Molti si affannano ad affermare l'utilità dello studio, e in realtà sembra che, ragionando grossolanamente, una qualche relazione tra reddito e livello di studio ci sia. Un altro motivo potrebbe essere ricercato nella cura del proprio cervello, che si mantiene in buona salute se tenuto in attività. E sono due motivi, come dire, materialistici, pratici, per scegliere di studiare. Ve n'è altri? Una crescita spirituale, un allargamento degli orizzonti, una migliore tolleranza, sono eventi che si accompagnano ad una vita di studi o ci appartengono già dalla nascita?
Non so la risposta.
Complimenti anche al grande Giorgio Chiarelli. Fa sempre piacere sapere che vi sono grandi intelligenze italiane in tutti i settori.
Paopasc
Che meraviglia, Annarita!...Mi si è aperto il cuore, non dico altro!
RispondiEliminaBravissimi ancora una volta i tuoi primini!
Grazie, mia carissima amica, per il grande nutrimento della mente e dell'anima, che ci offri.
Un bacione e un grazie speciale al bravissimo Chiarelli, davvero una bella persona, oltre che un Fisico straordinario!
maria I.
graaaaaaaaaaaande giorgio che belle risposte e che disponibilita a rispondere alle nostre domande .a proposito io so fare i cappelletti!
RispondiEliminaalessandro rubicondo
Hai dei ragazzi in gamba Annarita, ma anche loro hanno una professoressa in gamba
RispondiEliminaGrazie doppiamente, rosaria.
Un bacione.
marco registrati cosi riusciamo a riconoscerti quando lasci un commeto come la nostra prof
RispondiEliminasono davide hu di 1 b il commento che ho lasciato a marco
RispondiEliminai cappelleti nn le so fare ma mi piace tanto (per il scienziato)
RispondiEliminada Davide Hu 1B
grazie per avermi risposto alla domanda che ti avevo proposto
RispondiEliminasono Andrea Tabanelli
da quanto tempo sta nel laboratorio di fermilab?
RispondiEliminal'autore del 25e 25 sono io prosperi michael classe 2b
RispondiEliminaVi ho già detto quanto siete stati bravi nel formulare le domande allo scienziato e quanto siete stati fortunati a trovare una persona così disponibile.
RispondiEliminaVoglio nominare tutti quelli di voi (quelli che sono riuscito ad intercettare)
che sono passati sul blog a commentare ed a rendere quindi questo post ancora più bello. Ringrazio quindi:
Simone, Stefano, Daniele, Beatrice, Alessandro, Andrea, Alice, Alex, Anita e Teresa.
Non mi sono scordato di te Davide Hu.
Mi hai chiesto di registrarmi per essere più riconoscibile e io agli ordini obbedisco.
Da oggi io sono e sarò 95ulisse.
( anche voi fatevi riconoscere, basta anche solo che scriviate sempre il vostro nome alla fine del commento, non c'è bisogno che vi iscriviate )
Beh! 95... non c'è bisogno che ve lo spiego.
Ulisse, perchè era un "tipo" molto inteligente e soprattutto un gran furbacchione. Io non sono certo così, faccio solo finta di esserlo e magari il Nik mi aiuta ad autoconvincermi.
Se non la conoscete la storia di Ulisse ( per i nemici "Nessuno" ), fatevela raccontare o provate ad informarvi anche da soli.
Un salutone a tutti
ed un abbraccio alla mia prof preferita.
Marco
PS:
Credo che allo scienziato Chiarelli, piacciano anche altri tipi di pasta, non solo i cappelletti; forse voleva dirci che anche la manualità, il sapere fare, costruire, anche cose materialmente concrete, fa parte del lavoro di un buon Fisico. Quindi, studio e azione.
salve prof sono alessandro zacchini di 1b è molto bello il siyo scentificando complimenti
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