sabato 2 ottobre 2010

Omaggio Dell’Académie Des Sciences A Georges Charpak


Georges Charpak ci ha lasciato nella notte tra il 28 e il 29 settembre. E' morto pacificamente nella sua casa di Parigi, in rue Pierre e Marie Curie. E’ stato un grande fisico polacco, naturalizzato francese. Sono rimasta colpita negativamente dalla scarsa rilevanza data dai media italiani, anche le testate online di divulgazione scientifica, all’evento.

Georges Charpak, oltre che un fisico di eccezionale levatura, è stato un uomo che si è prodigato generosamente e senza sosta per il bene dell’umanità, sia studiando l’applicazione delle sue scoperte in campo medico per il miglioramento delle indagini diagnostiche, che sostenendo la causa della scienza in ambito scolastico grazie al movimento La main à la pâte.

Per questo, non soddisfatta degli scarni articoli dei media italiani, ho svolto un’indagine nella blogosfera francese, riuscendo a trovare un significativo omaggio dedicatogli dall’Académie des sciences.

Così, in possesso di un cattivo francese acquisito da autodidatta, mi sono avventurata in una traduzione del documento, che potete consultare qui, in lingua originale.



*****



Georges Charpak, nato il 1 Agosto 1924 a Dabrowica Polonia,  si trasferì  in Francia all'età di 7 anni. Entrato nella Resistenza  nel  1941, fu deportato a Dachau, e  divenne cittadino francese nel 1946. Conseguita la Laurea in Ingegneria presso l'Ecole des  Mines de Paris, entrò nel 1948 come stagista presso il Laboratorio CNRS di Fisica Nucleare del College de France, diretto da Frederic Joliot,  e conseguì il dottorato  in scienze nel 1955. Svolse la carriera di fisico  presso il Centro europeo di ricerca nucleare (CERN) di Ginevra, che lasciò nel 1989. Invitato dal suo amico Pierre-Gilles de Gennes come professore presso la Scuola di Fisica e Chimica Industriale del Comune di Parigi (ESPCI), fu eletto membro dell'Accademia delle Scienze nel 1985 e ricevette il Premio Nobel per la fisica nel 1992.

Di una vita così ricca che si è appena conclusa,  l’omaggio dell’ Académie des sciences si focalizza su due aspetti della sua personalità: quello del fisico,  e quello della passione per l'istruzione.

La sua vita come  fisico nucleare, iniziò con una sfida: Georges Charpak  ebbe l'incarico di costruire un rivelatore di particelle il cui principio risale al lavoro di Geiger. Si trattava di una camera attraversata da un filo elettrico sotto tensione;  il passaggio di una particella carica provocava una scintilla. Georges Charpak  dimostrò presto  eccezionali  qualità nella progettazione e nella costruzione di questi rivelatori, rendendoli  progressivamente più efficaci. In questo contesto svolse  il lavoro che ha rivoluzionato la fisica sperimentale delle particelle elementari, con applicazioni in diversi campi come l'astrofisica o di medical imaging.

Nel 1960, lo strumento essenziale per uno sperimentatore, che aveva a che fare con acceleratori di particelle di grandi dimensioni, è stato la camera a bolle. L’ultima camera a bolle, costruita in Francia con il nome di Gargamelle e messa in funzione al CERN,  consentì grandi scoperte, tra cui, nel 1973, una nuova forma di interazione  debole, detta  interazione delle correnti neutre, da parte del fisico francese André Lagarrigue. Ma  le camere a bolle presentavano diversi limiti ed è in tale contesto che  Georges Charpak inventò la camera proporzionale a multifili per cui ricevette il
Premio Nobel per la Fisica nel 1992. Pertanto dall’idea basata su banchi a filo unico, progettò rivelatori planari costituiti da strati di fili paralleli, portati a un alto potenziale elettrico. Una particella elettricamente carica ionizza la camera a gas, e il segnale elettrico, causato dalla raccolta di elettroni e ioni prodotti sul filo più vicino, consente la localizzazione spaziale delle particelle. Infatti, l'intenso campo elettrico in prossimità del filo sottile moltiplica gli ioni, causando una amplificazione del segnale. Un insieme di piani di fili aventi diverso orientamento fornirà poi informazioni che permettono di ricostruire le traiettorie delle particelle. La capacità inventiva di Georges Charpak si è manifestata  nella  grande abilità riguardo alla scelta dei gas, nella meccanica dei piani di fili ultrafini, e nello sviluppo di circuiti elettronici a basso rumore. Seppe estendere questo concetto alle camere dette a deriva, a fili molto più lontani, ma in cui la precisione spaziale viene ripristinata attraverso la misurazione dei tempi di migrazione degli ioni tra il punto di impatto della particella e il filo più vicino dove  si manifesta l'amplificazione del segnale elettrico.

Considerata l'importanza del lavoro di Georges Charpak, tutti gli esperimenti di fisica delle particelle degli ultimi quarant’anni hanno utilizzato rivelatori basati sulla sua idea. L'accuratezza spaziale e temporale di questi rivelatori e la loro flessibilità hanno consentito la realizzazione di esperienze forti che hanno fornito una grande quantità di risultati. Tra questi sono incluse le scoperte dei bosoni  messageri dell'interazione debole al CERN (Ginevra), il gluone (messaggero dell’ interazione forte tra quark) all'acceleratore DESY (Amburgo), il quark pesante al Fermilab (Chicago), i tre tipi di neutrini al CERN. Gli esperimenti attualmente in esecuzione sul LHC al CERN traggono enormi benefici dalle idee di Georges Charpak.

Il fisico delle particelle ha voluto mettere le sue conoscenze al servizio della biologia e della medicina di base. Nel 1990, consapevole delle potenzialità dei suoi rivelatori, e sicuro che i rischi, dovuti all’esposizione a radiazioni ionizzanti, deve essere ridotto al minimo in medicina, in particolare per i bambini, sviluppò metodi potenti per la radiografia: il metodo EOS diminuisce di diversi ordini di grandezza il tempo di esposizione ai raggi X e permette, inoltre, una visione globale del corpo in posizione verticale.

Alla sua statura di fisico, se ne aggiunge un’altra di simile grandezza:  quella di appassionato di pedagogia, di umanista illuminato, di cittadino del mondo.
Arrivato in Francia all'età della scuola primaria, Georges Charpak accolse con fervore,  in  questa scuola della Repubblica le cui virtù non cessò mai di proclamare, i rudimenti di una lingua e di una cultura che amò per tutta la vita. Mai, nel corso di una vita esemplare in termini di lotta per la giustizia e la libertà,  egli si arrese alla terribile mancanza di cultura e di conoscenze di base,  in cui versano tanti bambini. Una cultura che si fonda sull’ apertura al mondo,  sia nei fatti che nelle idee, una cultura che è desiderio di conoscere e comprendere,  una cultura che è slancio verso la razionalità e la verità.

Questo è l'uomo che, nei primi anni del 1990, si appassionò per ciò che allora realizzava nei più poveri sobborghi di Chicago il suo collega ed amico Leon Lederman,  anch’esso premio Nobel per la fisica. Di fronte alla calamità delle scuole abbandonate dagli studenti e minate dalla violenza più brutale, Lederman aveva deciso di salvare queste scuole in nome della scienza. Dopo aver  fondato, nel cuore di Chicago, un centro di formazione per insegnanti,  aveva un po’ alla volta contribuito a modificare profondamente il rapporto tra gli studenti e i loro insegnanti attraverso l'introduzione di un metodo chiamato "Hands-on", grazie al quale i bambini apprendono  la scienza, praticandola in prima persona.

Colpito da questo esempio, Georges Charpak suggerì  al ministro della Pubblica istruzione del tempo, Francois Bayrou, la rinascita di una educazione scientifica profondamente innovativa. Così, seguendo  l’iniziativa di Lederman, creò il movimento La main à la pâte, sostenuto dal voto unanime dell’Accademia delle Scienze, nel luglio del  1996.
Alcune centinaia di insegnanti, a partire dall’autunno successivo,  si lasciarono coinvolgere nella sperimentazione. In questo progetto, sono i bambini, guidati dai loro maestri, che, a partire da una domanda sui fenomeni naturali, propongono ipotesi -  che siano spesso false o ingenue poco importa purché frutto della loro immaginazione-; poi le verificano con esperimenti rudimentali, ma corretti in linea di principio, per trovare un  briciolo di verità  nelle cose del mondo; e che, infine, fase essenziale, scrivono nei loro quaderni delle scienze le piccole e grandi avventure intellettuali, vissute collettivamente. Contemporaneamente  si forma, sotto l’egida dell'Accademia delle Scienze e con l'apporto entusiasta di molti dei suoi membri, un’ équipe, chiamata Lamap, i cui compiti sono quelli di far crescere e dare vita, con il sostegno continuo e generoso di Georges Charpak, agli sviluppi infiniti della sua idea. Egli capì fin dal principio che nulla poteva essere realizzato se gli insegnanti della scuola non avessero ricevuto un forte sostegno da parte della comunità scientifica (ricercatori, studenti, tecnici...), che continua a crescere oggi.

Durante la fase di lancio, Georges Charpak fu un creatore straordinario, sciogliendo i dubbi con la sua umanità, ascoltando le critiche e tacitando le obiezioni con quella forza di convinzione che deriva dalla pura generosità. Oggi, sopravvive un notevole corpus di lavori: la scienza è viva e presente in quasi la metà dei francesi della scuola primaria. La pedagogia di La main à la pâte  non è dogmatica: Georges Charpak è stato il primo ad affermare che se vogliamo insegnare ai bambini i nomi dei pianeti, essi dovranno imparare con il cuore!

Una proroga inaspettata ed emozionante di La main à la pâte  è stata, negli ultimi dodici anni, la sua rapida diffusione all'estero. Non appena fu noto, soprattutto attraverso le relazioni internazionali dell'Accademia delle Scienze,  ciò che Georges Charpak aveva lanciato nel nostro paese, le richieste di assistenza e collaborazione iniziarono ad arrivare numerose. Oggi, La main à la pâte  è disponibile in diversi paesi dell’ Europa, America Latina, Cina, Turchia, Malesia, Egitto, Cambogia, e in alcuni paesi francofoni dell’Africa, oltre a mantenere forti legami con il Nord America.

Domanda finale (che è anche quella iniziale): Perché insegnare la scienza ai bambini? Per aumentare il numero di scienziati e ingegneri di cui il nostro paese ha certamente bisogno? Perché no, se questo può essere un risultato. In realtà, nello spirito di Georges Charpak, non vi è affatto il ruolo principale di un tale insegnamento. Egli, ha voluto innanzi tutto che i bambini si appropriassero di uno spirito di disciplina, sviluppassero un’intelligenza nutrita da un costante interrogarsi sulle cose, che imparassero a districarsi tra ciò che è vero e ciò che è falso, e
infine che  riuscissero a esprimere il loro pensiero in un linguaggio chiaro e comprensibile, essendo profondamente consapevole del forte legame che esiste tra scienza e linguaggio. Sperava che l'esercizio della ragione, inculcato fin dall'infanzia, proteggesse l'umanità dal fascino pericoloso esercitato da guru di qualunque genere.

In breve, ciò che ha fortemente voluto Georges Charpak è stato di rendere il bambino un essere di cultura.

Queste due componenti della ricca vita di Georges Charpak  si ritrovano nei suoi molteplici impegni, per lo più pubblici. Particolarmente intenso è stato l'insieme delle sue posizioni riguardo al nucleare. Da un lato, con il suo amico Richard Garwin, ha continuato ad esprimere una  decisa opposizione sia all’accumulo irrazionale di armamenti nucleari e ai loro rischi di diffusione per fini terroristici, che a quello di altre armi che la scienza potrebbe  concepire. Dall’altro, ha continuato a sostenere fortemente l'uso civile dell'energia nucleare, almeno all'orizzonte del secolo, per soddisfare le esigenze dell'umanità senza compromettere il cambiamento climatico.

L'Accademia delle Scienze e l'intera nazione hanno perso una figura tra le più prestigiose, un uomo  che con passione si è dedicato alla scienza e con una passione altrettanto grande si è dedicato  al bene della società, profondamente coinvolto e preoccupato per il futuro del mondo.


8 commenti:

  1. Davvero una grande perdita! Un altro gigante della Fisica e non solo, che ci lascia. Grazie per averlo ricordato!

    Saluti,
    Carla

    RispondiElimina
  2. Rosaria, Maria, Lisetta, Carla, vi ringrazio di aver reso omaggio con la vostra preziosa presenza a questo grande che ci ha lasciati.

    La sua eredità brilla e brillerà in futuro se ci sarà  un solo uomo e una sola donna di buona volontà a raccoglierla.

    Un abbraccio cumulativo.
    annarita

    RispondiElimina

  3. Dalla tua narrazione emerge, al di sopra dello scienziato, l'uomo di buona volontà che ha speso la sua vita per il progresso dell'essere umano. Non poteva non essere un uomo di straordinaria intelligenza avendo compreso che la promozione dello sviluppo umano nasce proprio dall'investire nella formazione e nell'istruzione del cucciolo d'uomo. Non con aridi tecnicismi ma con l'armonioso assecondamento dello sbocciare dell'aspetto relazionale dell'intelligenza: così si impara ad ascoltare gli altri, ( e quindi a conoscere se stessi), rispettandoli profondamente.
    E tu, AnnaRita, stai adempiendo ad un compito analogo: nutrendo le radici della memoria impedisci che la conoscenza si disperda; consenti che gli uomini imparino a sperare nell'altro, nella collaborazione che sola consente vero progresso. Anche tu sei un uomo di buona volontà.

    RispondiElimina
  4. Capisco il tuo rammarico nel non aver trovato riscontri nei media. Un personaggio che ha così tanto dato alla scienza meritava sicuramente di più. Ciao Annarita, Roberta.

    RispondiElimina
  5. Caro Giuseppe, ti ringrazio del commento e della gradita presenza. Hai centrato la grandezza di quest'uomo della scienza.

    Troppo buono il giudizio nei miei confronti.
    Un salutone.
    annarita

    RispondiElimina

  6. Brava Annarita,
    sono capitato per caso oggi sl tuo blog e trovare questo bel ricordo del buon vecchio Georges, mi ha commosso. Forse sono l'unico tra quelli che si stanno complimentando con te ad averlo conosciuto per tanti anni e posso assicurarti che nulla di quanto trovi scritto in giro è immeritato.
    Georges era unico e di una brillantenza eccezionale, ma quello che non trovi scritto, anche se puoi evincerlo da quello che ha fatto, sono le sue doti umane e la sua simpatia.
    E' non solo un grande fisico ma un grand'uomo quello che ci ha lasciato.
    Non mi meraviglia la scarsa rilevanza mediatica.... sono altre le cose che interessano i media oggigiorno.
    Complimenti ancora
    Paolo

    RispondiElimina

  7. Paolo, non so chi tu sia, ma se hai conosciuto personalmente il grande Georges, non posso negare di nutrire una sana invidia nei tuoi confronti.

    Grazie del commento.

    Un salutone.
    annarita

    RispondiElimina