Carissimi,
pubblico la lettera di Mario Lodi indirizzata ai maestri e maestre d’Italia come esortazione e augurio per l’avvio del nuovo anno scolatico.
Condivido molto del contenuto perché da sempre l’obiettivo principe della mia azione didattica consiste nel rendere il “fazzoletto” di scuola che coltivo a misura di ragazzo e ragazza.
Chi legge da tempo i miei lavori avrà colto gli obiettivi ad essi sottesi, che mirano a facilitare e a sostenere l’apprendimento.
Insegnare oggi, educare oggi è però un po’ diverso dai tempi del maestro Lodi. Sì erano tempi difficili anche quelli del dopoguerra, ma permeati dallo spirito della ricostruzione. Allora, la scuola di don Lorenzo Milani sembrava realizzabile…
Oggi, invece, si sta facendo di tutto per demolire la Scuola pubblica, la si sta smantellando pezzo per pezzo: tagli alle risorse, al sostegno, al personale ATA…tagli sevaggi.
Caro Maestro, è molto difficile ora come allora con la differenza che ai suoi tempi c’era un impulso forte chiamato speranza. La speranza adesso è un fiammella che rischia di spegnersi. Lo percepisco ogni giorno sul campo, soprattutto da parte dei giovani insegnanti, che appaiono preoccupati per la precarietà del loro futuro.
Ma, nonostante la situazione, noi insegnanti continueremo per la nostra strada, pur vacillando, perché quando “si sceglie” questo mestiere lo si fa credendo, e continuando a credere, in esso sempre e comunque. Perché il lavoro dell’insegnante trae la sua linfa vitale dagli alunni e si alimenta grazie all’energia che proviene da loro.
Stia tranquillo caro Maestro: siamo orgogliosi del nostro mestiere, sappiamo bene quanto sia complesso e importante. Cercheremo di non perdere nessun alunno per strada, anche se non sarà facile.
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UN SALUTO PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO
Care maestre e cari maestri,
mi è capitato spesso, in questo periodo, di ricevere lettere o telefonate da qualcuno di voi. La domanda che mi viene rivolta con maggiore insistenza è: “Come facciamo a insegnare, in tempi come questi?”.
I sottintesi alla domanda sono molti: il ritorno del “maestro unico”; classi sempre più affollate; bambini e bambine che provengono da altre culture e lingue e non sanno l’italiano, etc.
Anch’io, come voi, soprattutto nei primi anni della mia attività di maestro, mi ponevo interrogativi analoghi.
Ho cominciato ad insegnare subito dopo la guerra. Le classi erano molto numerose. Capitava anche di avere bambini e bambine di età diverse.
Forse qualcuno di voi ha la brutta sensazione di lavorare come dopo un conflitto: in mezzo a macerie morali e culturali, a volte causate dal potente di turno – ce n’erano anche quando insegnavo io – che pensa di sistemare tutto con qualche provvedimento d’imperio.
I vecchi contadini delle mie parti dicevano sempre che i potenti sono come la pioggia: se puoi, da essa, cerchi riparo; se no, te la prendi e cerchi di non ammalarti e, magari, di fare in modo che si trasformi in refrigerio e nutrimento per i tuoi fiori.
Il mio augurio per il nuovo anno scolastico è questo: non sentitevi mai da sole e da soli!
Prima di tutto ci sono i bambini e le bambine, che devono essere nonostante tutto al centro del vostro lavoro e che, vedrete, non finiranno mai di sorprendervi.
Poi ci sono altre e altri che, come voi, si stanno chiedendo in giro per l’Italia quale sia ancora il senso di questo bellissimo mestiere. Capitò così anche a me, anche a noi. Cercammo colleghe e colleghi che si ponessero le nostre stesse domande e fu così che incontrammo Giuseppe Tamagnini, Giovanna Legatti, Bruno Ciari e altre e altri con i quali costruimmo il Movimento di Cooperazione Educativa.
Poi ci sono anche i genitori e le zie e i nonni dei vostri alunni e delle vostre alunne, che possono darvi una mano, se saprete, anche insieme a loro, rendere la scuola un luogo accogliente e bello, in cui ciascuno abbia il piacere e la felicità di entrare e restare assieme ad altri.
Non dimenticate che davanti al maestro e alla maestra passa sempre il futuro. Non solo quello della scuola, ma quello di un intero Paese: che ha alla sua base un testo fondamentale e ricchissimo, la Costituzione, che può essere il vostro primo strumento di lavoro.
Siate orgogliosi dell’importanza del vostro mestiere e pretendete che esso venga riconosciuto per quel moltissimo che vale.
Un abbraccio grande.
Mario Lodi
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Fonte|Education 2.0
Visitate il sito di Mario Lodi.
Leggete la sua biografia.
Carissima Annarita, desidero complimentarmi, a parte, con te, per le condivisibilissime, ma purtroppo verissime, considerazioni fatte sul disagio di una scuola "mutilata" e bistrattata. La nostra determinazione e l'amore per il nostro difficile mestiere non spegnerà mai quella "fiammella", che se opportunamente alimentata può dar vita ad un grande fuoco, che arderà robusto e grintoso.
RispondiEliminaUn bacione,
maria I.
RispondiEliminaDue considerazioni.
C'è mai stato un momento arcadico nella storia della scuola, soprattutto nella storia personale di chi insegna? Un momento rispetto al quale fare i riferimenti, oppure ogni momento aveva i suoi aspetti positivi e negativi, così da sembrare, nel momento, nè migliore nè peggiore di altri? Salvo poi ricostruire nel ricordo certe piccole differenze, che sono fisiologiche, ingigantendole, e facendo diventare un momento leggermente migliore come un momento d'oro e quello leggermente peggiore come un momento buio.
In più, la realtà è così, mai completamente appagante, sempre conflittuale, mossa, piacevole e spiacevole, dipendente dall'umore, dalle nostre aspettative, dai nostri desideri.
Eppure è non solo lecito ma straordinario che si aspiri al meglio, all'ottimo, che si cerchi il sistema perfetto, che si desideri il bene dell'altro, e che si lotti strenuamente per realizzarlo. Dietro questo percorso è sotteso un apparato concettuale in grado di focalizzare un punto di arrivo? Un bersaglio pedagogico ottimale al quale tendere?
Oggi ho iniziato un libro che si intitola La scuola fa male, ma il titolo originale è un altro Secrets of a Buccaneer-Scholar. L'autore è James Bach, e proverò a parlarne i prossimi giorni. Il titolo italiano rende abbastanza l'idea, anche se il concetto sottostante è più complesso di quello che si può immaginare dal titolo.
paopasc
Non dimenticate che davanti al maestro
RispondiEliminae alla maestra passa sempre il futuro.
Anche Rosaria, sottolinea questa frase ,
la stessa di M I
che a volerla realizzare in parole,
secondo il mio modesto parere,
di lettere se ne potrebbero
scrivere ancora tante.
Davanti alla vostra cattedra
passa il passato il futuro
e sogni da realizzare
quelli dei ragazzi e non solo...
Chi sta sulla cattedra
ha un grande impegno
quello di non ammazzare
i sogni dei ragazzi e i
Vostri Cari Professori.
La scuola, è una cosa molto seria
e solo persone che l'amano
possono abbracciare questo lavoro
Se la pioggia distrugge il raccolto
è vero non succede nulla
Ma il vostro seminare non
somiglia a quello del contadino
è molto più importante e
dal vostro seminare
si conteranno le fioriture
A quanto pare, i tempi non sono molto diversi
dal dopo guerra
la guerra non è solo quella che si
fa con le armi.
Noi stiamo vivendo una guerra
con armi diverse, ma più pericolose...
Arme che distruggono le anime ,
lasciando un corpo vuoto
Rinnovo gli auguri di un buon
Anno Scolastico agli Studenti
e a tutti Professori di buona volontà.
Come te e tanti come te
e dal mio angolo va a tutti voi
il mio grazie.
Ho scritto di getto quello
che sentivo di dire
Un bacione cara Annarita
RispondiEliminaCara Annarita,
ti ringrazio per le parole con cui hai voluto accompagnare questa accorata lettera del grande Mario Lodi.
Lettera che ha accarezzato i nostri problemi, abbracciandoli, ma anche indicando il vero senso del nostro lavoro, quello che non ci fa demordere, che ci sostiene sempre, in tutte le situazioni: i bambini e le bambine che abbiamo davanti e che sanno sempre "sorprenderci"...
Non dobbiamo dimenticarlo mai...tutto ci potranno togliere ma non la risorsa più importante, il fondamento della nostra attività...
E noi siamo lì per loro, con loro a costruire il futuro...
Che meraviglioso lavoro!
Grazie a te!
Grazie a Mario Lodi!
p.s.: a proposito di maestri...guarda l'immagine che accompagna il mio post dedicato a questa lettera...
RispondiEliminaNe sono sicura anch'io, Viv! Come sono sicura che i veri insegnanti si riconoscono proprio nei momenti più duri.
Un bacione.
Due considerazioni.
RispondiEliminaC'è mai stato un momento arcadico nella storia della scuola, soprattutto nella storia personale di chi insegna? Un momento rispetto al quale fare i riferimenti, oppure ogni momento aveva i suoi aspetti positivi e negativi, così da sembrare, nel momento, nè migliore nè peggiore di altri? Salvo poi ricostruire nel ricordo certe piccole differenze, che sono fisiologiche, ingigantendole, e facendo diventare un momento leggermente migliore come un momento d'oro e quello leggermente peggiore come un momento buio.
Se c'è stato un momento arcadico, io non l'ho vissuto, Pa. Però ci sono stati sicuramente tempi migliori, tempi in cui si è sperimentata una didattica costruttiva e tempi in cui la considerazione "politica" nei confronti della scuola è stata più generosa. Se devo cercare di riferimenti penso subito alla legge 517 e ai programmi del '79 della scuola media, riferendomi al livello scolastico di mia pertinenza. Non si trattava allora di un momento leggermente migliore, ma di un momento in cui si stavano gettandole basi di una scuola vera e buona...poi tutto vanificato nel periodo successivo sino ad arrivare progressivamnete allo sfacelo attuale.
Dietro questo percorso è sotteso un apparato concettuale in grado di focalizzare un punto di arrivo? Un bersaglio pedagogico ottimale al quale tendere?
L'apparato concettuale c'è e anche il punto di arrivo. In realtà ci sono sempre stati da quando esiste la scuola e gli insegnanti. Sono le condizioni al contorno da essere destabilizzanti rispetto al perseguimento.
A quanto pare, i tempi non sono molto diversi
RispondiEliminadal dopo guerra
la guerra non è solo quella che si
fa con le armi.
Noi stiamo vivendo una guerra
con armi diverse, ma più pericolose...
Arme che distruggono le anime ,
lasciando un corpo vuoto.
E invece sono molto diversi, cara Rosaria, perché gli anni del dopoguerra seppur difficili erano fattivi. Si preparavano, allora, gli anni '60, quelli del boom economico. Era in atto la ricostruzione e non soltanto da parte della scuola, ma dell'intera società
Adesso, si tende al contrario a demolire.
Un bacione.
Sei molto cara, France.
RispondiEliminaPasserò a vedre l'immagine.
Un abbraccio.
Hai ragione cara Annarita,
RispondiEliminaNon ho saputo spiegarmi bene.
bacione
RispondiEliminaSolo grazie ai Maestri si ha il coraggio di andare avanti, di questi tempi...
Ciao!
M. Grazia
Benvenuta, Maria Grazia. Condivido la tua riflessione.
RispondiEliminaGrazie del passaggio. Torna quando vuoi.
Annarita