riporto una notizia molto interessante, anche se risalente al 2 luglio scorso, dalla sezione "Comunicati stampa" dell'Università di Pisa. Eccola di seguito.
Dal mito alla realtà: il Leviatano emerge nel deserto del Perù
I resti fossili del più grande predatore della storia sono stati scoperti da un gruppo internazionale di ricercatori guidati dal professor Giovanni Bianucci, dell’Università di Pisa.
Ricostruzione di Leviathan melvillei realizzata da Charlène Letenneur del Muséum National d'Histoire Naturelle, ParisIl Leviatano, mostro marino spesso rappresentato nelle sembianze di un drago, di un coccodrillo o di una balena, riaffiora fossile nel deserto del Perù. La scoperta, pubblicata nel numero di “Nature” di luglio, è stata fatta da un team di ricercatori internazionali coordinati da Giovanni Bianucci, ricercatore al dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Pisa, e da Olivier Lambert, del Musèum national d’Histoire naturelle de Paris.
“Leviathan melvillei” è il nome scientifico che è stato dato a questo animale, dedicandolo a Herman Melville che, nel suo celebre romanzo “Moby Dick”, identifica più volte nel capodoglio quello che la tradizione biblica indica come il mostro marino per antonomasia. E “Leviathan”, uno dei più temibili predatori marini fino ad oggi conosciuti, è effettivamente un parente alla lontana dell’attuale capodoglio (“Physeter macrocephalus”) con il quale condivide le dimensioni gigantesche - intorno a 15 metri - e il grande spermaceto sopra la testa.
Il reperto è stato scoperto nel deserto costiero del Perù, a 35 km sud-est dalla città di Ica, in sedimenti di 12-13 milioni di anni fa. Sono stati ritrovati il cranio, lungo tre metri, la mandibola e diversi denti lunghi quasi 40 centimetri. Diversamente dal capodoglio, “Leviathan” aveva una batteria di denti completa: 18 nella mascella superiore e 22 in quella inferiore. Era pertanto un feroce predatore che afferrava e immobilizzava la preda con i grossi denti e ne stappava le carni a morsi, nello stesso modo dell’attuale orca (“Orcinus orca”). Niente a che vedere con il capodoglio che ha perso i denti superiori e si nutre prevalentemente aspirando a bocca aperta polpi e calamari.
Confrontato con altri grandi predatori del passato, “Leviathan” non sembra avere molti rivali alla sua altezza, sia in terra che in mare: il temibile “Tyrannosaurus” aveva un cranio che raggiungeva al massimo la metà della lunghezza di quello di “Leviathan” e denti lunghi in genere intorno a 15 cm; “Liopleurodon”, un rettile marino del Giurassico, aveva un cranio di taglia simile a quello del tirannosauro e denti di 20 cm. L’unico vero competitore di “Leviathan” fu il popolare megalodon (“Charcharocles megalodon”), uno squalo gigantesco, forse lungo fino a 20 metri vissuto da circa 30 a 3 milioni di anni fa. Incredibilmente, denti di megalodon sono stati ritrovati fossili anche nello stesso giacimento di “Leviathan”, attestando la contemporanea presenza di questi due mega-predatori nello stesso ambiente, dove probabilmente si nutrivano delle stesse grandi prede: balene lunghe 10 metri ritrovate fossili sempre nello stesso giacimento.
L’incredibile scoperta effettuata dal professor Bianucci e dai suoi collaboratori è il frutto di una lunga cooperazione internazionale, con ricerche sparse un po’ in tutto il mondo, dall’Africa al Sud America. Per quanto riguarda il Perù, le investigazioni sono iniziate nel 2006 coinvolgendo, in diverse campagne di prospezione e scavo, ricercatori dei musei di storia naturale di Bruxelles, Parigi, Rotterdam e Lima. Queste ricerche hanno portato alla scoperta di diversi giacimenti fossili eccezionali, caratterizzati da un incredibile numero di reperti, molti dei quali - come “Leviathan” - hanno permesso di riscrivere la storia di diversi gruppi di mammiferi marini.
La scoperta di mostri marini come “Leviathan” pone interrogativi che stimolano ad andare avanti con queste ricerche: quale fu l’impatto di questi mega-predatori sulle comunità marine? Quale azione selettiva esercitarono sulle prede? Come mai sono scomparsi dai mari attuali? Queste e altre domande attendono risposte esaustive che potrebbero venire da nuove scoperte in quell’incredibile laboratorio dell’evoluzione che è il deserto peruviano.
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So bene che questo tipo di notizie esercita un certo fascino sulla vostra immaginazione, ragazzi. Così ho pensato di utilizzare l'interessante scoperta come input per sviluppare un percorso di apprendimento sull'evoluzione delle cinque classi dei vertebrati attraverso ere e periodi geologici. In particolare, ci occuperemo dei mammiferi. Lo studio dei fossili ci fornirà un grosso supporto alla comprensione dei diversi fenomeni biologici coinvolti nel nostro percorso.
E adesso il video su Leviathan melvillei.
Certo che questi ritrovamenti ci pongono tante domande.
RispondiEliminaMa è sempre bello ritrovare tracce di fossili oggi inesistenti.
Questo mette in moto la fantasia, la prima sono io.
Non ho guardato il video ma lo farò.
Ciao bacione e buona giornata.
Complimenti, AnnaRita. E' solo grazie a persone come te che possiamo sperare che l'amore per la conoscenza sopravviva nelle giovani generazioni.
RispondiEliminaI tuoi allievi sono persone fortunate, spero ne siano consapevoli e ti gratifichino, almeno, con la loro ammirazione.
RispondiEliminaL'uomo di scienza scava, scava e arriva in fondo, arriva al Lievathan.
Però né la scienza ufficiale, né le scienze umanistiche si pongono la domanda, a questo punto, di cosa può comportare una simili scoperta. Indubbiamente se la pongono ma non in relazione a ciò che mi è balenato in mente.
Ma prima occorre sondare le cose che ci tramanda il mito e la storia di questo mostro marino.
Il Leviathan. Un mostro che nasce in tempi decisamente più remoti del Medioevo. È un'enorme creatura marina,descritta da Giobbe come una fiera invincibile, che comanda in modo crudele e spietato le creature del mare. Striscia come un serpente, lasciando dietro di se una scia bianca sull’acqua. Sul dorso la pelle è formata da un doppio strato di placche impenetrabili e grandi come scudi mentre il ventre è ricoperto da piastre appuntite come cocci. Nessuna arma può ferirlo. La pelle manda bagliori e gli occhi sono "come le palpebre dell’aurora". Dal suo naso esce fumo e dalle fauci sputa fiamme. Se eccitato può arrivare ad inghiottire momentaneamente il Sole o ad avvolgerlo assieme alla luna tra le sue spire, e le creature del male approfittano di queste momentanee eclissi per affinare le loro arti oscure e per lanciare malefici.
Il suo nome risale all'etimologia fenicia, dove simboleggiava una nube tempestosa che sconfigge Baal e riversa sul mondo una pioggia benefica. In seguito la tradizione lo vede come rappresentazione del Caos primitivo, risvegliatosi a causa di una maledizione fatta dal demonio contro l’ordine. Nelle leggende babilonesi Tiamat, il Mare, dopo aver contribuito a dare vita agli dei, viene sottomessa da uno di loro, Yahvè, che crea il Leviatano per governare l’Oceano e i suoi abitanti.
In seguito entra a far parte anche della tradizione ebraica e viene citato nella Bibbia.
La storia racconta che il quinto giorno Dio creò due Leviatani, un maschio e una femmina, assieme agli altri esseri del mare, ma fu costretto ad uccidere la femmina quando si rese conto che, se i due esseri avessero procreato od avessero unito le loro forze, per il mondo non ci sarebbe stato scampo. La pelle della femmina venne usata per creare gli abiti di pelle (o abiti di luce) di Adamo ed Eva.
Il mostro compare anche nell’Apocalisse, dove le sue fauci cavalcano dietro la Morte sul pallido cavallo dell’Apertura del quarto sigillo. A seconda delle varie versioni del testo, la testa vola a mezz’aria o corre su due zampe, la bocca sputa fiamme o è piena di demoni dal naso adunco.
Ed ora ritorno daccapo quando ho detto: L'uomo di scienza scava, scava e arriva in fondo, arriva al Leviathan.
Però né la scienza ufficiale, né le scienze umanistiche...
Che voglio far capire? che se le due scienze trovassero un po' d'intesa forse risalirebbero alla verità delle cose e “vedrebbero” (le cose da far nascere o rinascere) nello scheletro del Leviathan tutta una realtà di un passato remoto oltre le colonne d'Ercole. Questo mostro marino divorava tutti gli altri esseri, dunque per cominciare, già se ne trova l'accostamento con Urobos della filosofia ermetica.
Nella cultura yoga questo Leviathan, da considerare una forza immane, irresistebile, corrisponde al primo Chakra che si trova in un ossicino del coccige.
Leviathan può stimarsi una sorta di memoria globale giacente in noi sin dai primordi, simile ad una bestia dormiente, e se oggi gli uomini fossero uniti come pensiero collettivo riuscirebbero a porre la sua forza distruttrice, la bestia Leviathan in loro, in sano equilibrio.
Ma se lo "scavo" della scienza è giunta ad un certo "osso" potremmo immaginare che siamo alla soglia di quest'unità del pensiero collettivo in contrapposizione all'inconscio collettivo relativo al Leviathan?
Non è scienza da sondare anche questa? Insomma se così è chi se ne deve occupare?
Gaetano
Però mi sembra notevole il fatto che dei grandi mastodonti marini siano rimasti solo quelli che presentano una dieta di piccole prede, con quasi sparizione dei denti che uccidono , forse per la difficoltà di reperire prede così grandi che presentano normalmente un tasso riproduttivo nettamente inferiore agli animali di piccola o piccolissima taglia.
RispondiEliminaE certo che la scoperta è affascinante. Spesso, neanche i grandi scrittori del passato, che basavano l'incredible fantascentifico su animali di enormi proporzioni, avrebbero immaginato tutta questa fauna.
paopasc
Si potrebbe esclamare: "Il Leviatano alla riscossa!", facendo riferimento evidentemente alla fama alquanto negativa del Leviatano di Hobbes durante il XX secolo.
RispondiEliminaCerto, cara Annarita, è una notizia sensazionale, emozionante!
Grazie di questa interessantissima comunicazione!
Un abbraccio,
maria I
Già, Rosaria, proprio così. Gli interrogativi sono inevitabili in questi casi...
RispondiEliminaUn bacione. Sogni d'oro.
RispondiEliminaGiuseppe, benvenuto! Sei molto gentile. I miei alunni sono molto carini con me e apprezzano i due blog didattici, aperti proprio per loro.
Un salutone e a presto!
Gaetano, ti ringrazio per l'interessante excursus.
RispondiEliminaSe i due poli della conoscenza, scientifico e umanistico, collaborassero, come giustamente auspichi, per uno scopo comune, ne deriverebbero degli indiscutibili vantaggi.
Ma se lo "scavo" della scienza è giunta ad un certo "osso" potremmo immaginare che siamo alla soglia di quest'unità del pensiero collettivo in contrapposizione all'inconscio collettivo relativo al Leviathan?
Non è scienza da sondare anche questa? Insomma se così è chi se ne deve occupare?
Non lo so se siamo giunti alla soglia del pensiero collettivo, Gaetano. Magari!
Chi se ne deve occupare, mi chiedi? Difficile fornire una risposta alla tua domanda poiché non credo siano ancora maturi ( e non so se lo saranno mai...) gli ingredienti atti a sostenere una tale ricerca.
Grazie dello stimolante contributo, come al solito.
annarita
Però mi sembra notevole il fatto che dei grandi mastodonti marini siano rimasti solo quelli che presentano una dieta di piccole prede, con quasi sparizione dei denti che uccidono , forse per la difficoltà di reperire prede così grandi che presentano normalmente un tasso riproduttivo nettamente inferiore agli animali di piccola o piccolissima taglia.
RispondiEliminaOttima riflessione, Pa! Probabilmente l'evoluzione ha avvantaggiato i grandi mastodonti che avevano a disposizione un numero considerevole di piccole prede come cibo...
RispondiEliminaConcordo, Maria.
Abbraccione:)
Grazie a te, Enzo, di aver ricordato il numero del Leviatano in matematica. Un numero davvero straordinario!
RispondiEliminaUn caro saluto.:)
Lisetta, la "bestia" dovrebbe risalire a 12/13 milioni di anni fa, stando alla ricerca.
RispondiEliminaBeh, l'immagine che hai postato non scherza in quanto a straordinarietà.
Un salutone...e sogni d'oro!