Cari lettori,
riporto da "Notizie dell'Ateneo" dell'Università degli Studi di Firenze il seguente comunicato-stampa.
Su PNAS studio internazionale con la partecipazione dell'Ateneo
L'incremento della ricchezza e della popolazione, associato al moltiplicarsi degli scambi internazionali di uomini e merci - e non tanto i cambiamenti climatici - hanno causato in Europa un aumento esponenziale dell'ingresso di specie non-indigene (tra cui piante, funghi, insetti, pesci, uccelli, rettili e mammiferi).
É quanto indica una ricerca condotta da un gruppo internazionale composto da 26 ricercatori europei, tra cui Francesca Gherardi, del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica "Leo Pardi", ricerca i cui risultati sono stati pubblicati nell'ultimo numero della rivista scientifica "Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America" (PNAS). Lo studio è parte del progetto triennale DAISIE (Delivering Alien Invasive Species Inventory for Europe) promosso dall'Unione Europea nell'ambito del VI Programma Quadro.
Mentre alcune di queste specie possono risultare innocue, molte si trasformano in "invasive", cioè si sostituiscono alle specie indigene portandole all'estinzione e causano alterazioni spesso irreversibili agli ecosistemi, producendo inoltre costi elevati alla società e danni alla salute umana. Secondo i ricercatori, nello studio delle invasioni biologiche, fattori come i cambiamenti climatici o del suolo e aspetti geografici sono stati nel passato sovrastimati, a discapito di aspetti fondamentali quali quelli economici e demografici. "Abbiamo dimostrato come l'insediamento di specie invasive sia in gran parte un problema legato al commercio internazionale, ai viaggi e ai trasporti, piuttosto che alle differenze regionali del clima" spiega Francesca Gherardi. Nella ricerca, gli scienziati sono riusciti infatti a predire in modo accurato il numero di specie non-indigene presenti nei vari paesi europei utilizzando come indicatori il livello di ricchezza e la densità di abitanti.
Negli ultimi cinquant'anni, l'Europa è stata un crocevia di viaggi e di scambi internazionali; molte specie invasive hanno fatto il loro ingresso come contaminanti dei prodotti importati, nelle zavorre delle navi, come animali da compagnia o di allevamento - poi fuggiti o deliberatamente rilasciati in natura - o come agenti per il controllo biologico. E' quindi il traffico di merci e di organismi, tra cui quello clandestino, uno fra le principali cause dell'inquinamento "biologico" dell'ambiente, almeno in Europa.
Identificare i meccanismi di ingresso delle varie specie è dunque il primo e fondamentale passo per contenere il problema delle invasioni biologiche. Secondo gli scienziati sarà necessario intraprendere al più presto una serie di misure, quali implementare e rendere più efficiente il monitoraggio delle merci in ingresso e regolamentare tutte le importazioni da paesi terzi.
Pyšek P., Jarošík V., Hulme P.E., Kühn I., Wild J., Arianoutsou M., Bacher S., Chiron F., Didžiulis V., Essl F., Genovesi P., Gherardi F., Hejda M., Kark S., Lambdon P.W., Desprez-Loustau A.-M., Nentwig W., Pergl J., Poboljšaj K., Rabitsch W., Roques A., Roy D.B., Solarz W., Vilà M. & Winter M. (2010): Disentangling the role of environmental and human pressures on biological invasions. - Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, doi: 10.1073/pnas.1002314107.
La ricerca è stata segnalata da Francesca Gherardi, del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica "Leo Pardi".
RispondiEliminaMolto importante questa tua segnalazione. Basti pensare alla famigerata zanzara tigre, alla sua spinta aggressività e alla facilità con la quale si è insediata alle nostre latitudini.
Gli organismi viventi hanno un ruolo fondamentale in quello che si definisce ecosistema. Si consideri per esempio le grandi biomasse oceaniche in grado di indurre e modificare eventi meteorologici.
In più, la facilità dei collegamenti tra quasi ogni parte del mondo facilita anche la diffusione di microorganismi endemici che spesso trovano via libera in individui non adeguatamente protetti.
Insomma, la vita è una gran bella cosa ma ha una caratteristica fondamentale: è spietata. Un sistema ecologico si costruisce nell'arco dei milioni anni, le varie specie di animali che vi vivono finiscono per trovare compromessi per sopravvivere e quelle meno adatte spariscono. Di solito ,poi, anche la lotta tra specie che condividono una nicchia ecologica vedono alternarsi alti e bassi, si raggiunge un equilibrio che magari certe condizioni locali perturbano e così riprende il ciclo. però, diciamo, i vari organismi che vi viono sono, come dire, ottimizzati per stare insieme, un po' come l'imponenete flora batterica nel nostro intestino, capace di tenere a freno, grazie a una alimentazione adeguata, anche quei microorganismi patogeni, o quelli che diventerebbero patogeni se la loo popolazione aumentasse.
E' chiaro che questa sorta di magico equilibrio instabile collassa se intervengono organismi dall'esterno, che magari hanno qualche vantaggio ecologico.
Paopasc
RispondiEliminaConsiderazioni condivisibili le tue, Pa!