venerdì 21 maggio 2010

Parole Sulla Scienza


Cari ragazzi e cari lettori,

ho letto sul blog Antares un post del mio amico Angelo Venturelli. Un post che mi ha colpito perché contiene il pensiero del diciottenne Davide Amadori, ex alunno di Angelo, sulle "cose" della Scienza e sulle umane "cose" del mondo. Leggetelo e capirete quanto possa essere profondo il sentire di un giovane ragazzo.



*****



Scrive Angelo

E poi dicono che non ci sono più bravi studenti...
Questo che riporto è il tema svolto pochi giorni fa da Davide, un mio carissimo ex studente (ora frequenta la quinta classe) e col quale condivido il piacere di parlare di scienza, arte e tutto ciò che riguarda l'uomo.

Scrive Davide Amadori

Pochi giorni fa, in un lungo tunnel sotterraneo costruito in Svizzera al confine con la Francia, degli scienziati hanno ricreato in scala ridotta le condizioni sviluppatesi un miliardesimo di secondo dopo l'esplosione del Big Bang. Pochi mesi fa si festeggiava l'anniversario dello sbarco dell'uomo sulla Luna. Pochi anni fa veniva pubblicata la teoria delle stringhe, che sostiene l'interconnessione di tutte le molecole di materia dell'Universo.

Se pensiamo a questi tre importanti avvenimenti ci rendiamo conto della dinamicità con la quale il nostro mondo cambia. Si scompone la materia nei suoi componenti infinitesimi, si svelano le origini più remote dell'Universo, l'Uomo si spinge oltre i suoi limiti terreni. Ormai la nostra visione della realtà è condizionata dalla scienza.

Questo solo perché la scienza ricerca l'attendibilità delle sue teorie. Questo modo di fare scienza nacque dalle idee di Galileo Galilei, che introdusse il metodo scientifico, e dalle teorie di Isaac Newton, che applicò le conoscenze umane a tutto l'Universo. Solo da questo momento la scienza assume la sua vera definizione: la scienza non è la "verità", ma un modo di descriverla e presentarla.

A questo punto, considerate le tante implicazioni della scienza nella vita moderna, possiamo parlare del suo potere.
La scienza e l'arte sono le più esplicite dimostrazioni delle potenzialità della nostra intelligenza. Questa incredibile capacità, che nell'uomo ha ormai superato tutte le altre, ha generato il bisogno della consapevolezza del mondo che ci circonda. E' appunto tale bisogno che ci spinge oltre i nostri limiti, quasi fosse la necessità più impellente. Ma forse non è solo questo bisogno che muove la scienza, dal momento che non ci siamo limitati solo a conoscere la struttura dell'atomo o del DNA, ma li manipoliamo a nostro piacimento, come per creare una "nostra" perfezione della Natura, pur sempre nel rispetto della stessa.

Questo secondo atteggiamento è particolarmente insito nella scienza contemporanea. La "teoria del tutto", la "particella di Dio", per fare alcuni esempi, sono le più chiare espressioni di una ambizione umana: quella di "sbirciare nella mente di Dio" come scrisse Stephen Hawking.

Tuttavia limiti forti impediscono la completa consapevolezza del nostro essere.
La scienza è stata in grado di rispondere a moltissime domande su ciò che ci circonda. Ma quante risposte ci ha realmente fornito su noi stessi? La scienza ci ha chiarito come e di cosa siamo fatti, ci ha reso testimoni stupiti dell'incredibile perfezione della vita, ci ha dimostrato le nostre origini di primati mostrandoci la mutevole tenacia della Natura. Ma la domanda a cui si può ricondurre il pensiero di quasi tutti i filosofi della storia è: perché siamo qui?

Questa è forse l'unica domanda a cui la scienza
non potrà mai rispondere, poiché il concetto è difficilmente dimostrabile, ma soprattutto è fortemente individuale. Citando Reichenbach: "Il mondo non ha alcuno scopo o significato, all'infuori di quelli che vi introduciamo noi".

Recentemente una nuova corrente di pensiero ha dettato le linee generali sul perché siamo qui: il Principio Antropico. Tale teoria cerca di dimostrare come nella vita di un Universo si senta il bisogno di essere in grado di apprezzarne le meraviglie; questo principio sostiene che la Natura ci ha messo a disposizione i mezzi per studiarla e ci ha posto in una posizione privilegiata, un punto di notevole rilevanza.
Il Principio Antropico è considerato dai più una tautologia; però ci spinge verso uno stile di vita basato sulla ricerca della verità e della bellezza. Come scrisse Dante: "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".

Conclude Angelo:

A me piace tantissimo, e quella espressione (...la mutevole tenacia della Natura) mi ha commosso!



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Caro Davide, le tue limpide parole hanno commosso anche me. Esse sono una chiara testimonianza di come i giovani possano essere depositari di quella saggezza e quella speranza di cui c'è bisogno per guardare ad un futuro migliore!




11 commenti:

  1. Complimenti a Davide per il contenuto delle sue riflessioni. Davvero profondo! E una bella sintesi sulle teorie portanti della Scienza.

    Sono d'accordo con te, Annarita, che occorre invesire sui giovani. Lo affermi sempre nei nostri ragionamenti sulla scuola e sugli alunni.

    Un salutone a tutti.
    Artemisia.

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  2. Il commento n. 2  è di Rosaria.

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  3. Diciamo che Davide ha ottime credenziali per riuscire e da quello che leggo, se è frutto suo, immagino un futuro interessante, da protagonista.
    Però sull'affermazione " di come i giovani possano essere depositari..."
    è valida solo se circoscritta al caso contingente. Giovani precoci che dimostrano una estesa passione per la conoscenza e la lettura ci sono sempre stati. Nonostante il mio punto di vista non sia di quelli privilegiati, mi espongo affermando che Davide è una mosca bianca, e che non vedo queste masse di giovani entusiasmarsi per la conoscenza e gettarsi a capofitto nello studio (che non si fa solo sui libri).
    L'aspetto importante di tutto questo è, per me, uno: molti pensano che le materie della mente non richiedano lo stesso impegno e la stessa dedizione delle materie fisiche. Si accetta di buon grado che per far diventare il proprio figlio un calciatore deve iniziare dai pulcini, a sei anni, e fare una lunga gavetta prima di poter sperare nel grande salto. Ma lo stesso accade con la mente. Anche qui occorre una lunga preparazione e una dedizione continua, cosa che sembrerebbe dimostrare il nostro giovanotto.
    E allo stesso modo in cui ci entusiasmiamo nel vedere un giovane Maradona palleggiare così ugualmente ci entusiasmiamo nel vedere un giovane dar prova di capacità e applicazione.
    Paopasc.

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  4. Scusate se rispondo a Paopasc, ma ho urgenza di precisare...che non sono d'accordo con lui sulla prima parte del suo commento. Davide non è una mosca bianca! E' vero che non ci sono masse di giovani come lui, ma ce ne sono per nostra fortuna e nonostante noi! E sì perché abbiamo una grande parte di rsponsabilità noi adulti nell'educazione dei giovani. Quali sono i modelli adulti di riferimento per loro? Ne abbiamo penso un'idea, vero?

    Allora, da educatrice, prima ancora che da insegnante, mi sento di affermare, sulla base della mia esperienza, che di giovani capaci come Davide ce ne sono e che essi rappresentano la speranza nel futuro.

    Agli altri amici risponderò più tardi da casa. Adesso sono ancora a scuola.

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  5. che bravo!!!..ci sono tanti giovani appassionati allo studio...io ho tanti alunni appassionati dello studio... fanno a gara per farsi interrogare ...volgiono sempre fare cose nuove ...spero che continuino alle medie con la passione che hanno..
    ciao annarita
    venerdì 28 partecipiamo a PLAY ENERGY A CAGLIARI..sarà davvero interessante ..
    BUOn FINE SETTIMANA
    elisa

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  6. E lo riaffermo anche qui, Artemisia!

    Salutoni!

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  7. Ciao, Rosaria. Grazie della tua testimonianza. Sei sempre sensibile e delicata.

    Un bacio.

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  8. Non resterebbe che la possibilità offerta da ignoti ricercatori operanti sulla frontiera incerta dei due versanti di Scienza e Spirito capaci magari di tenere per mano i due e congiungerli così come forse erano ai primordi della creazione. Forse è l'ultima spiaggia per l'avvenire del genere umano.

    Caro Gaetano, forse...ma voglio sperare che anche gli scienziati, diciamo così non outsider, riescano a pensare a Dio nella loro ricerca della conoscenza.

    La scoperta di Venter, in effetti, si presta alle tue considerazioni.

    Davide Amadori si è posto la domanda che si pongono da sempre gli uomini che guardano nel profondo del significato della vita.

    Grazie, caro Gaetano, del significativo apporto.

    Un abbraccio

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  9. Elisa, non posso che concordare con te. Ti ringrazio della testimonianza.

    In bocca al lupo per il 28! Anche i miei alunni hanno inviato oggi i loro lavori per lo stesso concorso!

    Salutoni.
    annarita

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  10. Pa, questo tuo intervento è da bacio, ecco! Concordo su tutta la linea.

    Questo genere di pappagalletti presuontuosetti non mi dicono niente.

    Bravo! Questi pappagalletti cui alludi farebbero meglio ad apprendere qualcosa in più del senso delle cose. Concordo!

    Ecco dunque che mi piacerebbe che la scuola formasse giovani in grado di pensare, di porsi domande, di accettare il confronto delle idee, una sorta di modo di essere che ti fa comprendere, storia recente, come per esempio le medicine alternative, lungi dal non far danni direttamente, li fanno comunque indirettamente, allontanando dalle cure ortodosse.Ma senza per questo non  consentire un piccolo posto anche all'esistenza di queste teorie, per confutarle, la maggior parte, oppure per scoprire qualcosa che prima non si sapeva, di cui magari non si supponeva nemmeno l'esistenza.
    Ecco quello che vorrei. Ma l'impresa è titanica e non può essere lasciata ai soli insegnanti. I giovani, del resto, sono i meno colpevoli. Una soluzione potrebbe essere quella di rimandare a scuola i genitori, perchè non rovinino spesso tutto. ma è difficilmente attuabile.


    Formare menti liberamente e autonomamente pensanti: questo è lo scopo dell'educazione. Tutto il resto è aria fritta. All'educazione devono, però, concorrere sinergicamente, insieme agli insegnanti, tutte le componenti a diverso titolo coinvolte in questa nobile e complessa attività, i genitori in primis...

    Grazie di questa lucida e concreta analisi.

    Bacio.

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  11. Con profonda attenzione e commozione ho letto le riflessioni di Davide sulla scienza e sul suo porsi domande al "Perchè siamo qui". Un ragazzo che ha esposto i suoi pensieri in maniera saggia e amorevole: si sente in lui la passione della ricerca e del voler apprendere il significato delle cose. Ragazzi come lui sono il vanto di questa società che, anche se non offre risposte esaurienti in questo momento d'incertezze, può sperare in una svolta con ragazzi così meritevoli. Faccio tanti complimenti a Davide e al suo professore che ha saputo inculcare l'amore per la conoscenza. Un grazie a te, Annarita, che hai proposto il pensiero di questo diciottenne.

    con ammirazione
    annamaria

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