Scrive Peppe.
Qualche giorno fa su Scientificando, Annarita ha riportato un esperimento condotto dai bimbi di una scuola primaria sulla relazione tra l’inclinazione dei raggi luminosi e la temperatura. Visto che si avvicina Natale e, dicono, anche la neve, questi stessi bimbi potranno capire perché a volte, sui tetti di tante case, si formano i “ghiaccioli”.
Guardate la figura ed immaginate di essere tra la neve in montagna. La giornata è limpida e soleggiata ma la temperatura è bassa, uno o due gradi centigradi sotto lo zero. Ogni cosa è avvolta dalla luce ma i raggi obliqui del sole non sono "forti" abbastanza da sciogliere la neve sul terreno. Sapete però che più è ampio l’angolo tra la linea dei raggi solari ed il piano sul quale incidono, maggiore è l’energia termica trasferita. I raggi solari colpiscono infatti anche il tetto inclinato della casa (che immaginiamo per semplicità non riscaldata dall’interno) ad un angolo che è quasi un angolo retto, lo scaldano pertanto più di quanto possano fare col terreno e possono quindi essere in grado di sciogliere un po’ di neve che si trova su di esso.
Se ciò accade, la neve posta più in superficie in parte diviene acqua liquida che gocciola (per la forza di gravità) lungo il tetto fino alla grondaia. Poiché la temperatura sotto la gronda è inferiore a zero, qualche goccia d’acqua si congelerà prima di precipitare sul terreno. Altre gocce faranno lo stesso ed il processo di scongelamento e ricongelamento produrrà un piccolo ciondolo di ghiaccio. Un paio di giorni più tardi, o forse una settimana, se le condizioni climatiche restano le medesime, il ciondolo crescerà, producendo un ghiacciolo sempre più grande.
Un’unica sorgente di energia (il Sole) ma due temperature a causa di due diversi angoli di incidenza dei raggi solari: sul tetto inclinato la temperatura sarà sopra lo zero e favorirà la fusione ma sotto la grondaia sarà sotto lo zero e così la nostra gocciolina congelerà.
**********
Segnalo, aggiornando il post, un bel lavoro realizzato con Geogebra (ma anche altro) da maestra Renata che ha preso spunto dal presente articolo di Peppe Liberti sulla formazione dei ghiaccioli..
Come è vero che creatività chiama creatività!
Grazie della citazione: è un piacere e ne sono onorato.
RispondiEliminaBuone cose da un altro nottambulo. Ciao, Peppe.
Grazie a te, Peppe, per aver dato risposta, in modo semplice e accessibile, ad un perché.
RispondiEliminaA presto.
annarita
Wow! Un articolo che capita a fagiuolo. Chiaro e comprensibile. Adesso so cosa rispondere se i miei monelli mi porranno il quesito!
RispondiEliminaGrazzzzieeee!
Artemisia
In effetti, questa domanda me la sono posta talvolta senza riuscire a dami una spiegazione fondata. Adesso, grazie al post, ho trovato una spiegazione concreta e convincente.
RispondiEliminaCiao, Annarita, e buon week end.
Ruben
Oh, cielo, che bello!
RispondiEliminaCome farò a inserire anche la lettura di questo intervento nei pochi giorni che restano prima delle vacanze e fra le tante e tante attività che abbiamo in programma? Eheh, mi toccherà trovare il tempo per dare uno sguardo con i ragazzi a questo post.
Non vi spiacerà se lo riprendo in qualche forma anche nel mio blog.
Per intanto ringrazio Annarita e Peppe.
Un saluto caro.
r.
Sicuramente una bella integrazione al tuo precedente post.
RispondiEliminaL'ho trovato molto chiaro e facilmente capibile.
Grazie a tutte e due;))
ciao annarita, roberta.
rosy: finalmente ho saputo come si formano i chiaccioli.
RispondiEliminaun bacio per dirti grazie.
Un ringraziamento a tutti per aver lasciato il vostro commento.
RispondiEliminaRenata, certo che puoi riprendere il post nel tuo blog, come reputi opportuno.
Un caro saluto a tutti.
annarita