martedì 24 novembre 2009

Einstein: Un Aneddoto...Con Riflessioni

Cari lettori (per voi ragazzi, l'argomento è un po' difficile), vi propongo un articolo dell'amico Gaetano Barbella su un aneddoto, attribuito al grande Einstein. Aneddoto su cui il nostro effettua alcune interessanti considerazioni.

Leggetele con attenzione e traete le vostre conclusioni.



Einstein Si Sbagliava












11 commenti:

  1. Secondo Einstein, tutto è tondo.

    E' tondo il mondo, è tondo l'universo, sono tonde le idee......."Sono tonde le idee??", mi chiede a bocca aperta per lo stupore il mio amico Tirinnanzi.

    L'uomo, che vive in un fumetto onirico e muove la bocca e gli arti e rotea gli occhi in sequenza rallentata; sai come quando in sogno par di cascare dall'alto ed al suolo mai spiaccica il corpo? Dunque tutto è tondo.
    Assodato questo concetto è facile dar credito alla teoria del parallelmondismo.

    Ma, attenzione! Una volta entrati in questo ordine di idee......
     

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  2. Mah, tutte le operazioni di ragionamento per dimostrare o medo l'esistenza o l'inesistenza del trascendente mi lasciano perplesso, e rimango convinto, da non credente, che questo campo debba essere lasciato alla fede. Dimostrare, renderebbe meno valido (meritevole, premiabile, convincente) l'assunto stesso. Chi vuole creda a quello che vuole. L'importante sarebbe che non volesse interferire (giudicare, condizionare, rompere le scatole, imporre) la cosa agli altri.
    I risultati sono i fondamentalisni che circondano
    enrico

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  3. Cara Annarita,

    E, invece, non avevo risolto un bel nulla, perché il mio anti-virus mi ha bocciato la soluzione nel giro di pochi minuti.

    Ho vinto, cara amica, con il tuo metodo che è stato decisivo: semplice, veloce, efficace. E se ci sono riuscita io...

    Un grazie per l'SOS raccolto e un abbraccio.

    PS. Appena potrò ti scriverò

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  4. Il post ha per tema di fondo la dimostrazione che l’aneddoto in questione è una montatura  perché non vi si ravvisa il parallelo scientifico dello zero assoluto della temperatura concepibile con la negazione del male. Un presunto “male” che oscilla in parallelo ad un presunto “bene”, analogo al freddo e al caldo, e pertanto Einstein non poteva affermare una cosa simile come scienziato. Dunque ha relativa importanza, in questo contesto del blog Scientificando, la mia dissertazione verso il lato metafisico: conta la scienza che è stata chiamata in causa impropriamente. Però per chi si ben dispone a immaginare le cose di Dio può relativamente valere la parte che vi concerne. Ad ognuno il suo in modo che nessuno protesti.

    In sede di commenti è stata introdotta la concezione del “tondo”. Io riconosco che è coerente al tema suddetto poiché coinvolge più cose se non tutte, ma limitiamole al piano della scienza.
    Se così facciamo ci rendiamo conto che tutto ciò che è tondo o curvo come viene soggiunto, dà man forte alla proprietà dello zero assoluto della temperatura là dove il tondo è perfettamente sferico o circolare, rispettivamente per i volumi o per le figure piane.
    Tant’è che la stessa Terra, e così gli oggetti cosmici in genere, hanno tutti orbite ellittiche.
    Insomma tutto nel cosmo è curvo ma non tale da essere assimilato alla legge della sfera. Così pure per l’altro limite delle curve, il piano è da stimare allo stesso modo. La luce infatti anch’essa vi si adegua non riuscendo a percorrere spazi in modo perfettamente rettilineo a causa dell’azione delle forze di gravità degli oggetti che vengono sfiorati da essa. Come effetto di questa attrazione riscontriamo i cosiddetti telescopi naturali nello spazio sidereo: le lenti gravitazionali.
    Di questo passo si arriva a ipotizzare (è una mia considerazione) che tutto ciò che si vuol far rientrare nella “perfezione” è come fuori dal mondo delle concezioni terrene. In termini metafisici la ricerca della perfezione è assimilabile ad un atto di superbia: di qui la porta d’ingresso della concezione del male assoluto. Ma è anche l’intento naturale della ricerca scientifica che si adopera perché la vita migliori.

    Altra considerazione (sempre mia) sul “tondo” imperfetto (fisicamente eccentricità del centro di gravità) che si rifà alla balordaggine mentale. Guai se per solo caso si determinasse la cosiddetta fissità mentale che è causa di pazzia, follia, tali da sfociare nella demenza. Fissità che è come se il corrispondente centro di gravità fosse quello di una perfetta sfera, quindi nessuna provvidenziale eccentricità capace di smuoverla.

    Gaetano

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  5. @ruben
    @artemisia

    Grazie della fiducia, non ché della stima.
    Arriverà a breve un bell'articolo.

    Gaetano

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  6. @ ilvecchiodellamontagna

    È inevitabile che la divulgazione ingeneri tanti pasticci, ma anche tanti chiarimenti. Come a dire che molti si perdono mentre altri no.
    La domanda superflua è "vale la candela?".
    Comunque è sempre sì, poiché sono gli ostacoli a trasformare una società di "lattanti" in una nuova ben collaudata a fronteggiare insidiose "divulgazioni" e soprattutto la vita stessa con la sua precarietà.
    In quanto alla scienza, ci sono fior di accademici e ricercatori che fanno bene il loro mestiere e sanno che le loro scoperte non sono mai definitive. Sanno che all'indomani viene fuori qualcosa di nuovo che modifica o annulla il frutto del loro operato. La scienza è umile serva e gli scienziati lo sanno molto bene. Ma è vero anche che molti di loro, e non solo i filosofi quindi, si cimentano a montare concezioni nel campo del pensiero che non riguarda la scienza della materia, divisi in atei assoluti e assertori dell'esistenza di un ordine spirituale. Già questo è causa degli argomentati pasticci della divulgazione. A chi dar retta?
    Non resta nel nostro piccolo che "suonare le campane" all'udire il "suonar di trombe".

    Grazie del riscontro favorevole, non capita tutti i giorni di questi tempi.

    Gaetano

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  7. A me l'aneddoto è piaciuto molto, il parallelo "visivo", tattlile quasi, fra il bene inteso come luce/calore ed il male come oscurità/freddo, cioè in fondo come assenza del bene.

    Non ho ben capito il "salto" logico seguente, il voler dimostrare un asserito errore, prendendo come spunto il Dio delle Genesi, il paradiso terrestre, la mela etc. etc.

    Non credo che nell'aneddoto ci fosse l'intenzione di "dimostrare" alcunchè, la compatibilità fra Dio ed il male, perchè non è una dissertazione teologica sul manicheismo, e non si invoca S.Agostino !

    La religione è un campo intimo, è in una dimensione senza punti di contatto con la scienza, ma quest'ultima può, a volte, fornire rappresentazioni spazio/temporali di incredibile potenza, che in qualche modo "avvicinano" l'uomo a Dio.

    "Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte"

    Può essere di qualche utilità accostare questo passo delle Genesi al Big Bang ed alla creazione, in quell'infinitesimo istante, dello spazio e del tempo come noi li conosciamo ?
    Luce/tenebra come energia/materia oscura forse ?
    Basta che non arriviamo a Roma/Lazio...

    In questo senso leggerei l'aneddoto...

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  8. Caro anonimo, è buona cosa presentarsi con un nome, ma forse per la fretta le è sfuggito di farlo, capita.
    Potrei rispondere che per la stessa fretta non si è letto bene il mio scritto, e tanto meno il primo mio intervento di risposta, altrimenti non avrebbe messo i suoi paletti alle mie concezioni.
    Il mio intervento, il quinto, ribadisce la cosa fondamentale sull’accostamento della tesi sostenuta dall’aneddoto, cioè che NON È SOSTENIBILE SUL PIANO SCIENTIFICO.
    Il perché sta nel fatto accertato che lo ZERO ASSOLUTO, ossia lo 0° Kelvin, non trova riscontro come possibile temperatura della materia, semmai pochi gradi oltre. Pertanto il presunto male e il bene, in parallelo al presunto freddo e il caldo, escludono l’IDEA CHE IL MALE NON ESISTE, visto che lo ZERO ASSOLUTO, ESISTE, MA NON COME TEMPERATURA DI LIMITE MINIMO DELLA MATERIA.
    Dunque se si vuole poi scivolare nella metafisica, ma non riguarda la tesi di fondo del mio scritto, che NEGA L’ATTRIBUZIONE DELL’ANEDDOTO IN QUESTIONE ALLO SCIENZIATO EINSTEN, si può immaginare il MALE ASSOLUTO (ognuno se lo scelga uno secondo la fede religiosa se vuole) intravisto con la metafora di una ipotetica MATERIA SCONOSCIUTA capace di sussistere alla temperatura dello ZERO ASSOLUTO.
    Insomma venendo meno la base scientifica dell’aneddoto, cade ogni altra cosa formulata intorno al bene e male. Salvo a perfezionare la questione dello zero assoluto, così come ho fatto io.
    Gaetano


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  9. A scanso di eventuali repliche a seguito del mio intervento, il numero 14, aggiungo che il blog didattico Scientificando, che è condotta dall'esperta docente di matematica e scienze, la prof Annarita Ruberto, laureata in Fisica, ospita argomenti finalizzati alla scienza. Questo per dire che nella scienza non si ragiona ammettendo un postulato, una ipotesi o quant'altro, PERCHÈ PIACE, bensì perché È VERO O FALSO. Una cosa sono le favole, gli aneddoti come quello in questione ed altro romanzato e poetico, tutt'altro sono le cose della scienza.
    Gaetano

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  10. Caro Gaetano, mi presento : Andrea... sa, è vero che con l'età la vista si indebolisce, ma per fortuna ci sono gli occhiali !
    Non leggere bene è una cosa, non capire quello che si legge, un'altra, un po' più grave...
    Se uno non ci arriva ,si prova ad esprimergli lo stesso concetto sotto un'altra forma. Poi, se si incontra un muro di gomma, si rinuncia ad ulteriori tentativi.
    Analogamente... io potrei asserire che lei non ha capito bene quello che ho scritto, ma sicuramente devo correggermi : sono stato senz'altro io a non esprimermi bene...

    L'aneddoto (che sia di Einstein o meno non fa nessuna differenza), non ha ALCUNA INTENZIONE di essere scientifico, e come potrebbe, dato l'argomento trattato ?

    Non ha come scopo una dimostrazione, non propone un modello QUANTIZZABILE, VERIFICABILE, e quindi non rientra nei criteri che da Galileo in poi, vengono concordemente accettati per definire un METODO scientifico.

    E' NOTORIO che lo zero assoluto è un limite irraggiungibile, e con questo ? Nell'aneddoto viene citato per illustrare il CORRETTO (a mio modo di vedere s'intende)  concetto che il freddo è un termine di comodo, di uso comune, ma che in realtà si dovrebbe parlare di calore, cioè di energia (o di livelli di energia) posseduta dagli atomi.

    Non ha senso parlare di freddo, come di oscurità. Questo fatto viene "sfruttato" non come dimostrazione, ma in senso metaforico, e altamente suggestivo, nel parallelo finale, e cioè che  il male, in quanto consiste nell'assenza del bene, cioè di Dio, non esiste.

    Io non trovo contraddizioni logiche in questo ragionamento : il male è assenza di bene, come il freddo è assenza di calore. Già in questo, sta la "dimostrazione" , semantica, che esso non esiste.
    E proprio perchè lo zero assoluto non esiste, cioè non è raggiungibile nella realtà, esso stesso diviene quasi un limite "metafisico", e dato che viene "agganciato" al male, ne deriva, con un ardito sillogismo, che neppure il male assoluto esiste.

    Il suo post  #15 è leggermente sopra le righe. Non sono certo stato io a postare l'aneddoto di Einstein (o di chi per lui, come puntigliosamente ci tiene a precisare più volte). Se questo non è "scientifico", non è colpa mia, per quanto lo trovo, ripeto, molto interessante.

    Molte cose possono essere istruttive e materia di utile riflessione, anche per dei ragazzi, anche se non rigorosamente scientifiche.
    Se lei in sostanza, ha voluto "dimostrare" che l'aneddoto non è rigorosamente scientifico, ha avuto gioco facile.
    Bastava la premessa, che lei ha puntualizzato : "occorre ammettere almeno l'esistenza di Dio" , per tagliare la testa al toro.

    Sa, ogni tanto, qualche "puntatina" al casinò della filosofia, o della religione, non può che giovare alla scienza. Una delle doti dello scienziato è proprio l'immaginazione... la capacità cioè di intravedere una nuova spiegazione per i fatti osservati.

    Tutto questo, ovviamente, in attesa di una nuova confutazione. L'albero della scienza ha infiniti rami, è come un labirinto in cui le strade vanno testate una ad una, e quando ci si trova davanti ad un vicolo cieco, bisogna sceglierne un'altra.

    Cordialmente, da un ex studente dello scientifico, amante della matematica e laureato in medicina, che è quindi "incappato" più di una volta nelle problematiche connesse con lo "statisticamente significativo" et similia.

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  11. Caro Andrea, riconosco di esserle apparso "leggermente sopra le righe", capita e mi dispiace. Tanto più che lei, nella replica, ha mostrato il suo punto di vista che non sembra ledere l'ambito scientifico. Dunque si dissipino le ombre sorte che, tutto sommato fanno anche bene perché sono di sprone ad un possibile superamento.
     
    Mi accorgo che il presunto aneddoto eviscera (una mia idea del momento) una profondità non sondata che risiede nel ruolo delle parole: CALDO e FREDDO in parallelo alla concezione metafisica del BENE e MALE.
     
    Dal punto di vista scientifico la terminologia caldo e freddo non ha senso, salvo a uniformarli e identificandone lo stato così distinto di entrambi attraverso la temperatura – mettiamo in gradi Kelvin, il cui zero è il limite del "freddo" in questione. In particolare, l'apporto di calore in calorie, per riscaldare o la sottrazione di calore in frigorie, per raffreddare.
    Questo per evidenziare la questione che divide il cogitare comune intorno ai fatti fisici, mentre dal lato della scienza le cose della parola assumono un ruolo diverso.
     
    Gli aspetti linguistici e terminologici della scienza non sono gli stessi del comune parlare dei fatti, oggetto di indagine e di ricerca. Ecco la comparsa di un confine che si vorrebbe valicare e che farebbe capire quanta ambiguità risiede nella parola. Da un lato un parlare da "ghibellino", favorevole alla scienza (l'Imperatore) e dall'altro da "guelfo", favorevole – mettiamo – alla filosofia (il Papato).
     
    Nell'uso scientifico i termini hanno significati univoci precisi mentre nella lingua comune i significati delle parole sono generici e sono legati ad esperienze pratiche.  
    Gli scienziati analizzano le situazioni avvalendosi di concetti prestabiliti ed il concetto è una categoria universale con un carattere generale ed astratto. È una categoria che una volta costituita viene sottratta alla possibilità di elaborazioni individuali.  
     
    Mi è parso di aprire una porta, di appena una fessura, che potrebbe portare a importanti riflessioni.  
    Come si fa ad abolire nel parlare corrente "fa caldo" o "fa freddo"  e sostituirli in modo che ai fisici è accetto?  Non si può.

    Piuttosto, siccome ci preme l'altro parlare, quello intorno al BENE ed al MALE, è ottima soluzione stimare cosa buona l'esperienza del MALE.
    La gente non si rende conto della fortuna che ha, delle cose belle di cui può godere ogni giorno. Eppure, ci si sofferma unicamente su quello che ci manca . Cose insignificanti, senza peso, senza valore. Senza apprezzare la "vera ricchezza" che si ha già e che ci permette di progredire. Si tratta di vedere le cose dalla parte delle radici, ovvero dalla parte del FREDDO.

    Forse ai ricercatori scientifici di una futura generazione, uniformati a questa forma mentale, come d'incanto sorgeranno idee d'avanguardia, quelle che cercano invano oggi. Si tratta non tanto di dotarli di attrezzati laboratori scientifici, quelli che sappiamo, ma di laboratori mentali ora scarsamente dotati di buona strumentazione.
     
    Cordiali saluti,
    Gaetano


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