Cari ragazzi, cari lettori e cari amici tutti, pubblico questo post, su gentile concessione del caro amico blogger Vincenzo Gulino.
L'articolo delinea, con sintesi egregia e tocchi sapienti, la grande figura di Edith Stein. Vincenzo dedica l'articolo ai fratelli abruzzesi e a quanti stanno sperimentando la sofferenza. Io mi unisco a lui, augurando a Loro e a tutti Voi una Pasqua Serena, per quanto si possa in questo frangente drammatico.
Scrive il caro Vincenzo.
Dedicato a chiunque stia facendo esperienza della croce. Dedicato a chi è morto ed a chi ricomincia a vivere in Abruzzo.
Penso che questa sia la settimana giusta per sussurrare qualcosa della mia "padrona di casa". Considero Edith Stein una delle più grandi ed affascinanti personalità del secolo passato. Parlare di lei necessiterebbe di uno spazio pari ad una enciclopedia. Proverò a dire qualcosa in poche frasi.
Discepola di Husserl, fondatore della fenomenologia, caratterizzò i suoi studi , tra l'altro, anche per l' approccio di tipo antropologico filosofico, dove metteva al centro dell'indagine fenomenologica la persona umana (cfr Anna Maria Pezzella, "L'antropologia filosofica di Edith Stein", Città Nuova, Roma 2003). Sviluppò i suoi studi approfondendo sia l'ambito della interiorità dell'essere umano, sia quello dei rapporti interpersonali. Centrale e di grandissima modernità, è il concetto da lei sviluppato ed approfondito di Einfühlung (intuizione empatica). Basti pensare, per considerarne l'attualità nell'ambito delle scienze umane e delle relazioni d'aiuto, alle recenti scoperte (tra gli anni '80 e '90) di Rizzolatti e Coll., ricercatori dell'Università di Parma, riguardanti i neuroni specchio, considerati da molti la più importante scoperta delle neuroscienze degli ultimi decenni. I neuroni specchio possono essere considerati la base neurobiologica del concetto di empatia, così finemente elaborato dalla Stein settant'anni prima su basi esclusivamente filosofiche. La ricerca sull'uomo, in Edith Stein, non fu mai sganciata dalla ricerca sul senso della sua stessa esistenza.
Di famiglia ebrea, orfana di padre poco dopo la sua nascita, fu atea per gran parte della sua giovinezza, pur mostrando sempre grandissimo rispetto per la profonda fede della madre, che accompagnava sempre alle funzioni della sinagoga, ed un assoluto senso di appartenenza al suo popolo. A casa di una coppia di amici di fede evangelica trova una sera l'autobiografia di Santa Teresa d'Avila. La legge tutta in una notte, ed alla fine esclama "Questa è la verità". Di lì a poco riceverà il battesimo, ed il 15/04/1934 entrerà nel Carmelo di Colonia con il nome di madre Teresa Benedetta della Croce. Al contrario di quello che pensavano la maggior parte dei suoi parenti ed amici ebrei, compresa la madre che visse con grande dolore e senza capirla, pur nel rispetto, la scelta della figlia, la sua conversione al cattolicesimo non significò mai per lei rinnegare il suo essere ebrea. Anzi continuò ad essere sempre fiera di essere figlia di Israele, ed al padre gesuita Hirschmann scrisse "Non può immaginare che significhi per me essere figlia del popolo eletto: significa appartenere a Cristo non solo con lo spirito, ma con il sangue". Da subito la vita mistica di Edith si incentrò sul mistero della Croce, che volle portare con sè anche nel nome.
Il 2 agosto 1942 si trovava nel convento di Echt, insieme alla sorella Rosa. Da tempo si stava dedicando alla sua ultima opera, "Scientia Crucis", "La Scienza della Croce".
Il 26 luglio i vescovi cattolici ed i ministri protestanti d'Olanda avevano fatto leggere in tutte le chiese una lettera di energica protesta contro le deportazioni in massa degli ebrei.
Come rappresaglia nazista, tutti i cattolici ebrei presenti nei conventi d'Olanda furono deportati.
La Gestapo s'incaricò il compito di portare via Edith e la sorella. Le sue ultime parole furono udite in quel contesto. "Vieni, andiamo per il nostro popolo", disse alla sorella prendendola per mano.
Già nella Quaresima del 1933 aveva presentito tutto questo. Aveva allora detto infatti: "Avevo già saputo delle persecuzioni...ma in quel momento vidi chiaramente ...che il destino di quel popolo diveniva tutt'uno col mio"; e poi: "Mi rivolgevo interiormente al Signore, dicendogli che sapevo che era proprio la sua Croce che veniva imposta al nostro popolo. La maggior parte degli ebrei non riconosceva il Signore, ma quelli che capivano non avrebbero potuto fare a meno di portare la Croce. E' ciò che desideravo fare. Gli chiesi solo di mostrarmi come".
Il 9 agosto 1942 entrambe arrivarono ad Auschwitz- Birkenau, dove furono subito inviate alle camere a gas.
Fu il modo, per Edith, di completare sugellandola con la sua vita e la sua morte, la sua Scientia Crucis.
«La sera del Venerdì santo, ai piedi della croce. Il dolore della Madre di Dio è grande come il mare, lei vi sta immersa, ma è un dolore contenuto, ella trattiene con fermezza il cuore con la mano, perché non si spezzi, la morte vera appare in modo quasi spaventoso dalla bocca semiaperta del Salvatore. Ma la sua testa è rivolta verso la Madre, come per consolarla, e la croce è tutta luce: il legno della croce è divenuto luce del Cristo».
Edith Stein
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Riferimenti bibliografici
Anna Maria Pezzella, L'antropologia filosofica di Edith Stein, Città Nuova, Roma 2003
Angela Ales Bello, La passione per la verità, EMP 2003
Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa, Piemme 2000
http://www.filosofico.net/edithstein.htm
Marco Iacoboni, I neuroni specchio, Bollati Boringhieri 2008
Un post bellissimo. Congratulazioni a Vincenzo.
RispondiEliminaUn augurio di speranza e una Pasqua Serena a tutti e a chi soffre, in particolare.
Mary
rosy: Grazie, qui da te apprendo tante cose.
RispondiEliminaUn mio ricordo
Al secono piano della mia scala, viveva un vecchio medico ebreo,essenberg (cugino del fisico essemberg)
con sua moglie.
Speso mi invitavano di pomeriggio per un caffè.
Scendevo sempre volentieri, il dottore, anche lui si era convertito al cattolicesimo.
Quante cose ho appreso da lui e come mi voleva bene.
Mi chiamava la reatà romanzesca, non lo so perchè.
Attraverso lui e i suoi racconti, entrai nel fantastico
mondo degli ebrei.
Scusa se mi sono distaccata dal tuo post
Ma leggendolo, mi sono ricordata del dottore e di Sestilia sua
moglie che era di Napoli...
Ti abbraccio e di nuovo grazie,
perchè metti a nostra disposizione
le tue conoscenze, con tatto e intelligenza...beati i tuoi alunni.
Una figura davvero straordinaria. Confesso che non la conoscevo, ma adesso grazie all'input di Vincenzo, che ringrazio, colmerò questa lacuna.
RispondiEliminaGrazie anche a te, Annarita, che sei sempre alla ricerca di contenuti di qualità.
Un abbraccio e una Serena Pasqua a tutti.
Un post adatto all'atmosfera che stiamo vivendo. Una figura di donna e di studiosa veramnete straordinaria.
RispondiEliminaGrazie per averne parlato attraverso il post di Vincenzo, che ringrazio sinceramente.
Anche se oggi è lutto nazionale, passare di qui e commentare mi fa sentire più vicina in spirito ai fratelli abruzzesi che soffrono.
Auguro a tutti una Buona Pasqua.
Artemisia
Ciao, prof. Una grande donna questa signora Stein. Un po' difficile per me, ma mi affascina.
RispondiEliminaGrazie al signor Vincenzo e a lei.
Auguro una Buona Pasqua a tutti e un pensiero per le vittime del terremoto e per i sopravvissuti. Che tragedia, prof.
Ilaria
Mah, prof, una vita difficile anche se staordinaria. Una donna e una studiosa ammirevole.
RispondiEliminaBel post. Auguri di Buona Pasqua a tutti.
Marco
Prof, mi è piaciuto molto l'articolo Questa donna è stata veramente grande. Un ringraziamento al signor Vincenzo per averlo scritto.
RispondiEliminaBuona Pasqua a tutti.
Andrea
Seguo questo blog da tempo e trovo sempre dei contenuti di alto livello. Molto bello il post sulla Stein. Volevo ringraziarla, professoressa, per il suo impegno nell'informazione e nella didattica.
RispondiEliminaCon stima
Onorio Ferri
Il 12 aprile 1933, alcune settimane dopo l'insediamento di Hitler al cancellierato, Edith Stein scrisse, invano, a Roma per chiedere a papa Pio XI e al suo segretario di Stato - il cardinale Pacelli, già nunzio apostolico in Germania e futuro papa Pio XII - di non tacere più e di denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei.
RispondiEliminavenne arrestata dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz, dove trovò la morte. Nel 1998 papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata santa e l'anno successivo l'ha dichiarata compatrona d'Europa.
Una figura straordinaria!
Post sintetico ed efficace per fare divulgazione.
Carmelo R.
Edith Stein grande figura di donna. Grazie Vincenzo e grazie Annarita.
RispondiEliminaBuona fine settimana.
Vale
Cari amici e cari ragazzi, sono lieta che abbiate apprezzato l'articolo di Vincenzo. Sono sicura che ne sarà contento pure lui.
RispondiEliminaRosy, hai fatto benissimo a raccontare la tua esperienza che ho trovato molto interessante.
Un abbraccio e un augurio cumulativi a tutti voi.
annarita
Grande, grande, grande figura. Stavo proprio cercando qualcosa di sintetico e significativo per una ricerca e sono approdata su questo splendido blog.
RispondiEliminaComplimenti agli autori. Segnalerò il blog a scuola.
Cinzia (Brescia)
Cinzia, benvenuta e grazie degli apprezzamenti.
RispondiEliminaRitorna quando vuoi.
annarita
Che dire? Grazie a te, Annarita, per aver ospitato il mio post nel tuo splendido blog, per la stima che mi hai dimostrato nel farlo, e per la sapiente mano "pedagogica" con cui hai saputo presentarlo ai tuoi lettori, evidenziandone in modo impeccabile i punti salienti.
RispondiEliminaEd un grazie speciale ai tuoi lettori, per la sensibilità che hanno dimostrato per argomenti che sembrerebbero desueti e poco interessanti, ma che evidentemente non lo sono per il pubblico con cui hai il privilegio di relazionarti.
Devo poi dire che mi hanno particolarmente emozionato i ragazzi che hanno lasciato il loro commento. Che la figura di Edith Stein, complessa e "difficile", come giustamente Ilaria sottolinea, li abbia interpellati ed affascinati, è per me un regalo di Pasqua tanto inaspettato quanto gradito.
Buona Pasqua, allora, a te ed a chiunque si trovi a passare da qui.
Vincenzo
Caro Vincenzo, ancora un grazie sentito a te che hai saputo offrirci il tuo articolo significativo.
RispondiEliminaQuando vorrai scrivere altri articoli su figure e personaggi emblematici della storia della scienza e dell'antropologia, sarò ben lieta di ospitarli su Scientificando.
Un abbraccio e a presto.
annarita