Cari ragazzi e cari lettori, riporto di seguito integralmente un contributo dell'amico Mauro Piadi, che ne ha fatto gentile concessione a Scientificando, sul grande naturalista inglese Charles Darwin.
Prima di passare all'articolo di Mauro, si ricorda che il 12 febbraio 2009 ricorrerà il bicentenario della nascita di Darwin. Leggete il post "Manifestazoni Darwin day" su questo blog per saperne di più.
E ancora una risorsa straordinaria che ho reperito in rete per voi. Una vera chicca! Si tratta di un ebook di 276 pagine in formato pdf scaricabile, "Diario di un naturalista giramondo" di Charles Darwin, qui nella traduzione del grande Michele Lessona (Venaria Reale, 20 settembre 1823 - Torino, 20 luglio 1894).
Scarica l'ebook "Diario di un naturalista giramondo".
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Scrive Mauro.
Sottoscrivo senza riserve il giudizio di coloro che hanno scritto che fra gli aspetti di diversità tra l’uomo e gli animali inferiori, il senso etico o coscienza è di gran lunga il più importante.
(Charles Darwin)
Ricorrono quest'anno due importanti anniversari, in tema di biologia: il 200° anniversario della nascita di Carles Darwin e il 150° anniversario della pubblicazione della sua opera più nota, Sull'origine delle specie.
Charles Robert Darwin (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 - Londra, 19 aprile 1882) è stato un biologo, geologo e zoologo britannico.
I primi anni
A 16 anni il padre lo iscrisse a medicina, ma quando vide che Charles non riusciva a sopportare la vista del sangue e i metodi usati nelle sale operatorie, decise di spedirlo a Cambridge e di indirizzarlo alla carriera ecclesiastica. Ancora una volta Charles deluse i desideri paterni e a Cambridge si distinse per la sua capacità di raccogliere e classificare animali di ogni tipo. A quel tempo, inoltre, erano numerosi i teologi esperti di zoologia, botanica e geologia, cosicché Darwin nei suoi anni universitari ebbe modo di acquisire un bagaglio di conoscenze naturalistiche fuori dal comune.
Il viaggio intorno al mondo sul Beagle
Nel 1831 terminò i suoi studi e il suo professore di botanica, il teologo Henslow, lo raccomandò come naturalista al capitano Fitz-Roy del brigantino Beagle, una nave che stava partendo per un viaggio intorno al mondo.
Il Beagle lasciò Plymouth il 27 dicembre 1831, quando Darwin aveva 22 anni, e rientrò in Inghilterra il 2 ottobre 1836. Cinque anni passati a fare il giro del mondo. Nel 1836 Darwin si stabilì a Cambridge per classificare le sue collezioni di animali, ma il 7 marzo del 1837 si trasferì a Londra.
Già nel 1832, quando era sul Beagle, aveva letto i Principi di geologia di Charles Lyell, la Bibbia dell’attualismo (o uniformismo). Secondo questa scuola di pensiero la Terra, creata da Dio all’inizio dei tempi, era cambiata grazie all’intervento di cause fisiche presenti tutt’ora, le quali mantengono intensità costante in ogni epoca geologica. La Terra, quindi, non può che mutare gradualmente; anche gli eventi più drastici non si configurano come catastrofi in grado di cambiare considerevolmente la vita sul pianeta. Questa teoria non corretta si opponeva al catastrofismo, concezione ancora più scorretta che postulava il cambiamento repentino della Terra attraverso grandi catastrofi, come il diluvio universale.
L'insistenza di Lyell sul gradualismo delle trasformazioni della natura penetrò per bene nella mente di Charles; inoltre, Lyell si poneva le domande in modo corretto: moltissime specie si sono estinte e altre sono comparse dopo sulla Terra: come? Darwin non era convinto dell’idea di una creazione perpetua e quindi seguì la pista di Lyell cercando di risolvere l’enigma.
Fu la visita alle Galapagos che instillò i primi dubbi a Darwin. Quando tornò in Inghilterra, Charles diede al famoso ornitologo John Gould gli uccelli che aveva raccolto su quelle isole e attese con ansia che li classificasse. Quando seppe che i tordi raccolti su tre differenti isole delle Galapagos appartenevano a tre specie diverse, Darwin concluse che queste dovevano essere derivate da un’unica specie progenitrice appartenente al Sud America. Aveva infatti già notato che “la maggior parte delle specie dell’arcipelago Galapagos hanno caratteri nettamente sudamericani e soprattutto in ogni isola del gruppo esse si presentano con piccole differenze caratteristiche”.
Era diventato un evoluzionista. Già, ma come spiegare i meccanismi ell’evoluzione? Problemi di ogni tipo affioravano nella sua mente e lo misero a dura prova. Basti dire che la teoria che stava formulando gli fece perdere la fede in Dio, e dal 1838 si proclamò agnostico.
Il malthusianesimo
Tra il 1837 e il 1838 lesse moltissimi libri: non solo saggi scientifici, ma anche filosofici e teologici. E incappò in un'opera del pastore anglicano Thomas Robert Malthus: Saggio sul principio di popolazione. Egli supponeva che le popolazioni aumentassero in progressione geometrica (1-2-4-8-16 ecc.), mentre le disponibilità alimentari si accrescessero soltanto in progressione aritmetica (1-2-3-4-5 ecc.). Di conseguenza gli individui di una specie sono in competizione tra loro per accaparrarsi le risorse: è questa la lotta per la vita. “Affermiamo,” scriveva Malthus, “che la popolazione, quando non venga frenata, si raddoppia ogni venticinque anni.” Malthus sosteneva che, se non si fosse intervenuto con mezzi artificiali, le popolazioni sarebbero andate inevitabilmente incontro a gravissime crisi alimentari periodiche, che ne avrebbero determinato la decimazione per fame e malattie. Per evitare queste disgrazie Malthus, ispirato dalla carità cristiana, proponeva ai poveri di evitare di sposarsi e quindi di astenersi dalle pratiche sessuali, che dovevano essere riservate ai ricchi, ossia a coloro che avevano naturalmente i mezzi per allevare i figli. Era assolutamente contrario allo stato sociale, all’assistenza sanitaria gratuita, a ogni “sperpero” di soldi per individui che non avevano i mezzi necessari per la sopravvivenza.
Darwin, quando lesse Malthus, nel 1838, era già convinto dell’esistenza della lotta per la vita e il saggio sulla popolazione costituì un punto di appoggio decisivo per la teoria della selezione naturale, che aveva già maturato. Malthus colpì Darwin per il suo approccio quantitativo, per la sua aritmetica popolazionale: il Nostro si convinse che alcuni individui dovevano per forza essere “eliminati” mentre potevano sopravvivere e avere discendenti solo quelli in possesso di “variazioni individuali vantaggiose”.
Nel 1839, all’età di trent’anni, Charles Darwin aveva nella testa, aggrovigliata come un gomitolo di lana, una delle teorie più complesse e rivoluzionarie della storia delle scienze. Iniziò allora a srotolare il gomitolo, scrivendo un importante manoscritto, Sulla tendenza delle specie a differenziarsi, che completò nel 1844. Questo documento sovversivo rimase però nel cassetto, poiché Charles credeva che la comunità scientifica non fosse ancora pronta per una teoria evoluzionistica come la sua.
Nel 1855 Darwin lesse un saggio del naturalista Alfred Russel Wallace sull’origine delle specie e rimase sconcertato. In apparenza Darwin e Wallace avevano ben poco in comune: il primo era un ricco gentiluomo con una solida preparazione universitaria, il secondo uno sfigato senza istruzione che per campare fece anche il collezionatore di uccelli e insetti in malsani paesi tropicali. Tuttavia, entrambi erano naturalisti nati, avevano letto Malthus e Lyell, ed entrambi fecero il giro del mondo per raccogliere esemplari viventi in zone tropicali. Wallace, dopo quattro anni di spericolate avventure in Brasile, salpò per il viaggio di ritorno con la più gigantesca collezione di animali tropicali che nessuno avesse mai raccolto. E che nessuno vide mai, perché il 6 agosto 1852 la nave su cui viaggiava prese fuoco e affondò con tutti i reperti e la maggior parte dei suoi diari. Wallace riuscì a tornare in patria senza riportare danni; dimostrando di possedere memoria e forza di volontà non comuni, stese ugualmente una mappa sulla distribuzione delle specie raccolte lungo gli affluenti del Rio delle Amazzoni e subito dopo programmò un’altra spedizione, questa volta per l’arcipelago malese.
L'origine delle specie (e dell'uomo)
Nel 1855 Alfred scrisse il saggio Sulla legge che regola l’introduzione di nuove specie, con il quale poneva implicitamente le basi per lo sviluppo della teoria della discendenza di specie affini da un progenitore comune. Darwin lo lesse e non reagì, fino a che Wallace nel 1857 gli scrisse una lettera per chiedergli la sua opinione. A quel punto gli rispose: “confermo la fondatezza di quasi ogni parola del suo saggio”, scrisse nella sua lettera di ritorno. Ma, a parte questo, non fece altro. Lyell, invece, fu molto turbato dal saggio di Wallace e decise di far visita a Darwin per discutere con lui il problema dell’origine delle specie. Si rese conto (e ne fu terrorizzato, da fervente cristiano qual era) che le idee di Darwin coincidevano con quelle di Wallace, anzi si inserivano in un discorso di ben più ampio respiro, che rappresentava una vera e propria rivoluzione per le scienze naturali. Benché non ancora convinto delle argomentazioni evoluzionistiche, Lyell incoraggiò il suo ex discepolo a pubblicare in tempi brevi un’opera sull'origine delle specie.
Il 20 agosto 1858, nei Proceedings della Linnean Society di Londra vennero pubblicati il manoscritto di Wallace insieme a estratti del manoscritto di Darwin: per la prima volta veniva chiaramente proposta la teoria dell’evoluzione per selezione naturale. A questo punto, tutti aspettavano il grande libro di Darwin. Esasperato, Lyell gli chiese un compendio dell’opera che stava scrivendo. Il compendio (che tanto compendio non era, contando quasi 500 pagine), pubblicato il 24 novembre 1859, divenne il libro più importante delle scienze biologiche: l’Origine delle specie. Afred Russel Wallace non provò invidia nei confronti di Darwin, anzi rimase un suo grande ammiratore e continuò imperterrito le sue pericolose ricerche naturalistiche.
Il volume che Darwin diede alle stampe non conteneva una teoria monolitica sull’evoluzione, ma era piuttosto la presentazione di un insieme di teorie, che possono essere così sommarizzate: teoria della discendenza da un progenitore comune, teoria della moltiplicazione delle specie, teoria dell’evoluzione graduale, teoria della selezione naturale; senza contare la teoria basilare secondo cui il mondo vivente non è statico ma in evoluzione, così come lo sono le specie che lo compongono.
La teoria della discendenza comune
Abbandonando il concetto della costanza delle specie, si apre un varco che porta diritti al concetto di discendenza comune. Darwin, osservando tutte le varietà di tordi raccolti sulle isole Galapagos, e notando la loro somiglianza con quelli del continente sudamericano, arrivò alla conclusione che il progenitore comune dovesse essere un tordo del continente, che in tempi remoti colonizzò le Galapagos e col tempo si differenziò nelle varie specie esistenti oggi.
Si pensi alla somiglianza che c’è tra tutti i felini (prendete per esempio un gatto e un puma); escludendo che un qualsiasi creatore li abbia creati dal nulla così come sono ora, che altra ipotesi resta, se non il pensiero che discendano tutti da un antenato comune, un felino ancestrale ora scomparso? E, ancora, si potrebbe pensare che gatti, cani e orsi derivino tutti da un antenato comune che ha dato origine a tutti i mammiferi carnivori. Applicando coerentemente questo assunto a ritroso nel tempo si arriva alla conclusione che “la totalità delle nostre piante e dei nostri animali [discendono] da un’unica forma particolare in cui per prima la vita respirò”.
Nel 1859 si sapeva ben poco del mondo dei microrganismi, ma ora si presume che le prime forme di vita fossero simili ad alcuni batteri, gli organismi microscopici più semplici che conosciamo.
La teoria della moltiplicazione delle specie
La storia delle specie può quindi essere interpretata come un continuo moltiplicarsi di nuove specie a fronte di altre che si estinguono. Ma quali sono i meccanismi con cui si creano nuove specie? Poiché con il termine specie si tende un insieme di individui riproduttivamente isolati da altri (individui di specie diverse non sono in grado di riprodursi per evidenti impedimenti fisici; tutt’al più specie simili possono incrociarsi, ma dànno vita, quasi sempre, a un ibrido sterile, si pensi al caso del cavallo e dell'asino), il meccanismo più facile da immaginare per generare nuove specie è la formazione di una barriera fisica all’interno di una popolazione, dimodoché questa venga suddivisa in due popolazioni riproduttivamente isolate. Per fare un esempio più vicino, geograficamente, a noi: tanto tempo fa la Sardegna era attaccata alle coste francesi del Mediterraneo, e quindi (verosimilmente) condivideva con queste terre le stesse specie viventi. Ora che si è frapposta una barriera (il mare), contiene molte specie endemiche, che non si trovano in nessun’altra parte d’Europa, ma discendenti da un progenitore comune con quello di altre specie viventi nel resto del continente.
La teoria del gradualismo
Secondo Darwin, il cambiamento evolutivo è sempre e solo graduale: “la natura non fa salti”. Il rigido gradualismo di Darwin deriva dalla concezione attualistica di Lyell, ed è dovuto anche al fatto che accettare l’improvvisa comparsa di una nuova specie sarebbe stata un’eccessiva concessione al creazionismo. La teoria del gradualismo dell’evoluzione ebbe fin da subito molte obiezioni, soprattutto da parte degli stessi evoluzionisti. Oggi su questo punto, grazie allo studio dei resti fossili, la teoria di Darwin è stata riveduta e corretta: la natura non si evolve sempre in modo graduale, ma spesso tramite lunghi periodi di stasi alternati a brevi periodi di cambiamento.
La teoria della selezione naturale
Se in natura esiste la lotta per la vita, poiché le risorse non bastano per tutti gli individui, allora alcuni sopravviveranno e avranno maggiore possibilità di riprodursi rispetto ad altri. La sopravvivenza nella lotta per l’esistenza non è casuale, ma dipende dalle caratteristiche fisiche, e quindi geneticamente trasmissibili, degli individui in competizione. Gli organismi “selezionati” avranno modo di trasferire gran parte delle loro caratteristiche individuali ai loro discendenti, mentre quelli “eliminati” non avranno discendenti, o ne avranno pochi. Come conseguenza di questa “sopravvivenza differenziata”, nel corso delle generazioni si avrà un cambiamento nelle caratteristiche degli individui di una popolazione che potrebbe sfociare, prima o poi, nella formazione di specie nuove.
L’espressione "selezione naturale" è, però, ambigua. Non è che esiste in natura una “forza della selezione” che agisce attivamente sui viventi: la selezione naturale non è una legge della natura, ma la descrizione di ciò che avviene sotto i nostri occhi. Con la debita prudenza si potrebbe usare anche l’espressione “sopravvivenza del più adatto” (coniata da Herbert Spencer, propugnatore del "darwinismo sociale", un malthusianesimo portato alle estreme conseguenze), come fece Darwin nelle ultime edizioni dell’Origine, precisando che il “più adatto” è colui che “ha una maggiore probabilità di sopravvivere e riprodursi”. In parole povere, chi riesce a fare più figli degli altri.
L'evoluzionismo
Darwin non fu certo il primo a sostenerlo, ma fu il primo, tanto a proporre un meccanismo verosimile che lo spiegasse, quanto a raccogliere una quantità impressionante di prove, tanto che dal Novecento in poi non rimase nessun grande biologo che non accettasse la realtà dell’evoluzione. Oggi, il fatto che le specie viventi siano in continua evoluzione (così come il pianeta su cui si sono formate) è considerato un fatto, non una semplice teoria. Come scrisse il grande genetista russo Dobžanskij, “in biologia nulla ha senso se non alla luce dell’evoluzione”. A sostegno di questo fatto ci sono innumerevoli testimonianze fossili, dalle quali Darwin riuscì perfino a proporre un’età per il nostro pianeta (una decina di miliardi di anni) che si è rivelata abbastanza esatta (la Terra è vecchia circa 4 miliardi e mezzo di anni).
Passarono 12 anni tra la pubblicazione dell’Origine della specie e la prima edizione dell’Origine dell’uomo. Darwin aveva aspettato di avere dalla sua buona parte dei biologi del suo tempo, prima di dare un altro colpo alla religione cristiana, alla filosofia e al buon senso dell’epoca, affermando che l’uomo non è il risultato ultimo e premeditato della creazione divina, bensì un animale come gli altri, che condivide con scimmie antropomorfe, come lo scimpanzè, un antenato comune estinto da non molto tempo (qualche milione di anni fa, si pensa oggi). Il Nostro lasciò ad altri il compito di difendere le sue tesi sull’origine dell’uomo, per conto suo era già convinto che gli scavi dei paleontologi avrebbero fornito in futuro abbondanti prove della sua teoria (ed ebbe ancora ragione), così cambiò campo di interesse e passò l’ultimo decennio della sua vita a studiare il comportamento animale e la botanica.
Gli ultimi anni di vita
Nel 1872 diede alle stampe L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, un lavoro d’avanguardia che anticipava di vari decenni l’etologia; quindi, non ancora soddisfatto, pensò di dare un contributo fondamentale anche alla botanica con uno scritto del 1876, Gli effetti della fecondazione incrociata e propria nel regno vegetale. Sono due opere talmente anticipatrici e rilevanti che basterebbero da sole a rendere famose uno scienziato, a farlo entrare nella storia.
Darwin tuttavia non si curò della fama e continuò la sua vita appartata, fino a quando si spense il 19 aprile 1882. Ricevette funerali di stato e fu sepolto nell’abbazia di Westminster, accanto a Newton, un altro gigante della scienza, del quale scriverò fra qualche giorno.
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Annarita, prima di tutto grazie per la pubblicazione... e poi, che sorpresa leggere la traduzione del diario di Darwin in quel linguaggio ottocentesco, tanto retrò, ma ancora comprensibilissimo... ;-)
RispondiEliminaUn abbraccio!
Post interessante. Sono riusciuto a leggere lo scritto di Mauro Piadi. Ma il tuo blog fa le bizze, non si fa rubare.
RispondiEliminaProvero' piu' tardi a forzare il tuo scrigno.
Vale
Furto compiuto. Il tesoro e' ora in esposizione nella mia galleria
RispondiEliminahttp://pierluigizanata.blog.lastampa.it
vale
I tuoi post sono sempre molto interessanti!
RispondiEliminaCiao annarita e a presto.
Roberta
Mauro, concordo! E' una sorpresa emozionante!
RispondiEliminaPier Luigi, mattacchione, sii chiaro!
RispondiEliminaVuoi dire che hai segnalato il post nel tuo blog, vero?
Roberta, grazie. E' merito in questo caso del contributo di Mauro Piadi:)
RispondiEliminaMolto interessante. Ho potuto anche leggere notizie dettagliate su Darwin, sulla sua vita, idee e aspirazioni.
RispondiEliminaUn post veramente dotto.
Un caro saluto,
Annamaria.
Grazie, cara Annamaria. Il tuo parere è molto gradito.
RispondiEliminaUn abbraccio e a presto:)
Complimenti per l'impegno. Non è molto frequente vedere insegnanti che si spendono con così tanta passione per i loro alunni per QUESTE tematiche. Sopratutto perchè frustrati dagli assalti della classe politica che vuole degli stupidi senza capacità di decisione.
RispondiEliminaCondivido l'evoluzionismo e quindi il grande scienziato! Viva...! La nostra antenata...Lucy! Cari saluti.
RispondiEliminaGrazie per queste interessanti segnalazioni. I tuoi post stimolano sempre la curiosità e l'amore per le scienze. Un caro saluto, Fabio
RispondiEliminaMolto interessante prof!! Il prossimo anno quando affronteremo questo argomento, saprò qualcosa in più (se mi ricordo!) =)
RispondiEliminaCiao..A domani!
Michela 2°B!
Ringrazio Redwizard e SaR, cui porgo il benvenuto su questo blog.
RispondiEliminaRingrazio anche Fabio per il suo contributo.
Per Michela 2°B: brava per essere passata a leggere il post. Il prossimo anno, in terza, tratteremo le teorie relative all'evoluzione delle specie e in particolare la teoria darwiniana.
A domani, piccola:)
E naturalmente siamo molto grati a Darwin per le sue teorie. Mi hanno sempre affascinato quelle figure di scienziati che hanno dovuto lottare contro l'opinione comune del loro tempo per poter affermare teorie apparentemente controcorrente.
RispondiEliminaSaluti. Beppe S.
Caro Beppe, sono perfettamente d'accordo con te.
RispondiEliminaPer quanto riguarda Darwin, che ha rivoluzionato il campo della Biologia con la sua straordinaria teoria, ancora oggi ci sono individui che purtroppo ne condannano gli assunti invece di condurre una critica costruttiva.
Salutoni e a presto
annarita