Pertanto, in vista dell'evento, i miei alunni di 1°A e 2°A hanno svolto una ricerca individuale, in merito. Dalla comparazione dei lavori svolti, è stato scelto il contributo di Miriam A. di 1°A per il seguente articolo.
*****
ANTONIO MEUCCI
Uomo e scienziato
Il grande scienziato italiano, Antonio Meucci, nasce a San Frediano, il quartiere popolare della città di Firenze, il 13 aprile 1808. La sua è una famiglia povera: non può completare gli studi presso l'Accademia di Belle Arti e inizia a lavorare molto giovane; svolge varie professioni, da quella di impiegato doganiere a quella di meccanico di teatro. Nell'ambiente teatrale, incontra Ester Mochi*, sarta, che diventerà sua moglie.
Antonio Meucci si appassiona fin da giovane all'elettricità fisiologica e animale. Segue anche la politica: è coinvolto nei moti rivoluzionari del 1831 e, a causa delle sue convinzioni politiche nei riguardi degli ideali liberali e repubblicani, è costretto a lasciare il granducato di Toscana. Dopo lunghe peregrinazioni nello Stato Pontificio e nel Regno delle Due Sicilie, Meucci emigra a Cuba, dove continua a lavorare come meccanico teatrale. Nel 1850 si trasferisce negli Stati Uniti, stabilendosi nella città di New York.
A New York, Meucci apre una fabbrica di candele. Qui incontra Giuseppe Garibaldi*, il quale lavorerà per lui: tra i due nasce un'importante amicizia. La collaborazione dei due illustri italiani è testimoniata ancora oggi dal Museo newyorchese "Garibaldi - Meucci".
Meucci porta avanti i suoi studi sull'apparecchio telefonico già da tempo, ma è nel 1856 che l'invenzione viene completata con la realizzazione di un primo modello: l'esigenza è quella di mettere in comunicazione il suo ufficio con la camera da letto della moglie, costretta nella stanza da una grave malattia. Un appunto del 1857 di Meucci descrive così il telefono:
«consiste in un diaframma vibrante e in un magnete elettrizzato da un filo a spirale che lo avvolge. Vibrando, il diaframma altera la corrente del magnete. Queste alterazioni di corrente, trasmesse all'altro capo del filo, imprimono analoghe vibrazioni al diaframma ricevente e riproducono la parola».
Lo scienziato Meucci ha le idee chiare, tuttavia gli mancano i mezzi economici per sostenere la propria attività. La fabbrica di candele fallisce e Meucci cerca finanziamenti presso facoltose famiglie in Italia, ma non ottiene i risultati auspicati.
Ben presto arrivano a mancare i soldi anche per la propria sussistenza: Meucci può contare solo sull'aiuto e la solidarietà di altri emigrati italiani.
Gli accade inoltre di rimanere vittima di un incidente su una nave: Meucci è costretto a letto per mesi. La moglie Ester sarà costretta a vendere tutte le attrezzature telefoniche a un rigattiere per soli 6 dollari.
Meucci non demorde e nel 1871 decide di richiedere il brevetto per la propria invenzione, che chiama "teletrofono". Il problema economico si ripresenta: con i 20 dollari, di cui dispone, non può nemmeno permettersi di pagare l'assistenza dell'avvocato, che ne esige 250. La strada alternativa è quella di ottenere una sorta di brevetto provvisorio, il cosiddetto caveat, che va rinnovato ogni anno al prezzo di 10 dollari. Meucci riuscirà a pagare la somma solo fino al 1873.
Nello stesso periodo, con un'ampia documentazione sulle sue ricerche, Meucci si rivolge alla potente American District Telegraph Company di New York, richiedendo la possibilità di utilizzare le linee per i propri esperimenti. La compagnia non coglie le potenzialità economiche dello strumento, procurando allo scienziato italiano una nuova delusione.
Nel 1876 Alexander Graham Bell* presenta domanda di brevetto per il suo apparecchio telefonico. Gli anni successivi della vita di Meucci saranno spesi in una lunga vertenza per rivendicare la paternità dell'invenzione.
Meucci trova una sponsorizzazione da parte della Globe Company, che intraprende una causa con la Bell Company per infrazione del brevetto.
La causa termina il 19 luglio 1887 con una sentenza che, pur riconoscendo alcuni meriti ad Antonio Meucci, dà ragione a Bell.
"Nulla dimostra - recitava la sentenza - che Meucci abbia ottenuto qualche risultato pratico a parte quello di convogliare la parola meccanicamente mediante cavo. Impiegò senza dubbio un conduttore meccanico e suppose che elettrificando l'apparecchio avrebbe ottenuto risultati migliori".
In sintesi, la sentenza affermerebbe che Meucci avrebbe inventato il telefono, ma non quello elettrico.
Antonio Meucci muore all'età di 81 anni, il 18 ottobre 1889, poco prima che la società Globe presenti ricorso contro la sentenza. La Corte Suprema statunitense deciderà per l'archiviazione del caso.
Per oltre un secolo, ad eccezione dell'Italia, Bell è stato considerato ovunque l'inventore del telefono. Il giorno 11 giugno 2002, il Congresso degli Stati Uniti riconosce ufficialmente Antonio Meucci come primo inventore del telefono.
Forse non tutti sanno che il telefono è soltanto una delle invenzioni cui Meucci si dedicò. Un documento, venuto alla luce in anni recenti, prova che Meucci scoprì il carico induttivo delle linee telefoniche trent'anni prima che esso fosse brevettato e adottato nelle reti Bell. Altre prove che dimostrano la condizione di precursore sono contenute nelle anticipazioni di Meucci in merito al dispositivo antilocale, alla segnalazione di chiamata, alla riduzione dell'effetto pellicolare nei conduttori di linea e alla silenziosità dell'ambiente e riservatezza.
*Ester Mochi
*Giuseppe Garibaldi
*Graham Bell
____________________________________
POST CORRELATI
Accidenti, che post! Bravi alunni e Annarita.
RispondiEliminaComplimentoni. Un bell'excursus che rende giustizia a questo sfortunato e grande scienziato
Post molto interessante. Complimenti! Domani lo faccio leggere ai miei alunni.
RispondiEliminaGrazie:)
Artemisia
Brava Annarita, io domani. Ciao.
RispondiElimina@Ruben e @Artemisia: grazie cari:). Siete sempre presenti nelle occasioni importanti e questa lo è!
RispondiElimina@Alberto: aspetterò domani per leggere il tuo post;). Ciao:).
Molto brava Mimi (Miriam)!!!!!
RispondiEliminaHo letto con attenzione l'articolo e mi è piaciuto molto!!
Ho fatto una ricerca simile ma non ho approfondito il discorso su Ester, Garibaldi e Alexander.
Grazie per ancora per avere messo a disposizione di tutti questo interessante articolo.
Grazie Mimi!!!
Filippo M. 1 A
Bravi ragazzi. Bella ricerca ricca di particolari che non conoscevo. grazie.
RispondiEliminaBuon lavoro, annarita.
Grazie a tutti! Sono contenta che il mio lavoro sia stato efficace...ci ho lavorato molto!^^
RispondiElimina@ Filo: sono certa che anche la tua ricerca è molto interessante! ;)
e... pure qua mi chiami Mimi?!? O.o
A domani e... grazie ancora!
Miriam A.
Ciao Annarita!
RispondiEliminaciao Annarita!
RispondiEliminaTutto bene qui. No, non ho continuato.. sto lavorando in una libreria, in pratica mi trovo in paradiso e mi pagano pure ghgh
grazie della visita, è sempre un piacere ricevere commenti dalla "mia" prof preferita ;)
un abbraccio
Nazeli
Complimenti! Siete state molto brave a ricercare informazioni su Antonio Meucci.
RispondiEliminaUn saluto da Luca Z. e Hu Marco
Troviamo molto interessante l'articolo scritto dalla nostra compagna di classe e... anche molto " piacevole " da leggere, anche perchè a differenza delle nostre ricerche la sua è più piena di particolari. ^^
RispondiEliminaFacciamo a lei tutti i complimenti possibili e immaginabili.
Un saluto a tutti...
Benedetta M. & Letizia R. ;)
@Enzo: grazie, caro amico:).
RispondiElimina@Vecchio della montagna: ciao! E' un piacere avere tue notizie. Ripassa, please;).
@Nazeli: che gioia, avere tue notizie! Sono contenta che tu abbia trovato un lavoro di tuo gradimento.
Fatti sentire di tanto in tanto. Sei sempre la mia cara Nazeli:).
Un abbraccio e un grande "in bocca al lupo" per tutto.
Che piacere leggere questa ricerca di Miriam! Complimenti!
RispondiEliminaFederico Bo
La fama e la ricchezza per soli 10 dollari!
RispondiEliminaMeucci e Garibaldi: che imprevedibili accoppiamenti di uomini celebri che la storia dispone! Entrambi hanno contribuito per il prestigio dell'Italia, Meucci con l'invenzione del telefono, ma dopo morto, e Garibaldi per l'unità della nazione, da vivo. Ma a che prezzo anche per Garibaldi che si era innamorato della sua cara Anita avendola notata per la prima volta dalla tolda della sua nave col cannocchiale. Anita, che certamente Garibaldi amava quanto la sua Italia se non di più, morì tragicamente nelle paludi di Comacchio, a soli 27 anni (1849),insieme al bimbo che recava in seno. E così anche Meucci si "innamorò" del suo telefono, ancora da inventare, avendolo visto attraverso un immaginario cannocchiale anche lui. E pensare che per 10 dollari questa sfortunata genialità della scienza, Meucci, e la stessa sua patria lontana, l'Italia del suo tempo, persero il prestigio ed i vantaggi economici derivante dall'invenzione che fu invece di un americano Graham Bell.
Dal 1860 al 1870, tra condizioni finanziarie sempre più penose, Meucci cercò invano di raccogliere capitali per la sua invenzione. Ma a causa di un incidente su una nave, che lo immobilizzò per mesi, dovette far vendere tutte le attrezzature telefoniche a un rigattiere per soli 6 dollari. Nel 1871 tentò di richiedere il brevetto ma non potendo disporre di 250 dollari per l'avvocato, avendone appena 20, riusci a rimediare ottenendo un brevetto provvisorio, al prezzo di 10 dollari, che valeva solo per un anno. Il rinnovo fu possibile solo fino al 1873. E da questo momento che per il povero Meucci va tutto a catafascio fra alterne vicende, condizionate sempre dalle sue disastrose condizioni finanziarie. La conclusione, come si sa, non gli fu assolutamente favorevole e non avvenne nulla fino alla sua morte per risollevarlo dall'indigenza finanziaria in cui versava. Sarebbero bastati ancora 10 dollari per rinnovare il brevetto, ma il destino di Meucci non volle.
Mi preme complimentarmi con Miriam A. della 1°A per la minuziosa ricerca che ha fatto. Ma immagino che anche gli altri alunni della 1°A e 2°A ce l'hanno messa tutta per fare del loro meglio su Meucci e Garibaldi. È un'occasione questa per stimolare, non solo i giovanissimi, ma anche tutti gli altri presi nella routine degli impegni quotidiani, a trarre esempio da questi due celebri uomini. Essi furono eccezionali per il loro spirito di abnegazione profuso senza misura, in favore del progresso della scienza, Meucci, e per l'unificazione dell'Italia, Garibaldi.
RispondiEliminaGaetano
Federico, grazie dell'apprezzamento! Miriam ne sarà felice perché si è impegnata veramente tanto:).
RispondiEliminaGaetano, come al solito, sai aggiungere valore alle questioni:). I ragazzi di 2° A si sono impegnati anch'essi e infatti la loro ricerca sarà pubblicata appena avremo un po' di tempo sul blog Bassi, il blog di istituto, curato anch'esso dalla sottoscritta;).
Ciao. Complimenti, è tutto molto interessante. Due menti, italiane, che hanno studiato e lottato per il loro paese. Penso, che ora se ci fosse Garibaldi, sarebbe fortemente deluso, la sua Italia, divisa un'altra volta. ciao a presto penny
RispondiEliminaGrazie di cuore davvero a tutti! Mi rincresce non avere ringraziato prima per i commenti lodevoli, ma avevo problemi con la connessione internet...
RispondiEliminaGrazie!
Miriam A.
Cara Penny, comprendo la tua amarezza...
RispondiEliminaUn abbraccio!
Ricordo uno sceneggiato Rai di tanti anni fa' in cui veniva rievocata la vertenza giudiziaria fra la Globe Company e la Bell. Triste sapere che solo ai tempi nostri il congresso degli Stati Uniti abbia riconosciurìto a Meucci l'invenzione del telefono...mi fa un po' pensare alla tardiva riabilitazione di Galilei da parte della Chiesa. A presto, Fabio
RispondiEliminaEh sì, Fabio! Le congiunture sfortunate esistono anche per i grandi uomini. Nel caso di Meucci, si può dire si tratti di una questione di prestigio, che gli Americani hanno voluto conservare il più a lungo possibile. Nel caso di Galilei, la Chiesa non voleva rinunciare al suo potere, negando una nuova e rivoluzionaria visione del mondo, che avrebbe potuto destabilizzare lo status quo.
RispondiEliminaprova
RispondiElimina