mercoledì 17 ottobre 2007

[CONTRIBUTI]Telescopi naturali nello spazio sidereo

Pubblico con piacere un interessante articolo che l'amico Gaetano Barbella,studioso eclettico ed originale, ha voluto gentilmente concedere a questo blog. Leggetelo con attenzione please!


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TELESCOPI NATURALI NELLO SPAZIO SIDEREO: LE LENTI GRAVITAZIONALI


di  Gaetano Barbella


incurvamento_luce_schema


L'effetto di lente gravitazionale si genera quando la luce
di un oggetto distante entra in interazione con un forte
campo gravitazionale posto tra l'osservatore e l'oggetto
stesso. Il risultato è un'immagine sdoppiata e schiacciata


Colgo dal post di Scientificando dell'8 ottobre 2007, «Astronomix: alla scoperta del cielo!» questa frase: «...Parlando di stelle, secondo voi… che cosa si cela dietro di esse? Chissà quanti segreti e quanti misteri ci sarebbero da svelare!!! Purtroppo neanche con gli strumenti  tecnologicamente più avanzati riusciremmo a scoprire tutta la verità dell’universo...».
Eppure si trascura che è lo stesso universo a provvedere a tanto nello spazio sidereo, ed oplà, lo strumento che si cerca – ritenendo impossibile una simile cosa – invece è qua, è là, è lì, alzando gli occhi con i telescopi terrestri! Non ci si crede?
Ma come è possibile una cosa come questa?
Dimenticate la provvidenza di Dio, direbbero di volata i mistici, approfittando dell'occasione. E direbbero ancora che quello che non è possibile agli uomini, lo è invece a Dio attraverso il suo creato interstellare.
Ma non vi voglio far stare sulle spine per una cosa assolutamente naturale, nota attraverso il web ed i media della carta stampata.
Si tratta di “lenti gravitazionali” – così sono state chiamate dagli astrofisici – il cui effetto si genera quando la luce di un oggetto distante entra in interazione con un forte campo gravitazionale posto tra l'osservatore e l'oggetto stesso. Il risultato è un'immagine sdoppiata e schiacciata. Questo in sintesi e la figura sopra chiarisce ogni cosa.
A tal proposito – per approfondire l'argomento – riporto di seguito un articolo del Giornale di Brescia del 17.02.2004 dal titolo «Scoperta la galassia più distante». Ma sul web, come anzidetto, si possono sapere moltissime cose sulle "lenti gravitazionali".
Ma ecco l'articolo annunciato:


2°_immagine


WASHINGTON - Una squadra di astrofisici ha rivelato di avere individuato una piccola galassia che è l'oggetto conosciuto più lontano dalla Terra: dista circa 13 miliardi di anni luce dal nostro pianeta, il che vuol dire che la luce che ci perviene è stata emessa quando l'universo era nato da poco, cioè da circa 750 Milioni di anni, secondo quanto racconta l'astronomo Richard Ellis del California Institute of Technology.
La squadra di astrofisici ha scoperto la lontana galassia grazie a due potenti telescopi, uno nello spazio, lo Hubble, e l'altro alle Hawaii, il Keck. Gli astrofisici auspicano che l'ennesima dimostrazione dell'utilità di Hubble contribuisca a indurre la Nasa a rivedere la condanna a morte del telescopio spaziale recentemente decretata.


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Immagine Abell 2218 della costellazione del Draco osservata il 17
febbraio 2004


L'osservazione della galassia, piccola e lontanissima, è stata resa possibile da un effetto naturale di amplificazione della luce provocato da un ammasso di galassie chiamato Abell 2218 (vedasi la figura sopra), che devia e moltiplica l'intensità della luce emessa dalla galassia lontanissima.
I risultati della ricerca dell'équipe internazionale sono stati resi pubblici durante l'annuale riunione dell'American Association, per il progresso della scienza, che si sta svolgendo a Seattle.
«A un certo punto le galassie si sono accese, ma non sappiamo né quando né come. Se questa ricerca sarà confermata, la galassia potrebbe essere l'oggetto più lontano e antico finora noto», ha commentato il direttore dei progetti nazionali dell'Istituto Itallano di Astrofisica (Inaf), Giampaolo Vettolam.
Quella che sembra essere la galassia più lontana finora nota si trova a 13 miliardi di anni luce dalla Terra e la sua formazione risale a 750 milioni di anni dopo il Big Bang, quando l'universo aveva appena il 5% della sua età. Secondo gli studiosi si tratterebbe di una delle prime luci che si sono accese nell'universo al termine di un lungo periodo di buio.
Riuscire a vederla è stato possibile sfruttando come una lente gravitazionale la costellazione di galassie chiamata Abell 2218, secondo un fenomeno previsto dalla teoria della relatività di Einstein.
Vale a dire che quando un oggetto così grande viene attraversato dalla luce di oggetti distanti, la amplifica di almeno 50 volte e la rende più brillante, ottenendo un effetto quale quello di una lente di ingrandimento.
Se poi gli oggetti sono molto lontani, la lente gravitazionale li sdoppia in due immagini identiche, come ha descritto il coordinatore della ricerca, Jean-Paul Kneib: «Mentre eravamo in cerca di galassie lontane rese visibili dalla Abell 2218, abbiamo visto un paio di immagini molto simili le cui caratteristiche indicano un oggetto molto lontano». Era un chiaro segno che Abell 2218 stava riflettendo la luce emessa da un oggetto che si trovava molto lontano, alle sue spalle. 


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Ringraziamo Gaetano per il bel contributo e lo aspettiamo ancora su questo blog!

10 commenti:

  1. Bell'articolo, Gaetano! Complimenti! Il tuo post mi è piaciuto molto:)

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  2. Questo articolo è molto interessante, chi l'avrebbe mai detto che si possono guardare le galassie anche a occhio nudo grazie al cielo, è una bella spiegazione.

    Chissà se un giorno potremo vivere su Marte!!!

    Elena L. e Martina V.

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  3. Grazie Gaetano per aver citato nel tuo articolo una frase del nostro progetto di astronomia!!! Siamo davvero contente, non ci aspettavamo che un professore del suo livello gradisse la nostra relazione... grazie ancora, saluti


    da Cecilia B. Giorgia R. e Elena L.

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  4. Non mi ringraziate Elena e Martina (della classe 2B mi pare) e Cecilia, Giorgia ed Elena della classe 2B autrici della bella relazione della visita a Faenza del Congresso nazionale UAI.

    Ho fatto quel che è cosa buona fare. Si tratta di un incoraggiamento per voi studentesse e studenti in modo che possiate proseguire gli studi agevolati da scorci scientifici, ma anche umanistici, al di là delle normali cose del programma scolastico. È in tal modo, ma non solo così, che alcuni di voi, ad un tratto sono presi da forte attrazione per studi particolari che li trascineranno via, via fino a giungere a studi accademici e distinguersi per ricerche di grande prestigio.

    Però ci sono anche tanti studenti che non vanno oltre il diploma, ma questo non preclude, per alcuni fra loro, di progredire comunque da autodidatti, perché le vicende della vita li obbliga a non poter andare avanti con gli studi scolastici.

    Vi meraviglierà ma chi vi parla ora non non è un professore e con tanto di laurea. Vi deluderà ma sono solo un diplomato geometra che, da giovane, pur anelando di proseguire gli studi e diventare ingegnere, ha dovuto cominciare a guadagnarsi da vivere e dare un aiuto alla sua famiglia.

    La vita non sempre è prodiga. Tuttavia, come vedete attraverso di me, la cultura si può anche acquisire senza precettori. Basta avere tanta forza di volontà, non senza una certa predisposizione per gli studi che poi può diventare preminente con l'età.

    Ora vi saluto augurandovi ogni bene.

    Gaetano Barbella

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  5. Caro Gaetano, hai proprio ragione. L'amore per la conoscenza e la volontà a perseguirla sono due armi potentissime al servizio dell'apprendimento. E tu nei sei un esempio tangibile.

    Devo fare una precisazione: Cecilia, Giorgia ed Elena, che hanno realizzato l'articolo su Astronomix, sono alunne della classe 2° A.


    Salutoni.

    Annarita

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  6. Mi dispiace Annarita, ma è un refuso che si vede chiaramente. Capita.

    A ben risentirci,

    Gaetano

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  7. Ed ora rispondo a te Ruben dopo aver dato la precedenza alle allieve di Annarita meritevoli di essere elogiate ed incoraggiate per la loro giovane età.

    Anche a te dico grazie per i tuoi lusinghieri apprezzamenti per le mie cose.

    Riflessione sulle lenti gravitazionali:

    come vedi, non bastano i nostri “telescopi” terrestri, ovvero gli “occhiali” della cultura d'ogni genere e specie, visti in modo traslato. Occorre un “più” che ti viene non so da dove, per farti vedere cose che altri non vedono. Ma può anche essere medicamentoso che il “più” risulti invece un “meno”, poiché la nuova visione è accecante, tale da far desistere alcuni falsi maestri dallo stare in cattedra.

    Esiste dietro l'angolo di ogni novità inattesa, la giusta metafora che fa contenti tutti senza far violenza alcuna. Basta l'azione disarmante della meraviglia e stupore che accompagna una verità incontestabile.

    Che te pare, Ruben?

    Cordialità, Gaetano

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  8. Complimenti Annarita, per il tuo blog, ma soprattutto per la tua stimolante didattica.


    C'è da attendersi grandi cose dai tuoi ragazzi! ;)


    A presto


    Michelangelo

    http://micheblog.wordpress.com

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  9. Caro Michelangelo, ti ringrazio di essere passato dal blog:).

    Io e i miei ragazzi siamo contenti che tu abbia apprezzato il nostro lavoro, la cui finalità è quello di migliorare il modo di fare didattica per un apprendimento che risulti significativo.

    A presto

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  10. Gaetano, non è una posizione facile quella che poni per alcuni motivi cui tu stesso hai accennato, ma mi sento di condividerla anche se scomoda perchè la ritengo realistica.


    Complimenti ancora!

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