sabato 29 settembre 2007

Il curricolo scientifico alla luce delle nuove Indicazioni nazionali:considerazioni e risorse concrete

Con  le Nuove indicazioni nazionali si ridà enfasi alla centralità del curricolo scolastico, “che consente di guardare all’educazione a scuola come a un processo complesso di trasmissione culturale e di  personale orientamento e al tempo stesso di focalizzarne le diverse componenti.”


Si ritrova, quindi, un fil rouge con la legge 30/2000 sulla “riforma dei cicli” e con la predisposizione, seppur provvisoria, degli Indirizzi curricolari nazionali per la scuola dell’infanzia e per la scuola di base del 2001.


Immagino che ricordiate il certosino lavoro dei “saggi” incaricati dal ministro De Mauro di lavorare ai curricoli disciplinari. Sappiamo tutti che quanto prodotto è rimasto inattuato a causa delle vicende politiche dell'epoca e dell’insediamento del Governo Berlusconi.


Oggi, si ritorna al curricolo e le scuole sono chiamate nella loro Autonomia a costruirlo, nel raccordo tra istanza centrale - normativa e unitaria - ed istanza locale -pragmatica e flessibile.


La problematica curricolare è il terreno su cui si muove l’innovazione educativa.


Il percorso formativo, che dalla scuola dell’infanzia  si sviluppa fino al termine del primo ciclo, è caratterizzato dal progressivo passaggio dagli ambiti e campi dell’ esperienza all’emergere e definirsi delle aree disciplinari e delle singole discipline, in una prospettiva che deve sempre tendere all’unitarietà del sapere.
Gli insegnanti sono pertanto chiamati ad elaborare i curricoli disciplinari nell’ottica prima richiamata! Una bella sfida e tanto lavoro.



Allego a questo post un documento  da me elaborato nel 2000/2001 (all’epoca della riforma Berlinguer-De Mauro quando si prospettava la riforma dei cicli con l’introduzione del settennio di base) in seguito a una indagine svolta su un campione di scuole, mediante la quale si era tentato di stabilire come si svolgessero i programmi di scienze per gli alunni di età compresa tra i 6 e i sedici anni.


Nello stesso documento, è contenuta un’ ipotesi di curricolo scientifico, riferito alla fascia di età che va dai sei ai quattordici anni.


Ho deciso di metterlo a disposizione dei colleghi perché lo ritengo più che mai attuale, alla luce delle nuove Indicazioni curricolari. Potrebbe costituire una base flessibile attorno alla quale lavorare per l'elaborazione del proprio curricolo scientifico d'istituto.


Scaricare il documento da Google Docs.

21 commenti:

  1. L'unitarietà della formazione degli allievi dovrebbe essere il principio conduttore dell'agire didattico. Mi auguro che questa rotta verso un curricolo pianificato, ma coeso in tutti in campi disciplinari, induca i docenti a confrontarsi saggiamente e a percorrere un'unica strada coerente, seppure diversificata negli ambiti di insegnamento. A volte questa componente viene meno, mettendo a rischio l'attuazione di una buona "comunità di pratiche" nei rapporti docente-docente, docente-allievo e allievo-allievo. Un post davvero interessante Annarita, come la tua proposta in allegato.

    Un saluto

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  2. Le tue considerazioni, Claudia, sono realistiche e pertinenti. Hai ragione: non è facile, in ambito scolastico, lavorare in modo coeso, distribuito e cooperativo. Ma è l'unica via da percorrere se si vuole che la scuola italiana sopravviva e soprattutto sia in grado di formare i veri cittadini della futura società, responsabili, autonomi, competenti e costruttivamente competitivi.


    Il tuo commento è stato significativo....quindi te ne rimangono tre per diventare "lettore scientifico" settimanale. E non dimenticare di linkare il post;)


    Salutoni:))

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  3. Sei sempre quattro pagine avanti agli altri :)

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  4. @Elena: sei molto cara:)


    @Claudia: ottimo!:)

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  5. ciao Annarita io sono molto scettico sui programmi di insegnamento della matematica e delle materie scientifiche nelle scuole medie. Rispetto ad altri sistemi scolastici come quello finlandese e cinese siamo indietro anni luce nei contenuti e nelle conoscenze acquisite dai nostri ragazzi. Non migliore è la situazione nelle scuole medie superiori. Infatti nei Test internazionali come il PISA risultiamo molto indietro nela classifica. Un ragazzo cinese in prima liceo affronta problemi matematici che i nostri trovano difficoltà a risolvere in quinta liceo. E' un ragazzo italiano si diploma senza sapere quasi nulla di "integrali" non parliamo poi degli "algoritmi".

    Se vieni a trovarmi nel mio blog conoscerai anche il nostro sito dedicato agli studenti.

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  6. Ciao, Daniele. Intanto voglio ringraziarti della visita:). Sono passata dal tuo blog, ma tra i tanti link del tuo blogroll non sono riuscita a risalire al sito cui fai riferimentoi. Magari se mi lasci l'URL qui mi faciliti il compito:).


    Conosco bene l'indagine, anzi le indagini, PISA ( mi sono occupata e mi occupo di valutazione, intesa sia come evaluation che come assesment) e devo precisare che su 30 paesi OCSE l'Italia figura al 25 posto non solo in matematica e scienze, ma anche nella lettura ( intesa come comprensione del testo) e in problem solving, intesa come competenza trasversale. Questo vuol dire che non sono penalizzate soltanto le materie scientifche! Leggo dal tuo profilo che non sei insegnante e comprendo lo scetticismo che nutri come operatore esterno alla scuola.

    E' vero i test internazionali bocciano i nostri quattordicenni ( e non solo, perchè ci sono altre indagini riferite a fasce di età differenti) e di riflesso la scuola italiana.

    Appunto la scuola italiana, perchè di carenze di sistema si tratta e quindi di politiche scolastiche non oculate. Puntare il dito contro i programmi disciplinari e il relativo insegnamento è semplice, ma riduttivo, perchè si rischia di perdere la visione completa della questione.


    Non mi dilungo perchè ci sarebbe da discutere molto, ma sicuramente l'impegno delle scuole e il raccordo tra i docenti, all'interno delle proprie istituzioni scolastiche, per migliorare la propria offerta formativa è una via irrinunciabile da percorrere. E il cuore dell'offerta formativa è il curricolo di istituto.

    Passa ancora di qui mi farai piacere:))

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  7. Ciao Annarita, ti chiedo l'ultima cosa riguardo il lettore scientifico (sono duro di comprendonio, lo so :-D): i quattro post da linkare devo trattare di argomenti scientifici oppure basta che provengano da un blog e/o sito di argomenti principalmente scientifici?

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  8. Fran, i posts devi sceglierli da questo blog di scienze;).....

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  9. ciao annarita il nostro sito che si occupa anche di formazione scolastica è :

    http://www.alagoas.it

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  10. Nelle Nuove indicazioni nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e per il 1° ciclo d’istruzione si legge: « il posto che era dei programmi nazionali viene preso dal POF » e « spetta poi ad ogni istituzione scolastica meglio specificare gli obiettivi da raggiungere”. Così facendo, chiedo, non si apre la strada alle differenziazioni tra le scuole, i quartieri, le città, rimettendo in causa i diritti di uguaglianza sanciti nella nostra Costituzione?

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  11. ....cosa ne pensi che: i solidi geometrici spariscono dalla scuola elementare, limitandosi a perimetri e aree di triangoli e rettangoli, eliminando lo studio del cerchio; le frazioni si mettono come obiettivo di quinta ma solo come “concetto”, e poi si prevedono le operazioni con i numeri decimali, quando qualunque insegnante sa che operare con le frazioni è una premessa per comprendere e operare con i numeri decimali!

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  12. ... e cosa ne pensi del mancato rinnovo del contratto a fronte di un cospicuo finanziamento alle scuole private?

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  13. potrei andare oltre ma mi fermo qui concludendo che ogni riforma propinata dall’alto è negativa se a questa nn corrisponde un forte investimento nella formazione docente.

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  14. Ciao, Tom! Comincio dalla tua ultima osservazione. Sono pienamente d'accordo che sia necessario investire nella formazione degli insegnanti, come disapprovo in toto il cospicuo finanziamento alle scuole private e il mancato rinnovo del contratto. Stai discutendo con una insegnante non con un politico. Una insegnante che si è sempre data da fare, come diversi insegnanti che conosco, per colmare per quanto la riguarda le mancanze insite nei dettami normativi, contro le quali da singola insegnante non posso nulla.

    E proprio perchè, come dici tu, le riforme fatte dall'alto non possono mai essere soddisfacenti, l'unica via, a mio avviso, che ci rimane è quella di lavorare sul curricolo o meglio su quella percentuale, appannaggio delle istituzioni scolastiche, per cercare di renderlo adeguato ai bisogni degli allievi nella realtà di riferimento. Conosci altra via concreta tu? Se sì, sarei molto lieta di conoscerla......

    Saluti

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  15. Io sono favorevole a riforme che vengano dal basso (personale della scuola) ed imposte dall'alto in modo prescrittivo. La percentuale di cui tu parli (15%) deve solo caratterizzare ogni istituzione scolatica. I programmi dell'85 per la scuola elementare o del 79 per la scuola media e gli orientamenti del 91 per la scuola materna non andavano forse bene?

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  16. "Io sono favorevole a riforme che vengano dal basso (personale della scuola) ed imposte dall'alto in modo prescrittivo."


    Scusa ma mi sembra ci sia contraddizione nella tua affermazione. Da una parte approvi le riforme che vengono dal basso dall'altro approvi le riforme "imposte" dall'alto in modo prescrittivo. Mah!

    La parola "imposte" non mi piace. Le riforme dovrebbero avvenire per maturazione delle situazioni al punto da renderle delle giuste conclusioni di gradini successivi. In questa progressione, gli operatori scolastici dovrebbero essere coinvolti concretamente per portare la loro esperienza vissuta nelle aule scolastiche.

    Mi chiedi se i programmi dell'85 o quelli del 79 non andassero bene. I programmi del 79 ( mi esprimo per quelli che riguardano il mio segmento scolastico) erano meravigliosi e di ampio respiro....sulla carta perchè nella loro applicazione i docenti non sono stati mai coesi e cooperativi, in base alla mia esperienza..

    Forse stai facendo un po' di confusione pensando che io sia una sostenitrice dell'attuale riforma. Non lo sono di questa come non lo sono stata di quella che l'ha preceduta.

    Sono però convinta di una cosa, molti dei mali della scuola italiana sono da attribuire a politiche scolastiche fallimentari e su questo non c'è niente e nessuno che possa farmi cambiare idea!

    E, per concludere, non credo in ciò che viene "imposto" a nessun livello e in nessun ambito.

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  17. Credo che nell'ultimo commento di Mistertom sia saltato un "non"...

    Concordo sostanzialmente con le riflessioni critiche di questo visitatore, specie laddove rimarca un certo "annacquamento" dei contenuti del curricolo di matematica della scuola primaria, anche perchè lo trovo in palese contraddizione con lo strombazzato "back to basic!" che ha caratterizzato il periodo dei roboanti annunci della nuova riforma. E' vero, spetta alle scuole adeguare il curricolo alle diverse situazioni (con qualche rischio di quelli paventati dal visitatore, anche se va detto che, comunque, la diversificazione fra scuola e scuola si è un po' sempre registrata, anche in presenza di ferrei programmi nazionali...), ma io temo che, per varie ragioni, il rischio di un gioco al ribasso ci sia...Concordo sull'opinione che le vere riforme scolastiche debbano incentrarsi anche sugli insegnanti, perchè è sulle loro gambe che qualsiasi riforma può camminare. Anche questa volta, non è stato così, men che meno con la riforma precedente. E porre al centro delle riforme scolastiche l'insegnante (almeno: "anche" l'insegnante...), vuol dire molte cose, non ultimi considerazione sociale e condizione economica, oggi come oggi strettamente correlate...


    Renato.

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  18. Ciao, Renato. Mi sembra che sostanzialmente concordiamo così come concordiamo in diversi punti con mister tom. Per quanto riguarda il presunto "non" saltato nel commento di quest'ultimo forse è come dici tu, ma credo che ce lo potrà precisare il diretto interessato. Anch'io ho pensato la stessa cosa in un primo momento, ma mi ha bloccata quel "ed" che non legherebbe con il presunto "non" saltato;).

    Per quanto riguarda il gioco al ribasso, è già in atto da tempo, così come è reale la diversità tra scuola e scuola anche quando erano in vigore i ferrei programmi dell'85, del 79 e gli orientamenti del 91 per la scuola dell'infanzia. Lo dimostrano le indagini svolte e anche se non volessimo credere alla bontà di queste, personalmente faccio capo a me stessa sulla base di una mia indagine (mia e di un gruppo di insegnanti dei tre livelli scolari)svolta su 60 scuole in Emilia Romagna, nelle Marche e in Umbria. E' vero che è un campione molto parziale, ma a me basta per arrivare a certe conclusioni. Se vai sul mio blog del web 2.0 trovi il primo rapporto nazionale relativo alle scuole italiane, unico in 150 anni di vita, che non fa che confermare queste mie considerazioni.

    Pertanto, lo ribadisco potremmo avere i migliori programmi immaginabili e anche prescrittivi a livello nazionale, ma non sarebbero da soli garanzia di qualità e di equità. Queste ultime caratteristiche risiedono in altro: una politica e un investimento scolastici mirati, un coinvolgimento concreto dell'expertise dei docenti, un loro riconoscimento sociale anche in termini economici, un'incentivazione concreta insomma della figura del docente in maniera da invogliare i giovani che si affacciano alla professione limitando la fuga verso altri settori. Il discorso è ampio. Certamente il curricolo ha luci e ombre non lo nego, ma di luci e di grandi zone d'ombra è stato pieno il panorama scolastico dell'ultimo secolo come la storia insegna......ergo.

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  19. Hai ragione, Annarita, non avevo fatto caso a quell'"ed"! Quindi l'dea del visitatore potrebbe essere questa: una volta costruita dal basso, da parte dei docenti, una riforma dovrebbe poi diventare prescrittiva erga omnes, per evitare le "macchie di leopardo": cosa pressochè impossibile, quest'ultima: anche se tutti o quasi i docenti si riconoscessero in pieno nella riforma "partita" (?) da loro, le variabili in gioco sarebbero ancora moltissime...Quanto alle varie indagini valutative sugli esiti scolastici degli alunni italiani che si sono tenute nel recente passato, a naso mi pare di ricordare che, in genere, i risultati ottenuti, pur mai brillanti in generale, si diversificavano in qualche misura in rapporto ai diversi livelli scolastici. Non so se le ultimissime indagini confermino la cosa e in quale misura: se sì, si aprirebbero altri discorsi, ma è un sabato sera...

    Ciao e buona domenica!


    Renato.

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  20. Scusate il mio italiano maccheronico. È per questo che insegno inglese….

    Scherzi a parte vorrei spiegare meglio il mio pensiero: per riforme che vengano dal basso intendo dire realizzate dopo aver ascoltato il parere degli operatori scolastici, e fin qui, credo, siamo tutti d’accordo; ma una volta raccolte le indicazioni è il ministero della pubblica istruzione che deve essere preciso nell’indicare gli obiettivi da raggiungere nn noi all’interno di ogni istituzione scolastica. È vero ciò che dice Renato “la diversificazione fra scuola e scuola si è un po' sempre registrata, anche in presenza di ferrei programmi nazionali...” ma questo era un modo per mettere la scuola nelle condizioni di migliorarsi e gli insegnanti di impegnarsi di più per il raggiungimento degli obiettivi.

    Un saluto a tutti

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