Il bisogno di comprendere i fenomeni naturali portò i nostri antenati a creare miti e leggende, che, compensando la scarsa conoscenza che essi avevano del mondo, giustificavano gli eventi inspiegabili che avvenivano in natura. Si svilupparono così le “arti magiche”.
Ancora oggi presso alcune tribù primitive, i cosiddetti “stregoni”impersonano l’uomo di scienza; con le loro “magie”, essi curano gli ammalati e interpretano i fenomeni naturali, cercando di modificarli.
Una prima “vera scienza” nasce presso due antiche civiltà, quella dei Sumeri e quella degli Egizi.
Iniziò, infatti, con questi due popoli lo studio dell’astronomia, dell’anatomia umana e della medicina.
Ben presto, l’uomo non si accontentò più di osservare fatti e fenomeni soltanto per risolvere problemi pratici, ma sentì l’esigenza di dare delle spiegazioni ai diversi fenomeni osservati senza dover ricorrere alla magia o alla mitologia.
Fino al Rinascimento, comunque, scienza e magia convissero e, accanto agli scienziati, fiorirono astrologi, guaritori e alchimisti.
Il vero padre della moderna scienza sperimentale fu Galileo Galilei, che diede avvio al metodo sperimentale dell’indagine scientifica.
Galileo Galilei, nato a Pisa nel 1564 e morto ad Arcetri nel 1642, ha il merito di aver introdotto un nuovo modo di procedere nello studio della natura; a lui si deve infatti l’uso della sperimentazione come mezzo di interpretazione dei fenomeni (dal greco fainomai= apparire, manifestarsi, in scienza con il termine “fenomeno”si intende qualsiasi evento che si manifesti in natura).
Compito dello scienziato per Galileo, è osservare il fenomeno, riprodurlo con un esperimento adatto, ripeterlo più volte, ricavare la legge matematica (parleremo anche di questo) che lo regola e predisporre nuovi esperimenti per verificare tale legge; una volta verificata la legge, occorre ricavarne con metodo deduttivo le logiche conseguenze, da verificare a loro volta sperimentalmente.
Il metodo sperimentale galileiano consta di quattro fasi; ripercorriamole usando le stesse parole di Galileo Glilei.
- La prima fase è l’osservazione del fenomeno, la sensata esperienza, come dice Galileo, che richiama alla nostra mente le conoscenze di un particolare gruppo di fenomeni, ma non ci dà ancora la legge.
- Dalla “sensata esperienza”, si passa all’assioma, secondo l’espressione di Galileo, ovvero all’ipotesi di lavoro: è questo il momento fondamentale della scoperta, che scaturisce dall’osservazione critica della “sensata esperienza” con un processo di creazione e di intuizione.
- Segue la terza fase, che Galileo chiama il progresso matematico: si tratta delle deduzioni logiche che si traggono dall’ipotesi di lavoro scelta. Ma la conclusione matematica si adatta al fenomeno?
- Il quarto momento della sperimentazione galileiana è il cimento sperimentale o lavoro sperimentale, a prova e conferma di quanto ipotizzato e dedotto.
Siamo così giunti alla moderna scienza sperimentale, una scienza che ormai abbraccia conoscenze talmente varie e vaste che non si parla più di scienza, ma di scienze e delle loro diverse branche, ciascuna delle quali si occupa di un settore ben preciso. Abbiamo infatti la fisica, la chimica, l’astronomia, la biologia, la geologia, l’ecologia, l’etologia, la geofisica e la meteorologia.
Nel corso del triennio, tratteremo argomenti inerenti i settori sopra richiamati e ricorreremo il più possibile al metodo sperimentale .
A presto!
Bibliografia essenziale: “La materia e la natura”, Gilda Flaccavento e Nunzio Romano, Fabbri Editori